L'arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, ha accolto con favore e attenzione la notizia della fondazione del nuovo partito d’ispirazione cristiana “Politica insieme” ispirato dal prof. Stefano Zamagni e dall’economista Leonardo Becchetti. Con un’intervista apparsa sul sito dell'Arcidiocesi dello Stretto, che si ringrazia, Monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, esprime la sua opinione sul tema della costruzione di una casa comune per i cattolici in politica, precisando però che il progetto sarà valido “a patto che non diventi un contenitore per transfughi”.
intervista a Mons. Giuseppe Fiorini Morosini*
In questo tempo di crisi, è l’ora della politica?
“Le idee devono essere tradotte in azioni e, quest’ultime, devono maturare in un contesto politico. Il punto di svolta, però, ci impone un ulteriore riflessione: basta fermarsi alla proposta oppure occorre creare una base che le sostenga. Bisogna dirsi la verità: dopo la fine della Democrazia Cristiana, non c’è stato alcun gruppo politico che è stato capace di fare questo”.
Perché un vescovo deve occuparsi di questi aspetti?
“Probabilmente è la stessa domanda posta a don Luigi Sturzo quando cominciò a pensare a una forza politica di ispirazione cristiano-cattolica che potesse agire nella società. L’intuizione del tempo fu grandiosa: unire le forze e dare una forma all’idea di impegno politico.
Passò, in sintesi, dal mondo astratto a quello degli uomini. Anche in queste cosa occorre rileggere la storia: la Dc lungamente è stato un partito che ha promosso il Bene Comune; che ha saputo traslare i valori cattolici nella guida del Paese. Poi, col tempo, è diventato solo uno strumento di potere, ricettacolo di quanti volevano approfittare delle etichetta cattolica.
Successivamente, la cosiddetta “diaspora”, quel mondo non ha avuto più voce nella vita politica italiana. Anzi, abbiamo assistito alla distruzione di quei valori, per tanto tempo, non negoziabili. Oggi possiamo tirare le conclusioni: è stato un vero e proprio fallimento. C’è un vuoto che fa male alla democrazia, anche e soprattutto per quanti hanno idee diverse”.
Bisogna tornare al partito confessionale?
“No, non parlerei di un partito cattolico dei cattolici. Serve piuttosto un partito che sappia portare avanti i grandi valori cristiani che affondano già dalla tradizione greco–romana. Aggiungo: non serve un partito «alle dipendenze» della Chiesa gerarchica.
Serve un movimento laico che sappia conservare i valori cristiani nell’indipendenza, proprio come rivendicava con coraggio Alcide De Gasperi nei suoi discorsi: la «libertà d’azione» del credente, infatti, non deve mai essere messa in discussione”.
C’è grande confusione nel Paese. Allora, dove collocarsi?
“Né a destra, né a sinistra. A mio giudizio sono determinazioni già superate: vediamo sempre più spesso delle convergenze strane da persone che, apparentemente, si pongono agli estremi di quello che può essere l’arco partitico. Lo voglio rimarcare: i valori cristiani non sono né di destra, né di sinistra.
È chiaro che difendere la dignità della persona umana significa porsi in un atteggiamento deve evitare gli eccessi sia in un senso sia conservatore che progressista. Probabilmente, serve un «centro aperto al futuro»”.
“Politica Insieme” può essere l’occasione giusta per ripartire?
“È un’iniziativa da accogliere e sostenere. Dopo tanti anni, infatti, si osserva una realtà che ha avuto il coraggio di metterci la faccia. Già dai prossimi impegni, si misurerà con l’elettorato e potremo capire se la direzione è quella giusta.
Si tratta di un tentativo che deve essere appoggiato, soprattutto, perché è un partito che ha chiari certi contenuti e valori da proporre e difendere. Finalmente i cattolici possono avere una casa comune, un’aggregazione politica che rispecchia la propria scelta di fede”.
Nella scelta dei dirigenti locali, quali la caratteristica principale?
“Anzitutto, la «verginità politica». Bisogna fare molta attenzione al trasformismo di convenienza: non servono dirigenti politici senza «passato da dimenticare». Altrimenti, correremo il rischio di vedere tanti riciclati che sfrutterebbero un’idea che appare chiaramente innovativa. Il patto che deve essere trasparente è quello relativo ai valori su quali scommettere, come movimento e come individui. Senza compromessi: non servono “numeri” che non garantiscono i valori”.
Serve ripartire dalla base. Forse con le scuole di partito?
“Dobbiamo tornare ad educare i giovani ad avere una coscienza politica. Se potessi suggerire qualcosa a quanti stanno lavorando al progetto di “Politica Insieme”, direi di creare nelle sedi locali dei luoghi di aggregazione per coltivare l’idea di Italia da portare avanti.
Di esempi illuminanti ce ne sono tantissimi; ne voglio citare uno su tutti: Aldo Moro, la cui carriera politica è nata e si è sviluppata partendo dall’Azione cattolica. Come Chiesa, in tal senso, dobbiamo essere capaci di sostenere questi percorsi sempre più fondamentali: il consenso non va veicolato negli ultimi quaranta giorni, ma da un progetto comune per i territori e per il Paese”.
Reggio Calabria ha chiuso da poco la stagione elettorale. Che tempo è stato e cosa si aspetta nel prossimo futuro?
“Il frazionamento non è sempre un bene per la Politica con la p maiuscola. Si aumenta, così, il peso delle persone a discapito delle idee. Probabilmente c’erano modi di vedere lo sviluppo della Città in modo troppo personalistico. Rispetto al futuro, ho incontrato il sindaco col quale non abbiamo parlato di “consigli”. Mi auguro sia arrivata una maturità che riesca a subordinare le logiche di partito a quelle del bene della Città”.
*Arcivescovo Metropolita di Reggio Calabria, è autore di numerose pubblicazioni riguardanti la figura di S. Francesco di Paola e la spiritualità dell’Ordine dei Minimi.