Il 28 febbraio del 1956 veniva ufficialmente bandita la prima edizione di un nuovo premio letterario che si inseriva, a suo modo 'corsaro e prepotentemente', nel panorama della vita letteraria italiana del secondo dopoguerra. Pochi mesi dopo si svolse la cerimonia di assegnazione al Cinema Ariston, davanti a un pubblico enorme di cittadini, accorsi per vedere da vicino tanti ‘divi’ e ‘monumenti’ della letteratura nazionale. Vinse Leonida Repaci con un suo romanzo, ma la giuria, presieduta dal critico Giacomo Debenedetti, non dimenticò di gettare il proprio sguardo oltre, antevedendo sviluppi e anteprime nel campo culturale del Paese. In città, tra i tanti ospiti illustri, all’Hotel Bologna et de la Ville, arrivò anche un ancora 'sconosciuto' maestro siciliano: il signor Leonardo Sciascia che nelle foto del momento è ritratto, soddisfatto, tra giornalisti e guardie municipali.
di Vito Barresi
Fu l’inizio di una breve quanto intensa e interessante ‘epopea’ del neonato e piccolo Premio Crotone che nasceva su impulso del locale Municipio e sotto l’egida di autorevoli personalità della cultura italiana, che ne componevano la giuria: il prof. Giacomo Debenedetti che ne fu il presidente, il prof. Mario Sansone, il docente Remo Cantoni e il sommo, quanto per altri versi, controverso e discusso, per via di un suo presunto collegamento con l'esecuzione di Giovanni Gentile, il grande latinista Concetto Marchesi, insieme agli scrittori Alberto Moravia e Corrado Alvaro, nomi di spicco e prestigio a compimento del collegio giudicante.
Si potrà osservare una curiosa ‘coincidenza'. Cioè che arrivare a Crotone negli anni Cinquanta era, a suo modo, piuttosto facile che non oggi, a pensare che l’orario ferroviario di allora fissava la partenza di un rapido alle ore 8 del mattino con arrivo alla stazione pitagorica la sera stessa alle 19, un treno notte con vettura diretta da Termini alle 21 e arrivo nella città calabrese alle ore 11,30 del giorno dopo, oppure in carrozza prima classe da Bologna, fiancheggiando la lunga dorsale adriatica.
Più complicato seguire il tracciato delle strade statali, ancor più avventuroso il dedalo delle provinciali, per cui ci procedeva a vista con l’atlante del Bertarelli o la carta stradale del Touring Club d’Italia, per recuperare tempo e non perdersi, districarsi davanti a un groviglio di bivi, superare, tra la polvere o la pioggia, crocicchi depistanti e strade spesso senza segnaletica.
Tuttavia, a giudicare dei tanti arrivi in città in quell’autunno del 1956 a Crotone si stava in compagnia perchè a raggiungere il centro jonico non furtono in pochi.Anzi la civica amministrazione si dovette fare a quattro per approntare la genuina e cordiale accoglienza ai tantissimi ospiti di quest’angolo del Mezzogiorno tutto da scoprire, a quell’epoca con molto, ma molto discutibile, orgoglio denominata, un pò arrogantemente, niente di meno che la 'Stalingrado del Sud', per via del quasi totalitario potere dei comunisti casarecci.
Tanto che gli alberghi, tutti situati nel centro, furono al completo, se fa testo un appunto in cui, per tutti i letterati e i giornalisti, risultano annotate le stanze prenotate al Grande Albergo di Piazza Pitagora e all’Hotel Bologna in viale Stazione.
In città si videro note personalità della cultura italiana. Tra queste Pier Paolo Pasolini, arrivato da Bologna, praticamente insieme al prof. Paolo Alatri, allora direttore del Paese, e all’architetto Bonaventura Berardi, al filologo e autore del famoso Grande Dizionario di Lingua Italiana, Salvatore Battaglia, al grande editore Alberto Mondadori e signora che arrivarono con la loro macchina guidata dall’autista, il grande poeta Giuseppe Ungaretti, due nipoti di Leonida Repaci, il giornalista Paolo Monelli, la scrittrice e mecenate del premio Strega Maria Bellonci e, tra questa vera e propria folla da Repubblica delle Lettere, anche Leonardo Sciascia, ospite al 'Bologna' a partire dal 26 ottobre, giorno prima della cerimonia di consegna del Premio, preceduto alle 20.30 da un ricevimento offerto dal Sindaco, alle Autorità, nella sala Consiliare, proseguendo, in seconda serata, dalle ore 22.30 al Cinema Ariston, con un concerto del duo Ornella Santoliquido (piano) e Massimo Anfitheatros (violoncello) e, al battere della mezzanotte, alle ore 24.00, l’assegnazione del premio, "ripresa dalla R.A.I. - T.V. e dall’Incom."
