Nel suo ultimo “Pop Theology4-Pratica teologica Pop per comunicare in tempi di pandemia”, edizioni Santocono, mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto nonché apprezzato teologo europeo e internazionale, nel soffermarsi approfonditamente sul nesso che lega, ma non ancora salda, teologia e comunicazione, appunta la sua tesi critica essenzialmente sulle insufficienze della catena connettiva linguistica e simbolica di una “scienza” della fede che imprigionata nella “propria elitaria girandola di concetti e nella specializzazione dei propri linguaggi, diventa autoreferenziale e incomprensibile, perciò incapace di comunicare la bellezza della verità cristiana.”
di Vito Barresi
Alla ricerca costante e mai appagata di un nuovo umanesimo che rigeneri la Teologia classica o convenzionale, don Tonino si cimenta in un suo nuovo modo di comunicare la teologia, e lo fa non solo in prosa ma anche la forza della parola poetica, con il canto e la rima, il dolore e la gioia, incensando e impostando il suo “libretto” scritto e composto per dare un esempio di “pratica teologica pop”.
Pop Theology è filosoficamente e metodologicamente definita non solo come un’impostazione di fede e ragione ma anche fattore e campo operativo di progetto e cultura, praxis che poi richiede essenzialmente una conoscenza delle cose che è “sapere degli altri”.
Per Staglianò l’essere oggi un prete che sa riconoscere nella “Pop Theology” uno strumento di lavoro essenziale per rinnovare la catechesi e ringiovanire l’amore per Cristo, significa aprire il testo e percorrere il contesto di una lunga, millenaria storia cristiana che è sempre esempio inesauribile di multirelazionalità civile, sociale, politica, religiosa, amicale che, materiali necessari a una costruzione del mondo nuovo, informato e sagomato nella sostanza intrinseca e incancellabile, for ever, del cristianesimo, che in quanto di rappresentazione del noi e del sé, nella sua immedesimazione contemporanea non può che ri-realizzarsi con la forza dell’immaginazione.
Concretamente la Pop-Theology è una narrazione cristiana che prende la forma del linguaggio dell’attualità, ne assorbe la convulsa e spesso confusionaria memoria contemporanea, ma che in questo presente contraddittorio che proclama quasi come una conquista del progresso e della civiltà lo scientismo e la fine dell’era cristiana, si incammina nell’attualità sofferente e incerta, per raccoglierne i battiti e i bit, le speranze e le illusioni, per ritrovare insieme il coraggio della denuncia di false ideologie, scoprendo la bellezza creativa che sgorga dalla luce e dalla verità, proclamando nella semplicità di un canto libero un solenne e commovente “Credo negli Esseri umani”.
Se siamo di fronte ad un’umanità fondamentalmente repressa e mutilata nella sua creatività, dunque, maltrattata, persino derisa nella sua potenza spirituale allora questo e non altro è il tempo profetico in cui le persone, non gli individui, possono e devono essere riconnessi al giacimento immenso e millenario della fede cattolica.
Una fede che è croce che si trasforma in immaginazione al potere (image, imagination, imagination au pouvoir), che sconfigge l’io imperante e devastante del dominio materialista ed economicista, aprendosi all’avvento di un terzo tempo dello spirito e della libertà del noi, al “nuovo situazionismo” comunicativo ed espressivo della bellezza divina, con un linguaggio sincero, autentico che sappia armonizzare la nostra infosfera intellettuale con quella sensoriale e affettiva.
Tanto che il Vescovo di Noto riesce con rara “maieutica” a imprimere a questa pamphlet una lucidità straordinaria e un ritmo serrato, un “sound” originale e unico, il mood antichissimo, di un cristianesimo ancestrale, dolce e pacifico, in cui santi e cantanti conoscono i Salmi e le beatitudini delle ’sentinelle' del creato, la melodia del Laudato Sì tra stanze artistiche e desiderio transumano, cibo concreto di rispettosa ecologia e anelito di spiritualità, spunti scritti tutti compendiati nel vissuto personale di questo passaggio
“San Francesco Saverio pare desiderasse chiedere a tutti i teologi che insegnavano teologia all’Università di Parigi di lasciare le cattedre e di dirigersi a predicare ed evangelizzare nelle missioni al popolo. A prescindere da cosa avesse in mente questo grande santo, appassionato del Vangelo, il suo progetto richiama l’inevitabilità odierna di uscire dalle “torri d’avorio” delle accademie teologiche e giuridiche (e degli uffici della burocrazia ecclesiale) per un nuovo grande movimento di evangelizzazione che realizzi la comunicazione del Vangelo a tutti.”
Denso, trascinante, essenziale nell’esposizione, in “PopTheology4” pensiero e prassi cristiana si fondono in una nuova narrazione che non opprime ma libera, che spezza la patina polverosa del passato, per ridare linfa e vigore al messaggio eterno.
Tanto che questa idea oltre ad essere una situazione che rompe paradigmi desueti, non potrà essere grettamente banalizzata o ridotta a una mera “rappresentazione” del sé proprio perché ha in sé il gusto affascinante di una grande avventura spirituale tutta da vivere e scoprire.
In cui pure si intravede, sulle macerie e nelle chiese vuote dell’oggi europeo, una nuova architettura della fede contemporanea, l’anima e il corpo di un revival, una “risorgenza” dell'immaginazione cattolica popolare, luoghi in cui pittori e scrittori torneranno a realizzare le loro opere perché nessuno gli ha chiesto nulla, se non una voce interiore, o più esattamente una voce che li attraversa.