Mons.Staglianò: Immaginare un mondo migliore su un barcone alla deriva nel Mediterraneo è possibile

Un mondo migliore è immaginabile? Se devi immaginare un altro mondo, vuol dire che non lo vedi reale. Quel mondo migliore immaginabile non è questo mondo dell’esperienza ordinaria. D’altronde, però, questo mondo è necessario perché se ne possa immaginare un altro migliore. L’immaginazione è capacità di “rappresentare un oggetto anche in assenza dell’oggetto stesso”: è un potere straordinario che non ha limiti, come se potesse essere esteso all’infinito, fino ad immaginare l’inimmaginabile.


di Mons. Antonio Staglianò*

Tra le funzioni dell’immaginazione, Nicolas Steeves, nella sua bella opera - Grazie all’Immaginazione (Queriniana, 2018) - evidenzia quella più grande e anche la più misteriosa: «riconciliare gli opposti, completare l’incompiuto, riparare ciò che è rotto, rendere presente l’assente, ordinare il caos, dire l’indicibile, pensare l’impensabile, e perfino, immaginare l’inimmaginabile».

Del resto, occorre immaginare per potersi immedesimare. Senza immaginazione non è possibile nessuna empatia. Anche la sensibilità perde il suo smalto, lo spirito perde la carne, il cuore perde il suo calore, il suo pathos, appunto. L’empatia si genera per la capacità di “sentire l’altro” come persona, come soggetto e mai come cosa o come oggetto.

Propongo un esempio dall’attualità dell’informazione di oggi. Su un barcone sperduto nel bel mezzo del mare Mediterraneo si trovano centinaia di migranti che scappano dalla loro patria, per fame, per violenza, per la guerra: se ne può discutere a tutti i livelli, con ragionamenti dotti e persino scientifici, allo scopo di decidere che fare; eventualmente occorrerà “tempo” per ragionarci, perché il discernimento sia ponderato e le conseguenze del nostro agire non si rivelino a lungo andare pericolose per noi.

Questo è quello che accade, per difetto di immaginazione. Se, infatti, si immaginasse che uno o due dei migranti, su quel barcone, fosse un proprio figlio o nipote, che la giovane donna incinta fosse proprio lei, la sposa del proprio figlio, le cose cambierebbero immediatamente: il tempo si abbrevierebbe, anzi sparirebbe dal cronometro, perché non ci sarebbe più tempo per discutere, urgendo di “intervenire subito”.

Cosa è cambiato con l’immaginazione?

L’immaginazione ha attivato un pathos particolare, che funge da motore per l’azione solidale, spinge a soccorrere, perché intuitivamente ha fatto comprendere – senza tanti discorsi – la necessità di dover intervenire con immediatezza, arrischiando anche la vita.

Da questo esempio si capisce meglio cosa sosteneva il grande fisico e matematico Einstein:

«L’immaginazione è più importante della conoscenza. La conoscenza è limitata mentre l’immaginazione ingloba tutto il mondo, stimola il progresso, suscita l’evoluzione».

Vale anche per la scienza, che avanza per immagini. In fondo a ben pensarci una ipotesi scientifica è un’immagine del reale che va verificata (secondo il Wienerkreis) o falsificata (secondo Popper). Se vale per la scienza (absit iniura verbis, che traduce in latino il nostro più comprensibile:sia detto senza offesa di nessuno) varrà di più per la religione, per la rivelazione di Dio.

L’immaginazione è generata dall’amore. L’amore, proprio perché amore, sorpassa la realtà e inventa spazi nuovi, apre possibilità bloccate. Cosa non inventa un genitore per il proprio figlio? Quali stratagemmi crea l’amato per incontrare l’amore? Esattamente questa “immaginazione creativa” percorre tutta la storia della salvezza e innerva tutta la rivelazione.

Il Figlio di Dio si fa uomo, muore sulla croce, risorge: tutto questo è stato immaginato e realizzato dall’amore di Dio che vuole a ogni costo rincorrerci e riacciuffarci?

In particolare oggi, per la predicazione cristiana, avremmo bisogno di un esercizio più potente dell’immaginazione e dell’immaginazione contro-intuitiva.

Lo impone il mistero della fede del cristianesimo che prima ancora di toccare il “principio di non contraddizione”, chiede un investimento d’immaginazione: l’Incarnazione; l’Eterno entra nel tempo; Dio è uno e trino; alla fine della storia verremo accolti in Paradiso con un corpo incorruttibile.

L’immaginazione viene in nostro soccorso, senza ovviamente abbandonare l’intelligenza e la ragione, ma integrandola all’una e all’altra. E con l’immaginazione ci viene in aiuto il poeta.

Nella infinità/immensità della realtà non necessariamente si deve naufragare (G. Leopardi). Si può invece nuotare, sbracciandosi, con la consapevolezza che finché si resta a galla, c’è la speranza di un approdo anche oltre la morte, “di là della siepe” dove esistono interminabili spazi, l’immaginazione dei sovrumani silenzi e profondissima quiete non è una “dolce illusione”. Potrebbe essere la vera realtà, la reale verità.

L’inimmaginabile è immaginabile come tale (appunto inimmaginabile).

In Vida Nueva del 17 Aprile 2020, Papa Francesco ha sottolineato:

«Questo è il tempo propizio per trovare il coraggio di una nuova immaginazione del possibile, con il reali smo che solo il Vangelo può offrici. Lo Spirito, che non si lascia rinchiudere né strumentalizzare con schemi, modalità e strutture fisse o caduche, ci propone di unirci al suo movimento capace di “fare nuove tutte le cose” (Ap 21,5)».

Non dimentichiamo che la realtà non è un dato immutabile al quale rassegnarci, ma è compito che ci provoca e ci invita a immaginare per trasformare e costruire un mondo nuovo: un mondo che sovrabbonda di gioia e di vita.

Ecco, il mondo cristiano, il mondo della vita e dell’amore “traboccante”. È il mondo immaginato da Dio e affidato alla nostra immaginazione.

* Vescovo di Noto