Il sorriso di Suor Pia la pioniera del Carmelo di Capocolonna a vent’anni dal suo addio

25 febbraio 2021, 16:15 100inWeb | di Vito Barresi

"State allegre, state col Signore", amava ripetere Suor Pia con la gioia di chi si sentiva amata e non aveva nulla da temere. Suora della Sacra famiglia, Pia fu una delle tre monache di clausura fondatrici del Convento delle Carmelitane di Capocolonna. Entrata in vita religiosa a 19 anni, nata a Caerano di San Marco il 27 settembre del 1906, a 94 anni tornò alla casa del Padre, salendo in cielo dal pianoro più noto della Magna Grecia, era il 25 febbraio 2001, dove si ergeva nell'antichità uno dei templi più grandi del Mediterraneo in onore della dea Hera e al cui fianco il cattolicesimo pose la più umile ma venerata chiesetta rurale della religiosità mariana,in onore dell'icona della Madonna Nera di Capocolonna.


di Vito Barresi

A vent'anni dalla scomparsa di Suor Pia, proprio qui nel Carmelo che è avvolto in un'aura colorata tra il blu e il celeste che s'intrecciano tra mare e cielo, quasi elevato in una nuvola d'aria e respiro marino, nella delicata quiete di un monastero al centro di spiritualità non solo locale, la religiosa madre fondatrice resta presente nell’affettuoso pensiero di quanti ne proseguono esempio e insegnamento, fiori di fede e umiltà sgorgati da una vita semplice e fedele come la sua.

Collocato nello scenario molto pericoloso, talvolta ancor più insidioso e confuso, di un secondo anno di ‘peste' pandemica di Covid-19, il silenzio di questo luogo spinge a riflettere fino in fondo sul senso e il segno di una Quaresima 2021 che senza alcun rintocco d’emergenza, senza paura della crisi epocale della fede, si propone in forma di prezioso scandaglio interiore, un telescopio spaziale sulle grandi angosce che attanagliano il cuore dei credenti, ovunque nel mondo, dentro e sull'uscio delle chiese cristiane, rimaste distanziate dal virus e dai provvedimenti di governo, in ogni angolo di una terra inquieta e in subbuglio.

Suor Pia venne in questo scorcio di Mezzogiorno, nell'ora media di un giorno eterno, in contrada Campione, quando ancora c’era tra i campi agricoli il rudere di una torre che apparteneva all’ Opera Valorizzazione Sila e che era stata ceduta in uso alla Diocesi crotonese.

Si era praticamente sul finire dello scorso secolo e quella torre si tramutò in un piccolo monastero, la nuova rocca di queste sentinelle del Signore che ‘acusmaticamente’, come novelle pitagoriche, sentirono la chiamata e obbedirono, per dare impulso al primo impianto di un più ampio lembo di sacro in un bosco di eucalipti, in cima a una collina che svetta sui resti antichi del mito ellenico, affacciandosi a finestra aperta, notte e giorno, su un luminoso e stellato arco d’orizzonte mediterraneo.

Quando da Milano giunsero altre consorelle, Pia insieme alle pioniere del Carmelo pitagorico, suor Gemma e suor Rosaria della Chiesa, moltiplicarono il loro laborioso impegno, all’insegna della bellezza e dell’amore, formando una compagnia di donne consacrate che aveva dalla loro parte la benedizione della pace e la forza della preghiera, ingredienti fecondi per la crescita robusta della comunità carmelitana crotonese.

Come annotava Don Pietro Pontieri, lo storico calabrese che ha seguito fin dal principio idea, progetto, istituzione ed edificazione del Convento delle suore Carmelitane, ricostruendone la storia, raccogliendo le testimonianze e la presenza devozionale in numerose pubblicazioni, opere tra cui spicca nello scaffale il volume intitolato “Il Carmelo di Capocolonna. Storia di un’idea e significato di una presenza", Suor Pia con il suo costante sorriso dietro le grate era la sintesi e la grazia di una preziosissima memoria storica.

La stessa che narra la missione delle carmelitane in terra di Calabria, un cammino che si dipanò in ben 12 anni di preparazione per giungere infine al 2 febbraio del 1985, mera agognata e giorno in cui s’instaurò la clausura, offerta in dono, ieri oggi e per sempre, a tutti i cristiani della Chiesa calabrese.