Volontariato e Terzo Settore in Calabria: senza una rete di solidarietà nessuno si salva da solo

In una recente indagine Ipsos, pubblicata nel mese di ottobre 2020, è emersa ancora una volta la grande fiducia che il mondo del volontariato e del Terzo Settore riscuotono tra la popolazione italiana. Dopo decenni di sfilacciamento dei legami sociali, dopo aver a lungo percorso entro una “società liquida” (per come l’ha definita il sociologo Bauman), dopo tanta demonizzazione di appartenenze ed ideologie, dopo tanto discredito verso qualsiasi organizzazione (politica, sindacale, di categoria,ecc.), ecco che oggi ci ritroviamo in una condizione in cui non abbiamo luoghi in cui ritrovarci, non sentiamo di appartenere ad una comunità in cui vivere insieme agli altri.


di Giuseppe I.Bognoni *

Ma complice la pandemia, in questa indagine si rileva come gli italiani abbiano ricominciato ad avvertire il bisogno di vivere dei legami sociali, ad avere relazioni significative.

Il bisogno di vivere in una comunità. E se da una parte si nutre una certa diffidenza per quelle organizzazioni portatrici di interesse, dall’altra si ritiene che il volontariato ed il Terzo Settore siano indispensabili al buon funzionamento del welfare e dei servizi alla persona e alla comunità.

Come ha affermato uno studioso, “solo da una comunità forte e solidale possono svilupparsi e funzionare Stato e mercato”. L’anno 2020 è stato senz’altro un anno drammatico, causa la pandemia e le conseguenze non solo di natura sanitaria, ma anche economiche e sociali. La pandemia ha messo tutto in discussione: le nostre certezze, il nostro modus operandi. È stato subito evidente che le risposte non potessero arrivare solo dalle Istituzioni.

Ma soprattutto è stato evidente che c’è una responsabilità personale da mettere in campo, come anche ha evidenziato il sondaggio promosso, alcuni mesi fa, dal CSV di Reggio Calabria per fare il punto sull’attività delle associazioni locali, ma anche sui loro bisogni ed esigenze.

Dai 126 questionari restituiti è venuto fuori un quadro interessante. Il 65 per cento degli Ets ha continuato a svolgere le attività ordinarie e, contemporaneamente, ha intrapreso nuove iniziative, adattandosi alle esigenze della comunità mentre il 19,5 per cento ha dovuto, invece, interrompere anche le attività ordinarie, quasi sempre per il rispetto dei decreti governativi o per altre cause.

Tuttavia la maggior parte degli enti bloccati dall’emergenza, si è dichiarata e resa disponibile per le attività organizzate in risposta all’emergenza, anche in collaborazione con altre strutture.

Le associazioni attive in pandemia si sono dedicate soprattutto alla distribuzione di beni di prima necessità a domicilio o presso parrocchie, nonché al volontariato di protezione civile, a garantire spazi relazionali, di ascolto e supporto psicologico. Non sono mancate attività di educazione, aiuto allo studio e animazione a distanza, il trasporto sociale e la raccolta sangue.

Complessivamente gli enti di terzo settore hanno messo in campo 793 volontari e 389 di essi si sono cimentati in un’azione volontaria per la prima volta. Anche il nostro Centro Servizi per il Volontariato ha dovuto rimodulare azioni e modalità (formazione online, incontri con le associazioni sulle piattaforme web, ecc.),continuando ad essere punto di riferimento per i volontari e le loro organizzazioni, non mancando di dare il proprio supporto per il reclutamento di volontari, ad esempio, per la consegna dei buoni spesa.

All’interno di questo quadro, il Centro Servizi può e deve svolgere il proprio importante ruolo. Innanzitutto continuando a promuovere quella cultura del volontariato, della gratuità, della prossimità e dell’inclusione. Ed in questa direzione riteniamo fondamentale rafforzare la collaborazione con i Forum Territoriali del Terzo Settore e sostenere e incentivare un puntuale e costante dialogo con le Pubbliche Amministrazioni e tra queste e le organizzazioni presenti sul territorio.

Non meno importante la ricerca e la formazione di nuovi volontari, favorendo soprattutto il volontariato giovanile, nonché la narrazione di “buone notizie” .Sono alcune preoccupazioni ed intenti che si trovano adeguato spazio anche nella programmazione delle attività per l’anno 2021.

Una “programmazione partecipata” con le associazioni, anche attraverso la somministrazione di un questionario di rilevazione dei bisogni, incontri su piattaforma web e, per come possibile, in presenza, oltre all’ascolto quotidiano delle stesse.

Questo metodo ha permesso di elaborare una programmazione certamente aderente alle esigenze dei volontari e delle organizzazioni di appartenenza. L’auspicio è che si possa costruire davvero un’amicizia sociale attraverso un lavoro comune. Se è vero che il cambiamento parte innanzitutto da ciascuno di noi, è altrettanto vero che non possiamo operare in solitudine.

Non ci si salva da soli ma nemmeno si può vivere senza luoghi e relazioni in cui le persone possano crescere, costruire legami e opere. Occorre il coraggio di dire io, che in verità è un noi. Con la voglia di aprirsi all’altro, agli altri. Occorrono occhi per vedere il bene che nasce, per desiderare che ci contagi.

Contribuire con la nostra generosità e fantasia ci permette di guardare e accogliere i nostri vicini, le persone vulnerabili, gli anziani, le famiglie in difficoltà, i ragazzi che crescono e che , magari, si sentono smarriti.

Impegnandoci ci è data la possibilità di ritrovare quel bene che il nostro cuore desidera. È questo il mio più grande augurio per tutti.

*Presidente Csv Reggio Calabria