Il tema da centrare e affrontare ampiamente tra i calabresi, specialmente con le nuove generazioni, nella prossima campagna elettorale per l’elezione del nuovo Consiglio Regionale e del Presidente della Regione Calabria, deve essere quello dei nuovi termini della Questione Calabria.
di Vito Barresi
Questione Calabria, la stessa di cui certe forze “sedicenti progressiste e di sinistra” avevano fatto monopolio, impedendo altrimenti ad altri - se non nella ridicola distorsione della parodia - di riaprire in libertà e pluralismo di posizioni e di vedute, che oggi, scacciando i mercanti della politica che vanno a intasare il centro, bisognerà al più presto e dignitosamente promuovere attraverso un confronto sui valori veri, irrinunciabili, popolari e sociali della Calabria.
Poi, accuratamente e pacatamente, affrontando la complessa disamina, il serrato confronto sulle soluzioni da individuare, in base a un paniere di problemi e necessità (sanità, assistenza sociale, povertà, impresa, lavoro, infrastrutture, famiglie, giovani, immigrazione, ambiente, parità, ecc.), che di giorno in giorno, specie in questa fase della pandemia, si fanno sempre più urgenti ed emergenziali.
Dal punto di vista della domanda politica, l’istanza che sgorga dal basso e dalla democrazia partecipata attraverso la pubblica opinione, deve essere positivamente registrata una spinta molto forte al rinnovamento e al ritorno ai valori più liberi e forti della politica, che non si può più lasciare senza adeguata risposta se non a rischio di strumentalizzazione di qualche ex populista in doppio petto o da più sbarazzini sovranisti in scarpe da tennis.
Il lavoro, non frettoloso ma doveroso, che le parti più attente e sensibili della società regionale devono avviare al più presto è quello di rimotivarsi per coinvolgere la più vasta maggioranza silenziosa dei calabresi, tra cui circa un milione di elettori, nei termini del debutto e del radicamento di una nuova forza democratica di ispirazione cristiana, che sappia convincere con lo stile e con la testimonianza, gli elettori delle cinque province a concentrarsi, unirsi, mettersi insieme nello spazio del bene comune, in una terra che, sebbene devastata da certa mediazione carrieristica, può essere riconquistata alla partecipazione e rifertilizzata con l’apporto delle nuove generazioni.
D’altra parte lo stesso astensionismo si contraddistingue per il netto rifiuto di quella distruttiva e devastante polarizzazione, che è vissuta sempre come una minaccia di schieramento e ostracismo, sempre dannosa per una società regionale particolarmente fragile, e per questo, infine, facilmente preda di un certo estremismo intemperante che fa capo all’individualismo di ben noti e ambigui personaggi del sottobosco, legati alle greppie di oscuri gruppi dominanti e di pressione.
Per cui la domanda che s’impone è nonostante tutto semplice e lineare, racchiudendosi nell’univoca sollecitazione a quello che dovrà essere ceto dirigente di una Calabria che sa guardare al proprio futuro con dignità e coraggio, a quella nuova rappresentanza politica in Consiglio Regionale che sarà scelta, di materiare e sostanziare nelle istituzioni una strategia di riconversione, innovazione, modernizzazione e sviluppo della Regione, elaborando un efficace programma di nuova politica regionale a sostegno dei territori, del sistema economico locale e provinciale, della coesione sociale, in un rinnovamento delle idee, in un rafforzamento delle autonomie nel rapporto con il potere centrale dello Stato e del Governo.
È questa, non altre divergenti secondo la vecchia logica della falsa polarizzazione tra destra e sinistra calabrese, una sfida complessa ma possibile, anche riguardo ad una mappa dei bisogni reali e delle istanze democratiche e popolari che in sede regionale le comunità locali, ormai ovunque, declamano a partire dalle competenze acquisite nel proprio contesto ambientale per la determinazione dei fabbisogni e per l’individuazione degli strumenti utili ad affrontare i danni gravissimi causati dalla pandemia da Covid-19 sul reticolo vivo della vita quotidiana e sulle strutture pubbliche degli enti territoriali.