La Calabria è da oggi zona rossa a causa del rischio infezione da Sars-CoV-2. È una novità che contribuisce ad alimentare le perplessità. E gli equivoci: qualcuno si sta fregando le mani, pensando all’introduzione di una zona a “luci rosse”. Un’idea nemmeno tanto peregrina, se si pensa che fino a qualche settimana fa i bollettini emanati dalla Cittadella riportavano numeri per lo più a una cifra, fotografando una regione praticamente Covid-free.
Ancora ieri sul sito del Ministero degli Esteri tedesco si leggeva che la Calabria è una delle pochissime aree europee dove si può viaggiare tranquillamente, in base alla rappresentazione del Robert Koch Institut, l’organismo che si occupa del controllo e della prevenzione delle malattie infettive in Germania.
E sempre ieri, su “Il Crotonese”, Emilio De Masi, direttore di una Rsa in quel di Cotronei, invocava “il sigillo degli scienziati su dati statistici che certificano come l’aria della Sila tenga lontano il virus”.
Del resto, come ricordato nello stesso articolo, solo qualche anno addietro una ricerca finanziata dalla comunità europea rilevava come l’aria dell’altopiano sia addirittura più pulita di quella delle Isole Svalbard, vicino al Polo Nord.
E allora, cosa è successo alla Calabria salubres? Certo non in tutta la regione si respira l’etere silano, ma è lecito sospettare che nell’ultimo periodo sia avvenuto un rimescolamento.
Di carte o di polluzione (al lettore la libera interpretazione del termine).
Nel primo caso, le statistiche di cui sopra sono state probabilmente rimpiazzate da altri criteri di misurazione del contagio, primo tra tutti l’indice Rt, il famigerato parametro che calcola la trasmissibilità del virus da un soggetto sintomatico ad altre persone.
Come chiariscono i ricercatori di Covstat (https://covstat.it/knowledge-base/category/teoria/r0/ ) “nelle aree a bassa incidenza la scoperta di un solo nuovo cluster con un numero relativamente basso di casi può far schizzare l’indicatore fino a superare quello di regioni in cui l’emergenza è in condizioni chiaramente peggiori”.
“Per questo – ammoniscono gli studiosi – bisogna evitare ogni tipo di graduatoria regionale sulla base di solo questo indicatore”.
Nella seconda ipotesi, se il termine “polluzione” è inteso nell’accezione inglese di “inquinamento ambientale”, si potrebbe trattare di una improvvisa contaminazione atmosferica operata da potenze nordiche tradizionalmente avverse; ovvero di una diffusa eiaculazione notturna dovuta a un fraintendimento della “zona rossa”, se la polluzione è intesa nel senso più autentico. In quest’ultimo caso l’effetto prodotto sarebbe un’astenia generalizzata, soprattutto nei soggetti più anziani, che avrebbe provocato il sold out nei reparti di terapia intensiva.