Certe volte, con quel suo accento marcatamente cosentino che con il passare degli anni ritornava prepotente nel suo elegante parlare istituzionale, quel tono affettuoso, caldo fino alle lacrime, di donna calabrese e bruzia, simile a quello di un tempo quando era “figghiola” bella e ammirata come una ragazza semplice e popolare di via Popilia, si capiva immediatamente quale era il sentimento autentico dell’umanità politica di Jole Santelli.
di Vito Barresi
Sapeva amare gli altri ascoltandoli sempre, scrutandoli con i suoi occhi che volevano tutto il bene possibile del mondo. Fino in fondo, anche prima di una notte beffarda che se l’è portata via all’improvviso (QUI), dialogando con lei, quasi sussurrando ai suoi orecchi quel passo di Cesare Pavese, “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi ...”
Ci sarebbero ancora tanti e altri titoli letterari, dalla menzogna al sortilegio, oppure l’età breve alvariana, per raccontare in poche frasi l’effimera e sfortunata stagione politico-istituzionale della Presidente Jole Santelli.
Tuttavia, adesso, nel frangente della consolazione pubblica altro non resta, oltre la stoica rassegnazione del lutto, che raccoglierci tutti nel doveroso silenzio della preghiera laica e religiosa, consapevoli che questa pagina andrà rivista, riconsiderata con attenzione critica, persino rivalutata nella dimensione etica e morale dell’abnegazione, del sacrificio di una personalità politica che ha saputo offrire un esempio e una lezione alta alla comunità politica del regionalismo calabrese.
Con lei il panorama della politica calabrese, talvolta meschino e violento, resta privo di un’occasione di audace libertà e coraggio che nasceva, come la stessa presidente ebbe a dire, dall’umana condizione del dolore e della sofferenza.
Con la Santelli la Calabria perde una donna che nella storia politica della regione ha saputo tracciare un insieme di differenze nel merito e nel metodo rispetto alla tradizionale logica delle grandi famiglie partitiche della destra, del centro e della sinistra, capace di proporre una leadership femminile mai subalterna e retriva, quanto dolce ma indomita, innovativa ma graduale, tale da farla assurgere come una grande donna riformista.
Laconicamente tutte le nostre parole si muovono su un rigo tragico che chiude una fase politica per la Calabria segnata da tanta umana incertezza e molta incomprensione per il dolore e la sofferenza personale.
Ci sono state fin troppe maldicenze, allusioni sgradevoli, contumelie spregevoli impunemente cosparse nel corso della breve stagione della Santelli, tanto da costringere la stessa presidente a sbottare apertamente e con schiettezza contro il plotone di cafoni che facevano il tifo per “sorella morte” …
A tali bassezze e cadute di stile, con giusto spirito coesivo bisognerà porre qualche adeguato rimedio istituzionale, valorizzando la lezione e l’eredità innovativa della bella Jole che ci ha lasciato senza mai far sentire il peso della sua grave malattia, viva, solare, entusiasta, in costante omaggio al genio delle donne calabresi.
In memoria di Lei, requiem eterno su una personalità che amava ballare la tarantella, a piedi nudi nella notte, come il grande Leonida Repaci sulle tavole di un cinema teatro in festa, lo aveva fatto con la cantante Miranda Martino…