Esercito Italiano nell’inferno calabrese? Contro il decreto Conte-Speranza la gente invoca l’intervento delle Forze Armate

5 novembre 2020, 15:00 100inWeb | di Vito Barresi

Che il Governo Conte-Speranza, lo stesso che tiene in vita tra zone rosse e gialle, un’ibrida coalizione e fa da collante tra gli ex populisti targati M5S, i “democrat” pluto-progressisti del Pd, intrecciati da un’insignificante gruppuscolo parlamentare denominato Leu, abbia scaraventato la Calabria, la regione economicamente più povera d’Italia e sanitariamente più carente d’Europa, nell’inferno estremo della Zona Rossa più appestata d’Italia, è uno scandalo mai visto in tutta la di storia nazionale, politicamente ignobile e culturalmente intollerabile.


di Vito Barresi

Zona Rossa per questa regione significa stigma, tatuaggio di disparità e distanziamento, aggravamento definitivo di una separazione di fatto, di un divario di reddito, povertà, prossima miseria, emigrazione, desertificazione del territorio.

Girando in queste poche ore che restano prima del lockdown regionale, per i comuni di una terra devastata dall’assenza storica dello Stato, e poi dal dilagare della ‘ndrangheta, a cui si affianca la corruzione e l’incapacità politica soprattutto degli attuali partiti che hanno ottenuto la maggioranza alle scorse elezioni nazionali, tutti protestano contro il governo dei Cinque Stelle che qui ha preso il pieno dei voti e poi ha abbandonato i calabresi.

Questa, dicono tanti calabresi disorientati e preoccupati, quasi in atteggiamento di ribellione morale, è una quarantena penalizzante rispetto al resto del Mezzogiorno.

La Calabria non è la Lombardia o altra regione del Nord, le stesse che dovrebbero essere chiamate dallo Stato a “risarcire, ristorare e ripristinare questa ecatombe impressionante, per essere state quelle in cui si è scatenato un terribile uragano di proporzioni sociali, economiche e sanitarie gigantesche, che sta letteralmente distruggendo l’intero Paese.

Per questo molti, in vari comuni delle province calabre, avrebbero in animo di invocare l’immediato intervento, anche tramite istituzioni locali, provinciali e regionali, al Presidente Mattarella, sollecitandolo ad agire sul Governo Conte-Speranza affinché metta rimedio a tale ingiustizia, magari affidando all’Esercito Italiano uno speciale Piano di Emergenza Ospedaliera Regionale, con il compito di garantire la sicurezza e l’imparzialità nella gestione sanitaria regionale, dislocando in ognuna delle cinque province ospedali d’emergenza provvisti di quanto necessario per affrontare la paventata crisi Covid.

A Catanzaro, sulla via principale di Corso Mazzini, i commercianti aspettano sull’uscio qualche occasionale passante, dopo lo sfollamento massiccio che si è verificato in queste ultime settimane, a causa del tam-tam su contagi e chiusura totale della circolazione delle attività.

Se i negozianti sono la voce della strada e del popolo è da loro che si sente dire che qui non si tratta di giochicchiare con gli atti amministrativi, che pure potrebbero essere eventualmente contestati e confutati nelle sedi opportune, ma di un atto politico e di governo di tale gravità e portata poiché sembra contraddire lo stesso dettato costituzionale.

Lo stesso che certo in base al principio della sussidiarietà in senso orizzontale, dovrebbe agire nell’immediatezza di un tale pericolo per la salute pubblica, non esclusivamente per impedire e vietare, ma per promuovere immediatamente ogni azione necessaria e urgente per lo svolgimento di attività di interesse generale, solo laddove la Regione o altri enti non fossero in grado di svolgere autonomamente i compiti previsti in tali casi nella sanità e nelle strutture ospedaliere territoriali.

Nell’autunno italiano che doveva essere quello del post covid e della ripresa uguale per tutti, l’uno vale uno è miseramente saltato e la distanza tra regioni povere e regioni ricche sta cominciando a crescere ancora di più anche grazie a questo tipo di coefficienti che decretano il passaggio tra un semaforo e l’altro dal rosso al giallo, guarda caso proprio come i colori del governo Conte-Speranza, M5S-PD-LeU.

Altrimenti il virus, per quanto apparentemente “democratico” nel suo diffondersi, sarebbe soltanto un vuoto pretesto ideologico, perché quanto sta accadendo significherebbe sancire per decreto che in Italia la diseguaglianza non è solo sanitaria ma essenzialmente politica.