La Calabria umiliata tra Conte, Cotticelli e Morra. Una pesante filiera di responsabilità di inaudita gravità politico-istituzionale

7 novembre 2020, 20:00 100inWeb | di Vito Barresi

Mai come in questo frangente la truppa cammellata sempre con i capelli al vento impomatati dal cambiamento dei “cinquestelli” dovrebbe almeno avere il pudore, con un pizzico d’autoironia non altro, di ammettere la gigantesca figura di... che l’ex generale Cotticelli Saverio ha rimediato non solo sua sponte ma anche a nome dei suoi originari e potenti sostenitori pentastellati.


di Vito Barresi

Davanti alle telecamere, di fronte a un inviato letteralmente basito e impressionato (QUI), il “pupillo” e pezzo da novanta dei morristi a Cinque Stelle, ha messo in scena, davanti alla platea televisiva di un Paese intero, un’indecorosa ammissione di inettitudine e disprezzo delle altrui sofferenze sanitarie, che chiama in causa, nei termini più gravi della responsabilità politica e di governo, tutta la filiera istituzionale che va dal Presidente Conte al conterraneo del ‘generalissimo’, Luigi Di Maio, visto che il ministrissimo e il commissario sono entrambi napoletani.

Catena del comando, delle scelte e delle responsabilità che giunge, per gradi e passaggi diretti, fino all’ultimo parlamentare calabrese a Cinque Striscie, passando ovviamente “in primis” per il leader politico, morale e materiale, il capo carismatico della compagnia grillina calabrese, Presidentissimo dei Presidentissimi delle Commissioni Antimafiologiche e antindraghetistiche di ogni tempo, l'esimio prof. Sen. On. Grand. Uff. Morra Nicola, di nobili origini genovesi e di più pedestre elezione calabrese.

È ovvio che questi soloni dell’onestà, onestà, onestà, questi che si sono vestiti di fustagno e hanno indossato la camicia nuova sul volto del signor culo, le sorelle bandiera e materassi entrate nude e crude nell’agone della politica per aristocratica cooptazione e subito si sono vestite di chiffon e foulard, borsette e scarpette di vera pelle plebea, danzando leggiadre nei saloni affrescati del Potere, dopo tanto “spagheggiare” populisticamente a raccontare balle e basole sulle principali piazze di questa Calabria, sempre in compagnia e parentele affini; tronfi e arroganti fanno adesso finta di dimenticare che Cotticelli lo avevano voluto proprio loro, mallevato, proposto e osannato, favorendo la nomina magari di un grande ex generale dell’Arma, insomma un blasonato come ti permetti, che purtroppo si è rilevato un mediocre di un mediocre che di tal fatta non se ne vedeva da qualche lustro in giro per la Calabria.

Di questo bisognerà tener giusto conto nel dibattito politico e nella formazione di un altro e diverso consenso elettorale che sta già impegnando la Calabria, per spazzare via questa vera e propria “Casta degli Ambigui” e degli ipocriti che ha ingannato i calabresi, ponendosi sulla strada dei problemi non come soluzione rispetto al passato, ma come inquietante coacervo di conservatorismo, qualunquismo becero, il vero ostacolo alla democrazia calabrese, il più cocente inganno della rappresentanza a Roma dei veri bisogni dei nostri territori.

Prendere atto che tale rappresentanza parlamentare è tutta intera un vero impedimento per la Calabria che va al più presto rimosso e superato, farebbe bene alla democrazia regionale nel quadro di una vera alternanza, particolarmente adesso che il Paese sta affrontando una gravissima crisi economica e sanitaria, molto malamente 'gestita' dal governo Conte-Speranza.