Carissimi ho per le mani questa bellissima foto del francese Henri Cartier Bresson e il mio pensiero è andato a voi figli del digitale che quotidianamente condividete, sui vostri profili social, miriadi di foto, alcune volte inconsapevoli di essere i padroni dell’istante con un semplice gesto. Questa foto, al di là dei contorni di mistero e delle diverse interpretazioni che i critici hanno dato, smentendo lo stesso autore che ne ha sempre, invece, sottolineato la fortuita realizzazione, rappresenta il momento decisivo.
di Mons. Francesco Savino*
Avete presente quell’attimo prima di tirare un calcio di rigore o di mandare la palla a canestro o ancora di fare quell’ennesimo grand fouetté en tournant, quel giro d’armonica eleganza che fa della danza la disciplina delle stelle, dell’étoile? Ecco è quell’istante magico e silenzioso, come il salto di Bresson, che ci propone una riflessione sull’attesa, diversa, un’attesa che è preparazione, studio, rigore, paura, volontà ed infine riuscita.
La pandemia vi ha tolto qualcosa di incommensurabilmente grande: la gioia della condivisione, il profumo degli abbracci, gli occhi dell’altro, i ritardi in entrata a scuola o l’attesa del suono della campanella, i motorini senza o col casco e le chiacchiere davanti ad un falò. Sapete però di cosa non potrà mai privarvi?
Della capacità di desiderare, di fare di una privazione necessaria l’occasione per cogliere la sfida del nostro tempo, quell’irriducibile senso del vero e quella verità del senso che fa tenere il fiato sospeso dal dischetto, che fa muovere la rete del canestro allo scadere del tempo, che fa girare il mondo sulle punte dell’armonia della danza.
Siate desiderio! Siate affamati di verità e curiosi di senso, non arrendetevi all’idea che questo anno sia stato perso perché perso è solo il tempo che spendiamo nella paura di non farcela. Voi invece, vi siete cimentati in questi mesi con forme nuove di scuola, riadattandovi con tutti i mezzi alla didattica e siete stati bravi e pazienti.
Non fatevi illudere però dalla cultura a basso costo e sappiate interpretare le forme “a distanza”come sola impossibilità di raggiungere e condividere spazi comuni: la scuola non può creare distanze e a voi spetterà ora il compito di non lasciare nessuno indietro altrimenti, come ha scritto Don Milani “ […], se si perdono i ragazzi più difficili la scuola non è più scuola. E’ un ospedale che cura i sani e respinge i malati”.
“Cari giovani, cari fratelli e sorelle, non rinunciamo ai grandi sogni. Non accontentiamoci del dovuto. Il Signore non vuole che restringiamo gli orizzonti, non ci vuole parcheggiati ai lati della vita, ma in corsa verso traguardi alti, con gioia e con audacia” (Papa Francesco, Omelia della Giornata Mondiale della Gioventù con la consegna della Croce, 22 novembre 2020).
Anch’io ho vissuto, alla vostra età, momenti di transizione, di grandi cambiamenti e rivoluzioni ed ho imparato da quegli anni che ora riempiono pagine di storia, che i grandi sogni presuppongono grandi scelte e che solo l’amore può spogliarci dalla paura del fallimento.
Allora sappiate amare le vostre scelte, sappiate amare la poesia, la letteratura, la chimica e la matematica e, soprattutto, sappiate coltivare il desiderio della curiosità che porta alla conoscenza affinché possiate essere capaci di reinventare la storia, di riscriverla, reinterpretarla non come comparse ma come protagonisti.
Desiderate di essere quel Kairós, quell’istante esatto di gioia che vi fa saltare sopra le pozzanghere e vi fa amare il mistero della verità. “Ma Nino non aver paura Di sbagliare un calcio di rigore Non è mica da questi particolari Che si giudica un giocatore Un giocatore lo vedi dal coraggio Dall'altruismo e dalla fantasia” (Francesco De Gregori – La leva calcistica del ’68)
✠ Vescovo di Cassano all'Jonio