Ciò che qui, per la prima volta, si pubblica e divulga in Italia, non è uno stralcio qualsiasi ma un documento di non irrilevante valore letterario, e oggi per la scienza della letteratura comparata, un'autentica e preziosa 'prova d'autore', l'estratto della relazione finale della Giuria del Premio, vergata a mano dal suo Presidente, Giacomo Debenedetti, uomo e scrittore ero uso a stendere di getto la minuta, e di suo pugno, utilizzando i più semplici quadernetti da scuola elementare, all’epoca famosi in quanto sulle loro copertine illustravano storie fantastiche e romanzate.
La calligrafia di Debenedetti appare sincera, nitida e chiara, ben netta nel calco che l'inchiostro dava al suo pensiero, asciugato su carta, segno arioso nell’'impressione' materica del ragionamento e della determinazione, tocco rapido nell’espressione schietta del carattere e, talvolta risoluto e repentino, nelle correzioni o cancellature.
Dunque, un piccolo capolavoro di stile di scrittura che testimonia, non solo la dardeggiante intelligenza e la precisa capacità di collocazione generale e particolare del critico, ciò che fu il suo dono naturale che ne ha contraddistinto il talento e la vita di una ben stagliata figura della cultura europea, ma anche il suo conchiudersi nella assoluta precisione di un testo, il guizzo, lo stralcio che assumeva la brevitas di una massima, la sentenza che ha il tocco saggistico, frutto di una impareggiabile, e ancora ineguagliata, perizia nella stesura di una breve scheda, un lineamento incisivo senza ornamenti e sbuffi rococò.
Di Leonardo Sciascia, Debenedetti, scolpisce un profilo su marmo bianco, un busto di letterato, che dura ancora oggi davanti agli assalti oltre che del tempo anche delle mode interpretative più modernisticamente aggiornate.
Sono ben lieto di farvene parte, riscrivendo a macchina le parole di uno studioso unico nel suo genere che ha onorato la cultura, l’università, il giornalismo e la letteratura italiana.
Questo è il ‘cartellino' messo nello schedario alfabetico di uno scrittore che grazie all'enciclopedico ‘mecenate’, l'autore de "Il personaggio uomo" e "Il romanzo del novecento" riceveva, non solo il suo primo premio letterario, ma otteneva anche il pass, l’incipit morale e intellettuale, a far parte del circolo degli ‘eletti' che hanno fatto grande e ricco il Pantheon del Novecento italiano.
"La giuria del premio “Crotone” - scrisse Giacomo Debenedetti - esprime innanzitutto il suo doloroso rimpianto per la scomparsa di Corrado Alvaro, onore della Calabria e scrittore di altissima fama nella letteratura internazionale. Alvaro aveva dato a questa giuria la più ambita delle attestazioni, accettando calorosamente di farne parte. Nonostante le condizioni già gravi della sua salute egli aveva voluto leggere le opere in gara ed invitare quella che a suo giudizio era meritevole del premio.
"La giuria nel corso dei suoi lavori, ha potuto confermare ad unanimità la indicazione di Alvaro, conferendo il primo premio “Crotone” di un milione di lire al romanzo di Leonida Repaci: “Un riccone torna alla terra.” Inoltre, il Comitato con fondi propri ha istituito un secondo premio di L. 250.000 che la giuria ha destinato a un concreto ed espresso riconoscimento al libro di Leonardo Sciascia: Le parrocchie di Regalpetra."
“Le parrocchie di Regalpetra” di Leonardo Sciascia sono il frutto già maturo di uno scrittore che, fin dai suoi esordi di critico, aveva dato notevole saggio di sè. Insegnante nella scuola elementare di Racalmuto, direttore della rivista Galleria, egli è arrivato, da Caltanissetta, ad attrarre una larga schiera di collaboratori tra i più qualificati, a dibattere problemi di largo interesse ed attualità, ad interessare i lettori attenti di tutta la Nazione."
"Il suo libro di oggi è una severa e appassionata inchiesta su un piccolo, tipico centro siciliano, presentata nella forma di una vivace narrazione. Vi si passa da una osservazione ironica a una partecipazione affettuosa, di cui l’esempio migliore può leggersi nel capitolo “Cronache scolastiche”. La giuria sa di poter contare che lo Sciascia, con vigile misura e coscienza dei suoi mezzi, con la sensibilità ai modi letterari più intonati ai nostri tempi, terrà fede al proprio compito di scrittore veramente impegnato."
Adesso è possibile che ognuno si goda, nel centenario sciasciano, la lettura e l'analisi critica di questo stralcio di inequivocabile stima. Ammirandone la densità del giudizio che ‘Giacomino', con la sobrietà della sua impeccabile eleganza, quasi un banchiere letterato a tutela della cassaforte dei tesori custoditi nel romanzo italiano dello scorso secolo, ha saputo donare al pubblico degli appassionati, agli scienziati della critica, agli storici della letteratura.
Poche frasi, quanto bastava dire, tra una voluta e l’altra delle sue immancabili sigarette. Fumate con gusto e concentrazione, di giorno e notte, tra i suoi amati libri, religiosamente accatastati nella sua biblioteca romana di via del Governo Vecchio.