La scuola a distanza aggrava il rischio della diseguaglianza formativa secondo i dati della Cgil

“La didattica a distanza deve essere considerata come una extrema ratio, non è la soluzione ai problemi organizzativi che sono fuori dalle scuole” afferma il segretario generale della Flc-Cgil, Francesco Sinopoli, presentando i dati dell’inchiesta "La scuola restata a casa”.


Questa la sintesi di uno studio su “Organizzazione, didattica e lavoro durante il lockdown per la pandemia di Covid-19”, un’analisi statistica e sociologica sugli effetti della didattica digitale integrata, promosso dalla Flc Cgil in collaborazione con la Fondazione Giuseppe Di Vittorio.

Ricercarsi 2020 è un’inchiesta sui percorsi di vita e lavoro nei settori della conoscenza effettuata sul personale docente della scuola, effettuata tramite un questionario standardizzato somministrato online.

La ricerca è ancora in corso e i risultati sono da considerarsi parziali e soggetti a future variazioni. L’analisi è focalizzata sul personale docente della scuola (1.067 rispondenti alla data del 5 ottobre 2020). L’inchiesta è rivolta anche al personale A.T.A. e ai dirigenti scolastici.

In più della metà dei casi l’organizzazione della didattica a distanza è stata decisa unilateralmente dal dirigente ed i suoi collaboratori. Un modo di operare ancor più frequente nelle scuole secondarie. In 4 casi su 10 è stata decisa collegialmente.

Il rapporto evidenzia che al 35,8% del corpo docente viene richiesto di firmare il registro elettronico, percentuale che sale a quasi il 47% nel caso di insegnanti della scuola secondaria di secondo grado. Inoltre si è rilevato che al 35,5% è stato chiesto di rilevare le assenze degli studenti, percentuale che risulta più elevata (50,3%) nel caso di insegnanti della scuola secondaria di secondo grado.

Il 62,5% degli insegnanti ha affermato che sono state attivate iniziative di formazione per sostenere i docenti. Carenze maggiori tra gli insegnanti della scuola primaria (il 44,5% non ha ricevuto formazione) e degli istituti professionali (il 52%). Iniziative di formazione (per la DaD) molto più frequenti dove ha prevalso una modalità di decisione più collegiale.

Per quel che riguarda gli studenti c’è un evidente problema di disuguaglianza. Solo meno di un terzo (30,8%) dei docenti è riuscito a raggiungere, con la didattica a distanza, tutti gli studenti della sua classe.

Le maggiori difficoltà le hanno incontrate gli intervistati delle scuole dell’infanzia, ma situazioni fortemente critiche in merito sono state rilevate anche dai docenti delle scuole secondarie di primo grado e degli istituti tecnici e professionali.

Dal punto di vista territoriale i maggiori problemi li comunicano gli insegnanti del Mezzogiorno, dove le percentuali si abbassano significativamente sotto il 25% (sono il 24,2% nel Sud e il 23,7% nelle Isole).

La maggioranza degli insegnanti (76,6%) ritiene insostituibile la didattica in presenza, considerando la didattica a distanza una soluzione temporanea, una modalità per far fronte all’emergenza, alla sospensione delle lezioni in aula.