Rachele Via, Giancarlo Cerrelli e la Chiesa crotonese tra strumentalizzazione e politica

5 dicembre 2020, 12:30 Politica.24

Il polverone sollevato in città dalla posizione molto ambigua e confusa dell’attuale Sindaco Voce a proposito del progetto di legge Zan sull’omotransfobia che introduce nuovi reati, istituisce la giornata nazionale contro la discriminazione e stabilisce la creazione dei centri di tutela delle vittime, rischia di coivolgere anche l’arcidiocesi di Crotone, nella misura in cui molti tra i protagonisti palesi e occulti di questa indecorosa vicenda polemica risultano essere parte attiva di gruppi, movimenti e associazioni sotto la diretta responsabilità del padre arcivescovo mons.Angelo Panzetta.


di Vito Barresi

Noi non siamo tra quelli che dispensano consigli a chi, come in questo caso, non ne ha alcun bisogno, prima di tutto perchè siamo certissimi non solo della saldezza pastorale dell'attuale guida spirituale dell’Arcidiocesi di Crotone-Santa Severina, il mitissimo e buon pastore Mons.Angelo Panzetta, arcivescovo che appare più che mai ferrato in tema di dottrina sociale della chiesa, ma anche saldo e solerte nella vigilanza e nel disciplinamento canonico dei vari movimenti ecclesiali.

Gruppi e aggregazioni che, come ebbe modo di chiosare il cardinale Ratzinger poi Papa Benedetto XVI, sono associazioni che alla luce del Catechismo “nascono per lo più da una personalità carismatica guida, si configurano in comunità concrete che in forza della loro origine rivivono il Vangelo nella sua interezza e senza tentennamenti riconoscono nella Chiesa la loro ragione di vita, senza di cui non potrebbero sussistere”, non certo per supportare progetti politici e passaggi elettorali, pur importanti e rispettabili nella logica del pluralismo, del confronto dialettico e della reciproca libertà.

Tuttavia qui si vorrebbe anche riprendere il filo del discorso non solo per stigmatizare ciò che a noi sembra un chiaro pericolo di facile e corriva strumentalizzazione, persino di smaccato e possibile conflitto tra fede e politica, ma anche per confermare l’ormai consolidato principio per cui se ‘nulla' si oppone alla piena autonomia della persona di scegliere il campo in cui esercitare il proprio impegno in politica, laddove questa è intesa come la più alta espressione della carità cristiana, contemporaneamente sarà necessario evitare ogni tipo di confusione e sovrapposizione tra i ruoli pubblici che si assumono e le cariche ricoperte nella comunità ecclesiale.

Ovviamente qui ci riferiamo a due stimate e rispettabili persone, responsabilmente e correttamente impegnate in questa difficilissima stagione della politica nazionale e locale, cioè due noti esponenti del mondo laico diocesano che rispondono ai nomi dell’assessore comunale Rachele Via e del segretario comunale della Lega Salvini Presidente, Giancarlo Cerrelli.

Nulla si dirà sul loro opposto posizionamento a proposito del progetto di legge Zan, l’una contraria e l’altro favorevole, quanto invece si vorrebbe cogliere il momento per discernere e avanzare qualche sottolineatura sul fatto che l’attuale e assorbente impegno in politica che li contraddistingue, potrebbe essere fonte di cattivo esempio, talvolta di accuse ovviamente infondate, di incoerenza e mancanza di imparzialità, anche rispetto ai movimenti di cui essi stessi risultano, come si può agilmente verificare consultando il sito diocesano, direttamente responsabili, cioè per Rachele Via e il suo coniuge Antonino Leo del “Movimento Vivere In” (con sede in Piazzetta Rosa Gattorno n.2, assistente diocesano don Stefano Cava) e Giancarlo Cerrelli che risulta, sempre dalla consultazione della stessa fonte, responsabile di Alleanza Cattolica (Associazione di Laici Cattolici) con sede in via Firenze 52,, nonché responsabile Unione Giuristi Cattolici Italiani (UGCI) con sede allo stesso indirizzo e assistente spirituale don Giuseppe A.Caiazzo.

Ora, apparirà evidente, che un conto è l’assoluta libertà per i cattolici di esprimere il proprio impegno personale in politica, attraverso le forme e i modi ovviamente consentiti dalla dottrina e dal Catechismo, altro e il permanere della propria responsabilità e visibilità nelle associazioni e nei gruppi ecclesiali nel mentre andranno a ricoprire evidenti postazioni politiche, istituzionali, amministrative e partitiche, onde evitare incomprensioni, conflitti di vario tipo tra fede e azione di parte, nel rispetto della dignità e dell’autonomia diocesana e parrocchiale.

Per questo sarebbe bene, prima di invocare provvedimenti d’ufficio e incitare inutili quanto pernicose polemiche, che gli stessi, Rachele Via e Giancarlo Cerrelli, facessero immediatamente un passo indietro rinunciando alle cariche che ancora ricoprono ufficlalmente nei loro rispettivi gruppi e movimenti.

Decisione questa altrimenti auspicabile anche in termini di un miglioramento del loro impegno politico, che risulterà per tutti i fedeli sicuramente ancor più trasparente e all’insegna di quei valori e comportamenti dettati in proposito da un'ampia e articolata letteratura in proposito.