Le mie parole, avverte il prof. Salvatore Spagnolo ai microfoni di Controradio, non sono dettate da interesse di nessun tipo e per questo spero che ci sia qualcuno che mi dia ascolto. Per il cardiochirurgo Salvatore Spagnolo il trattamento a domicilio con Aspririna, Eparina e Cortisone riduce l’aggressività del Covid 19 bloccandone alcuni degli effetti più devastanti, tipo le patologie polmonari, ma a condizione che i pazienti siano curati con rapidità e in sede domiciliare.
di Vito Barresi
Forte di una lunghissima missione medica, svolta sulla lunga durata di tutta la sua vita, Salvatore Spagnolo parla da medico che all’indiscutibile professionalità aggiunge la saggia sapienza antica calabrese:
“Quello che suggerirei è di prevenire il ricovero in ospedale. Se noi abbiamo la positività Covid e siamo sintomatici, cominciamo cioè ad avere febbre, cominciamo ad avere tosse, cominciamo ad avere stanchezza, questi sono tutti sintomi che il Covid sta lavorando al nostro interno”.
“E allora, mi sembra ovvio, che occorre la somministrazione di farmaci per combattere in questa fase dell'attività il virus, e non aspettare che poi ci arrivi la polmonite, per cui ricovereremo i pazienti, per cui intaseremo gli ospedali e per cui la terapia stessa sarà meno efficace”.
“Perché se io do un farmaco quando il paziente è in buone condizioni, cioè all'inizio della malattia, questo farmaco sarà sicuramente più efficace. Ma anche la persona è ancora integra, e quindi con più facilità combatte l'attività virale. Aspettare che prima questo virus scateni la polmonite per poi curarla nelle varie terapie intensive mi sembra che non sia corretto dal punto di vista terapeutico”.
Lui che è ancora uno specialista d'eccellenza nel trattamento dell’embolia polmonare massiva, va al cuore del problema consigliando quella che è la sua terapia del “buon senso”.
Cioè le indicazioni più efficaci, ma anche immediate, per de-ospedalizzare e umanizzare le cure anti-covid, “addomesticando” il mostro che semina angoscia, paura e afflizione psicologica, comportandosi come un tempo avrebbe fatto Cronin nel suoi romanzi, raccontando l’epopea semplice di se stesso, un medico condotto che va in mezzo agli umili operai di un bacino industriale del Galles per guarirli dalle loro malattie:
“L'idea di anticipare le terapie che già esistono è proprio legata al fatto che il virus agisce nel periodo che noi chiamiamo di quarantena. Vale a dire quando noi siamo positivi al Covid e poi siamo in quarantena per evitare di trasmettere l'infezione ad altre persone. In quel momento lì, il virus è dentro di noi ed inizia la sua attività patogena”.
“Ora ci sono la maggior parte dei pazienti che superano, come qualunque altra influenza, questa patologia, mentre c'è un piccolo numero, ma che va posto nell'ambito dei numeri alti dei popoli, che condiziona la nostra vita. Questo risultato lo si ottiene molto più facilmente perché il virus è ancora scarso come carica virale, ne abbiamo ancora pochi di virus nel nostro corpo all’inizio, ma poi lentamente questo virus si replica continuamente e diventa in numero esagerato”.
“Allora poi si dovrà combattere un elevato numero di virus, non pochi come all’inizio, e noi ne dovremo combattere anche le conseguenze. Un problema è combattere pochi virus che stanno lavorando nel nostro interno, altro è quando invece dilagano senza alcun ostacolo”.
La ricetta del prof. Spagnolo non è un appunto occasionale ma il frutto di studi e ricerche le cui evidenze sono state esposte in un articolo scientifico apparso sul Journal of Cardiology Research, intitolato: “Covid-19 as a Cause of Pneumonia and Diffuse Peripheral Pulmonary Embolism. Early Anticoagulant Treatment to Prevent Thrombi Formation”.
Praticamente un “abstract” passato inosservato come di sovente accade in tante altre circostanze fino a quando i referti delle autopsie hanno confermato la presenza di trombi nei polmoni nei pazienti deceduti per Coronavirus.
Era lo scorso marzo quando improvvisamente l’eparina cominciò ad essere iniettata ai pazienti positivi al Covid in terapia intensiva. Da qui la domanda su quale terapia, quali farmaci per curare ai primi sintomi l’infezione virale:
“è un problema importante nel senso che non è che io posso dare alla gente e questi prendere farmaci in modo indiscriminato. Quello che io sto sollecitando è che la sanità pubblica, il Ministero della Sanità, organizzi la medicina di base in modo che siano i medici di famiglia a somministrare questi farmaci. E quali sono questi farmaci? Sono gli stessi farmaci che noi utilizziamo quando la malattia è già avanzata, quando il paziente è ricoverato con la polmonite”.
“I farmaci che si danno di solito sono l’eparina, il cortisone, l'antibiotico e recentemente anche l’antivirale. Io suggerirei che invece di dare questi farmaci quando la persona è già desedata per la polmonite di anticipare questi farmaci in modo che il virus sia abbattuto letteralmente quando il paziente è ancora a casa, è ancora a domicilio."
In breve, affrontare il virus nella fase iniziale significa organizzare la medicina di base in modo che questi farmaci a domicilio vengano somministrati a chi ne ha veramente bisogno. Sarebbe un modo, chiosa Spagnolo in conclusione, per mettere la Sanità in condizione di gestire meglio questo problema.
Covid è una minaccia permanente che purtroppo non facilmente sarà debellata, né risolutivamente sconfitta. Perché questa è una pandemia che, purtroppo, continuerà a colpire anche nei mesi che verranno.
Ecco perché, aspettando il vaccino che ancora non c’è, è necessario scendere dai droni e dagli elicotteri dell’emergenza, e agire il più capillarmente possibile alla base, affrontando il virus direttamente nel territorio, in una lotta corpo a corpo, casa per casa, strada per strada, ovunque il focolaio insorga e si propaghi pericolosamente.