Per quanto possa sembrare apparentemente facile imboccare questa strada, sul cammino che dovrebbe portare all’edificazione di un mito laico, civile, pubblico e politico, in sintesi alla costruzione di un’icona pop di Jole Santelli, occorrerà prestare molta attenzione agli ostacoli, alle difficoltà e alla delicata complessità che si frappongono davanti a simile proposito.
di Vito Barresi
A cominciare dalla mappatura dei caratteri e dei fattori rilevanti di un soggetto appartenuto alla sfera della politica come la Santelli.
Una account, una storia di vita che richiederà ai ricercatori che vorranno impegnarsi in tale studio, di tipizzare una procedura operativa sequenziale e concettuale, finalizzata alla codificazione dei segni e dei significati rilevanti e universali, volti a valorizzare tutti i riferimenti politico-ideologici, eliminando ogni eventuale incongruenza, in grado di contribuire all'iconizzazione di un vissuto politico, laddove la politica è di per sé costitutivamente divisiva, per tramutarsi nella rappresentazione simbolica di un personaggio in cui dovranno combaciare realtà e immaginario, uniti in una memoria collettiva, in una sorta di bene culturale soggettivamente molto connotato.
Ecco perché, ancor prima dell’apprezzabile proposta scaturita sulla scia del dolore e dell’affetto, di intitolare il Palazzo della Regione Calabria, affinché Jole Santelli sia degnamente omaggiata, quale esempio e icona di tutti i calabresi, c’è bisogno di un tessuto narrativo forte, una specie di la storia siamo noi, un racconto avvincente, comunicativo e di genere che ne raccolga l’esempio, i valori e la testimonianza, in quanto simbolo di audacia e altruismo, di un’esperienza dove la politica, e il privato che è politico, è stata servizio per il bene comune.
E sarà proprio su tale stringa informativa che bisognerà ordinare un apposito data-base, codificandone i percorsi e le direzioni, disegnando le coordinate di un vero e proprio “processo di beatificazione” laico, una mitografia che richiede di mettere da parte l’ideologia politica per scriverne la biografia attraverso le opere, il linguaggio dell’immediatezza, non già della sua appartenenza.
La figura di Jole Santelli, come potrebbe essere quella di altri politici regionali, non può rinchiudersi in un profilo di parte ma deve tramutarsi in una rappresentazione collettiva capace di superare il particolare, l’interesse volto alla mera conquista del potere, manifestandosi in un messaggio di natura universale, trasversale, non più verticistico ma orizzontale.
Ciò perché magnificare una persona, biografarne la vita richiede un lavoro rigoroso e certosino, un controllo minuzioso di ogni variabile e fattore, la verifica e la precisione nella ricostruzione, passaggi tanto più necessari per non essere confutati da eventuali antipatizzanti che, invece di portare sugli scudi una determinata personalità, preferirebbero vederla cadere nel fango o in quella che i romani definivano “damnatio memoriae”.
Ecco perché qualsiasi narrazione e rappresentazione di Jole Santelli in un’icona pop, richiederà una “dedicazione” appassionata, attuando una selezione di ogni fonte documentale certificata, passando al vaglio criticamente la letteratura contestuale, incastonando le testimonianze dirette nel paesaggio interiore ed esteriore di una vita che sempre rivendica sia la verità che la verosimiglianza.