Il sipario che potrebbe aprirsi su quel che un tempo era il più sontuoso palcoscenico del solstizio d’inverno sarebbe aa dir poco sconcertante. Smarriti, davanti alle norme che impongono il coprifuoco notturno e il distanziamento sociale per impedire il dilagare del Coronovirus, i fedeli cristiani potrebbero anche trovare più di qualche porta chiusa, davanti ai luoghi sacri della loro vita e della propria fede, le chiesa gettate nella gelida solitudine nella magica e carismatica notte di Natale.
di Vito Barresi
Da questo sentimento di grande angoscia, persino di nostalgia in cui si avvera il distacco e il divorzio tra la realtà cruda delle istituzioni pubbliche e la memoria caldissima della propria tradizione storica e generazionale, sgorga l'interrogativo che è più o meno nel cuore di tutti: quante saranno le chiese e le parrocchie che potrebbero restare chiuse in Calabria quando scocca la mezzanotte e le campane a festa annunciano la nascita del 'bambino mio divino’?
Domanda che brucia come una scudisciata feroce, violenta e diabolica, schioccata dalla frusta di un novello 'soldato romano' e che colpisce in pieno il costato di quel giovane bellissimo che nacque bambino in una culla di fieno, al freddo e al gelo, in una grotta illuminata dalle luci dolci e splendenti delle stelle del cielo sopra Betlemme.
Tanto più adesso che persino l’Unione Europea pare si appresterebbe a dettare le linee guida per una notte limpida e sicura, facendo ancor di più tremare i cardini, non solo della letteratura cristiana, ma anche i pilastri di un’intera cultura popolare, il folklore del tempo di Avvento che annuncia la natività, attraverso l'alimentazione, gli usi e costumi, le musiche, le rappresentazioni teatrali e presepiali, ecc. i cui pilastri affonfano nell’humus invernale del mondo rurale ed evangelico euro-mediterraneo.
Chiese aperte in ogni parte della Calabria e fedeli liberi di andarci rispettando tutte le disposizioni sanitarie, anche se ciò non può voler dire che venga vietata l'opportunità di vivere in pace, racoglimento e gioia, il momento più intenso, simbolico e palpitante di tutta la testimonainza cristiana.
Sarebbe questo il desiderio che, quasi sussurrato, con estrema umilta e autenticità, sembra levarsi in quella vera e propria cometa di piccoli comuni che formano la struttura consolidata di una regione a forte rischio, colpita dal coronavirus che ha seminato morte tra i ceppi d'intere generazioni anziane, spopolando e devastando borghi e villaggi delle campagne e delle colline, del bosco e della montagna nell’entrotetta.
Vivere Natale nel buio anche se nella notte della pandemia è l’anelito che pare non trovi ancora sponda nelle autorità pubbliche regionali, la Giunta e il Consiglio Regionale, ma che si leva da molte parti della Calabria, non solo dal mondo cattolico, e che potrebbe diventare un vero e proprio appello, una petizione popolare rivolta all’attuale governatore facente funzione Nino Spirlì, affinche si prodighi e s’impegni concretamente per difendere e tutelare in ogni modo le tradizioni natalizie di questa terra.
Altrove il dibattito si è acceso e si sta infuocando come testimonia la mobilitazione dei vescovi francesi contro Macron accusato di non aver rispettato i patti stabiliti tra Chiesa e Governo per affrontare insieme la pandemia nel quadro di una garanzia del caposaldo dei diritti ossia quello della libertà religiosa, a tal punto da gridare a una vera e propria violazione della libertà di culto.
Nel frattempo, contro misure ingiustificate, sproporzionate e liberticide, dai microfoni di Radio Maria si leva la voce di Padre Livio Fanzaga che ogni mattina nel suo editoriale avverte che tali scelte potrebbero essere anche una manipolazione politica della pandemia
'il pretesto per colpire a morte il cristianesimo, passando dall’apostasia alla persecuzione aperta dei Cristiani, una persecuzione anticristiana attraverso atti amministrativi che in Europa non deve neanche sollevare tanta meraviglia, in quanto espressione di un nuovo totalitarismo intenzionato a cancellare i simboli cristiani, cercando di distruggere la Chiesa.”
Sotto le mentite spoglie del emergenza sanitaria, si potrebbe dare un colpo ferale alla eredità culturale ebraico-cristiana europea, come osserva padre Antonio Spadaro, direttore del mensile della Compagnia di Gesù che mette in guardia i governi a non invandere il campo della fede, ammonendo che
"la politica deve abbassare le mani sullo svolgimento delle celebrazioni liturgiche e non deve sottovalutare le esigenze spirituali delle comunità religiose che, con i loro valori, contribuiscono a garantire la tenuta e la coesione sociale."
Tanto che in queste fredde settimane dell’Avvento la parola forte che si va imponendo è quella di ‘persecuzione', un termine draconiano che risuona con come ci fosse il ritorno di Tacito con il suo “non licet esse christianos". Persino nella dolcissima e pacifica notte di Natale che torna a raccontarci la sua meravigliosa piccola grande storia di speranza e umanità.