Nei campi che circondano Crotone il terreno è ancora permeato d’acqua. Addentrarsi nei terreni è molto difficile, perché la terra, complice il continuo maltempo delle ultime settimane, non si è ancora asciugata.
di Francesco Placco
A distanza di poco meno di un mese dal violento nubifragio che ha messo in ginocchio l’intera città (LEGGI) c’è chi ancora pulisce dal fango le corti e gli scantinati. Circa 260 millimetri d’acqua piovuti violentemente dal cielo in appena venti ore, una quantità di pioggia che ha superato quella del 1996 e che si classifica, di fatto, come un’alluvione lampo (QUI).
In città è il momento della conta dei danni, che riguarda attività commerciali e privati cittadini colpiti indistintamente dall’ondata di acqua, argilla e fango. Nelle contrade, invece, bisogna ancora aspettare.
Le prime ricognizioni non lasciano spazio ad interpretazioni (LEGGI): la maggior parte dei raccolti sono compromessi o persi, ancora da stimare il danno alle coltivazioni da frutto. Tanti gli animali tra le vittime innocenti, tra conigli, galline, oche, cani e chissà quanti altri.
La furia dell’acqua si è abbattuta con una potenza “selvaggia”, riversandosi a mare attraverso i torrenti e i canali che costeggiano popolose aree abitate. Particolarmente nota la questione del Canale 19 (LEGGI) a Margherita, che in più occasioni ha reso necessaria l’evacuazione dei residenti visto il rischio di esondazione. L’ultima volta è successo appena un anno fa, l’11 novembre 2019 (LEGGI), nonostante gli interventi di manutenzione promessi dal Comune (LEGGI).
Ma non sono solo i canali a rappresentare un pericolo. Ad appena 300 metri dal Canale 19 si trova il torrente dal quale trae origine, il Fallao, uno dei corsi d’acqua naturali più antichi della zona assieme al Ponticelli ed al Telesa. Il suo nome deriverebbe dal termine dialettale fellàro, che indicherebbe un bosco di tigli, così come ricorda la toponomastica stradale.
Mentre il torrente Ponticelli ha subito un maggior numero di interventi di messa in sicurezza nel corso degli anni, il Fallao ed il Telesa sono rimasti a lungo allo “stato brado”, con conseguenti allagamenti e frequenti esondazioni.
Nel 2010, proprio a seguito di un violento nubifragio (LEGGI), la Provincia di Crotone decise di intervenire con la messa in sicurezza degli argini. Il progetto venne approvato nel 2012 (LEGGI) ed i lavori partirono nel 2013 (QUI).
Tuttavia, come si evince dalle foto (scattate tra Via dei Gelsomini e Via delle Orchidee, prima della rete ferroviaria), a distanza di soli sette anni dalla realizzazione dell’intervento, buona parte degli argini in cemento sono oramai compromessi o distrutti. La potenza dell’acqua ha letteralmente spaccato il cemento, trascinando con se qualunque cosa ed inondando la zona che, nel frattempo, è diventata sempre più popolata.
La manutenzione di questi manufatti spetta al Consorzio di Bonifica “Ionio Crotonese” (QUI), che gestisce una “rete scolante"di circa 256 chilometri (QUI) nelle sole adiacenze del fiume Neto. Nel Piano Triennale delle Opere Pubbliche 2020-2022 il consorzio prevede un investimento di 1.5 milioni di euro (QUI) per la messa in sicurezza del Fallao, per il quale esisterebbe già un progetto preliminare.
Nell’attesa di vedere completati questi lavori, il torrente continua a rappresentare un concreto pericolo per i residenti sia in Margherita sottana che soprana, che in più occasioni hanno lamentato allagamenti e fuoriuscite d’acqua dal corso del torrente, quasi sempre ostruito dalla vegetazione.
Lo scorso anno il Comune di Crotone aveva indetto una gara per una pulizia straordinaria dei corsi d’acqua. Circa 150 mila euro per “Lavori di difesa dalle piene” (QUI), che interessarono il Fallao solo per qualche metro in corrispondenza dell’attraversamento della statale 106. Niente più.
Considerando che le contrade nord sono sempre più densamente popolate e frequentate, e vista l’intrinseca pericolosità dei torrenti e dei valloni naturali in caso di forti piogge, non è pensabile rimandare ulteriormente ogni intervento, o affidarsi di volta in volta a frettolose evacuazioni.
L’area non è più aperta campagna, dove un torrente esondato andava ad allagare i campi che poi si asciugavano al sole. Si tratta di quartieri urbanizzati dove gli interventi spesso scarseggiano, e dove la programmazione di azioni risolutive viene spesso messa in secondo piano.
La zona adiacente al Fallao rimarrà impraticabile ancora per diversi giorni, poi la natura farà il suo corso. Il rischio, ancora una volta, è quello di far passare tutto in sordina, evitando sopralluoghi o procrastinando interventi, lasciando tutto così com’è per limitarsi alle sole operazioni di routine.
Operazioni che si traducono in un costante disagio per i residenti che non sanno a chi rivolgersi, ed ogni anno, con l’arrivo delle piogge tra novembre e dicembre, si vedono cronicamente invasi dall’acqua.