Spirlì da 'vecchia checca' a fallito innamoratino di Peynet, deluso e rattristato come un Pierrot per un mancato bacio a San Valentino? Date di un matrimonio tra politica e popolo, via elezioni, che si svela di giorno in giorno sempre più complicato e don rodriguiesco, un vero e proprio compromesso nuziale simile a un salto acrobatico e spericolato. Un funambolico gioco di prestigio, a me gli occhi Please, che solo a un sapiente mago della Piana potrebbe riuscire, vista la cautela con cui trattare date, giorni, calendari, cronoprogrammi ed eventi del tutto eccezionali, a effetto 'predistigiatorio', come sono quelli della democrazia e delle elezioni in una Regione che si chiama Calabria.
di Vito Barresi
Calabria Regione speciale sì, ma senza statuto. O meglio quello che c'è, e che di volta in volta si vuole dare allo spettacolo mirabolante del voto a metà, elettori che restano sul filo in bilico, mezzi fuori e mezzi dentro, e vince il mezzo che spacca il mazzo, per il rinnovo del Consiglio Regionale che sta in orbita a Reggio Calabria e quello della scelta del Presidente della Regione destinato a regnare nel meraviglioso Ranch di Germaneto con vista su contrada Catanzaro e suite del vicino albergo sulla Due Mari.
Scrivo, ovviamente con quella punta di ironia che, ben avverto, non vorrei come sempre altrimenti intesa quale beffa provocatoria, garibaldina e libellistica prosodia, ma solo al modo di quella politica che stuzzica, che poi in effetti è la politica del popolo schietto, delle fiere di paese, alla Ronza o a Mulerà, delle marce per la pace e delle processioni senza inchino, e non quella dei subdoli burocrati, in breve ciò che s'intenderebbe non la politica del 'trunzo' al polso, la goduria della 'vipperia calavrisa' che si riunisce sotto le feste in case private e svizzere, bensì la politica vera, quel fare che non c'è e che si dovrebbe preoccupare delle persone e non degli stucchevoli e falsi ideologismi che poi smascherano carrierismo, avidità e concupiscenza dei compromessi sposi e dei procacciatori di buone nozze nelle istituzioni.
Per cui stai sicuro di non ferire se si annota che Ninetto Spirlì non è il Davoli dagli occhi azzurri, ma comunque è un personaggio pasoliniano, anche se non è Corrado Alvaro dell'Uomo è forte e della Gente d'Aspromonte, forse non della vita ma dalla carica breve.
E nemmeno il 'saragattiano' Leonida Repaci della vicina Palmi petrosa o il La Cava di Bovalino con i suoi fatti di Casignana e l'appassionata stima di Zanotti Bianco, forse un poco il Seminara di Maropati o il poeta di Taurianova, il compagno Emilio Argiroffi che battagliava a suon di 'genere' con il democristiano (forse sarebbe stato del Pd) famosissimo, quasi nostro don Camillo laico di Terronia, Francesco Macrì, sempre 'mpamatu' da l'Unità con il nomignolo sprezzante 'don Ciccio Mazzetta'.
Perché se così fosse, come potremmo poi salvarlo dalla recita plenaria di un'unanime sputtanamento di regime da parte di chi lo vuol portare a spasso tra le zone rosse del Pd e Leu e la bandiera a cinque stelle degli stravenduti 'mandarinetti' di Calabria, con la Commissione parlamentare a Rende, neo iscritti d'ufficio alla sezione locale del Partito Comunista Cinese?
Piuttosto Ninetto Spirlì stia attento a non dissipare quanto di ormai famoso c’è in lui, ossia il fatto, di per sé miracoloso e straordinario, di aver tenuto a bada per oltre un semestre andato in bianco, la più violenta e rissosa vita politica nazionale, l’arena dei piccoli e grandi feudatari dei ranch istituzionali calabresi, la più infida e doppio giochista classe politica regionale che esista nella storia d’Italia.
Una vera e propria, apocalittica, fatica di Sisifo che ha quasi esaurito le sue lodevoli doti letterarie di scrittore di un molto divertente diario di una 'vecchia checca', la prova maestra (senza la diretta di Rete Quattro) di 'un non politico' ma di professione, un loggionista del potere pubblicitario e mediatico, che poi tutti sanno, tornato in Calabria, piuttosto in clima di prepensionamento intellettuale, dopo una consolidata e lunga carriera lombarda (quanto inaspettatamente leghista all’ultima mossa), in fondo sempre a distanza dal cafonesco baraccone calabrese.
Mago Spyrlì, facente funzione, che pure con il suo mantesino nero e le sneaker bianche d’ordinanza si era distinto alle esequie dell'indimenticabile Jole, in questo nuovo anno dovrà stare molto attento a non rimediare altre brutte figure e disavventure, tipo quella del voto di San Valentino.
Non è da lui scivolare dal Bacio Perugina alla preparazione, vedi ricetta di una pitta ’nchiusa, via social di un atto che, a suo dire diretto, "sarà quanto prima presentato con la data definitiva delle elezioni. Per rispetto istituzionale attendo di avere una interlocuzione con il presidente della Corte d'Appello di Catanzaro ma vi posso assicurare che nessun calabrese sarà messo in pericolo".
Avvolto nella magica aura di un’atmosefra d’altri tempi Mago Spyrlì ha pronunciato parole chiare per tutti i calabresi:”vi posso assicurare che ancora una volta non aspetteremo che siano altri a decidere al nostro posto. In piena serenità ho contattato le rappresentanze dei partiti nazionali, regionali, il presidente del Consiglio regionale al quale ho chiesto di contattare i capigruppo. Ho chiamato io stesso buona parte dei consiglieri regionali di maggioranza e opposizione e informato la Giunta”.
Speriamo solo che non lo abbia detto al povero Tallini, il malcapitato consigliere regionale indagato per presunto stampo di mafia che, forse, anche per salvare la sua vacillante reputazione in turbolenta caduta, tutto vorrebbe ma non che si votasse proprio domani.