Calabria vergogna di Stato. Tra polemiche e confusione un’occasione perduta per fermare il virus

2 dicembre 2020, 12:45 100inWeb | di Vito Barresi

E non si venga poi a dire che i soliti calabresi caproni e ’ndranghetisti, in tutte le loro specifiche sfumature e identità comunitarie, sono quelli che più degli altri abbiano l'esclusiva colpa dei disastri pubblici che hanno 'portata finita' questa Regione, sconfitta e annientata sul fronte sud della sanità italiana. Perché mai, come nel caso delle enormi assenze e responsabilità dello Stato italiano in questa fallimentare gestione della pandemia in Calabria, si potrebbe dire che sicurezza, prevenzione e lotta al crimine rischiano di apparire fine a stessi.


di Vito Barresi

Perchè se c’è qualcuno che dovrebbe avere, non dico il posto d’onore in tribunale, ma comunque sedere stabilmente sul banco degli imputati questi e non altri è la personalità giuridica e politica proprio dello Stato e delle sue istituzioni, dove la parola legalità è il grazioso dessert di fine pasto su una tavola imbandita di tutto punto.

Bene, anzi malissimo, se guardiamo a quanto sta ancora accadendo nella sbandata per non dire altro, gestione dell’emergenza Covid, laddove ai piani alti della decisionalità, politica, amministrativa, regionale, governativa e giudiziaria, in Calabria, neanche si intravede un piano coerente e coordinato di azione, sicurezza, prevenzione e protezione della popolazione.

E tutto questo nonostante l’abbondanza di spesa pubblica per pagare artificiose e posticce strutture burocratiche, subito allestite al servizio di vari commissari plenipotenziari, farcite di consulenti di lusso mondiale, con un dispiegamento di mezzi e risorse da far impallidire di fronte alla mancanza di tamponi e quant’altro di utile e necessario per combattere davvero insieme l’epidemia che miete vittime e contagi in ogni parte di un territorio oscuro e abbandonato a se stesso, dove interi comuni sono assediati dal diffondersi dell'epidemia.

Ciò a cui stiamo assistendo da oltre tre mesi e più è solo uno scandaloso susseguirsi di tatticismi e opportunismi che ha lasciato in balia dell’ansia e del terrore sanitario i territori regionali più isolati ed esposti, i presidi sanitari, la filiera medico-infermieristica, persino le forze dell’ordine mandate letteralmente 'allo sbaraglio’, per affrontare ogni giorno e ogni notte, il fronte delle emergenze e degli interventi su strada.

Nessuno escluso, ma tutti presidi dello stato sono stati di fatto costretti ad affrontare a vista e alla giornata le molteplici problematiche che una pandemia di simili proporzioni ha causato sull’assetto confuso delle strutture pubbliche nazionali e calabresi.

C’è da restare atterriti e sgomenti delle reali e miserrime con dizioni in cui si trova tutta intera questa regione che da Roma e da Milano i grandi media televisivi hanno subito trasformato in uno squallido cabaret per le loro prime e seconde serate, al solo scopo di catturare qualche brandello di ascolto pubblicitario in più.

Solo si dovesse redigere un breve riassunto di quanto accaduto in questi mesi si potrebbe ben comprendere chi sia realmente la vittima e chi il carnefice in questo facile gioco in cui lo Stato e chi per esso continua a giocare a scaricabarile offendendo la dignità e sentimenti di una intera popolazione, costretta altrimenti all’emigrazione sanitaria e ora persino ridotta all’osso dell’emergenza in zona rossa ad alto pericolo come fosse una landa delle campagne contadine cinesi.

Ciò che deve restare indimenticabile nella memoria di tutti i calabresi è semmai l’orrenda rissa, persino la messa in scena del pianto del coccodrillo sulla cassa del morto, scatenata da uomini dello Stato che in ogni sua casacca, toga, versione e divisa, da mesi continuano a recitare su davanti alle telecamere, nel mentre avrebbero dovuto affrontare doverosamente la crisi sistemica di una regione paradigma di tutti le storture italiane.