Non passerà in secondo piano il 'significato' della scelta del Santo Padre, pescare cioè tra i tanti possibili profili per affidare la ‘sarcina' di pastore, la dignità del massimo titolo dell’arcidiocesi che si affaccia sullo Stretto, di un teologo tra i più conosciuti a livello internazionale per i suoi studi sulle idee, nitidamente cattoliche, di San John Henry Newman. Proprio questo grande e originale pensatore inglese, 'an eminent victorian', un eminente vittoriano, secondo la definizione dello storico Giles Lytton Strachey, ha segnato profondamente la formazione e l’esperienza spirituale, teologica e sacerdotale, di mons. Fortunato Morrone, nuovo arvivescovo di Reggio-Bova.
di Vito Barresi
Così parlò, esattamente trentanni fa, nel 1990, col sorgivo entusiasmo di palpitante neofita del presbitero anglicano che abbracciò la Chiesa, divenendone prete, interamente profuso nel saggio Jaca Book, ‘Cristo Figlio di Dio fatto Uomo”, dedicato a un tema, allora quasi e ampiamente intonso,'l’incarnazione del Verbo nel pensiero cristologico' del Cardinale britannico, beatificato da Benedetto XVI, e poi nell’ottobre del 2019, proclamato Santo da Papa Francesco.
D’altra parte, come si poteva, per un ragazzo di vivace e acuta intelligenza, spiccata sensibilità relazionale, che sempre si accompagnava in lui a una profonda e ’nobilissima’ dolcezza verso gli altri, i semplici, gli umili, i poveri e i 'miserabili', non subire il fascino, forte e travolgente, di personalità vere e straordinarie, quelle che nella storia più recente della Chiesa, hanno saputo raccontare storie di vita avvincenti e vibranti, compaginate nella propria avventura umana di sacerdoti coraggiosi e controversi, liberi e profetici, fedeli e sinceri, quali furono Antonio Rosmini e John Henry Newman?
Proprio di quest’ultimo, Mons.Fortunato Morrone, ammirandone lo stile del maestro, che seppe fare teologia con ‘awe’ e ‘reverence’, dunque, in ginocchio, ha setacciato, rigorosamente in lingua originale, nell’idioma di Shakespeare, tutti i suoi testi, specialmente i sermoni, sia della fase anglicana che cattolica, che il santo veniva predicando, ogni domenica, davanti al popolo di studenti e gente del popolo, accademici e professori, nella parocchia universitaria di St. Mary, ad Oxford, con l’intento
"di mostrare come il mistero dell’incarnazione sia stato assunto da Newman non solo per interpretare l’evento Cristo, ma anche per proporlo e annunciarlo agli uomini del suo tempo. Per Newman, nel messaggio dell’incarnazione è riposta la sintetica risposta cristiana all’arroganza del razionalismo di ogni tempo: Dio si è fatto uomo perchè l’uomo recuperi la sua Origine."
Da qui a interrogarsi su quali potranno essere le linee guida che sostanzieranno l’impianto strategico e gli orientamenti della sua pastorale il passo non è lungo, trattandosi non di argomento di mera oracolarità o di banalizzante previsionalità gestionale.
Perchè aver scelto la sfida di proporre un profilo quale quello di don Fortunato, chiamato ad armonizzare in uno, il nuovo ministero episcopale con il suo pregresso ministero teologico, non può che suscitare l'anelante attesa di una rinnovata opera di missione e costruzione, in breve, l’avvento di una visione futura e più luminosa per la comunità ecclesiale di Reggio-Bova, intesa pure quale modello ecclesiale di riferimento per l’intera vita cattolica regionale, tipologia sociologica d'eccellenza, in cui si riflette un complesso di storia e contemporaneità, fortemente impegnato a ridefinirsi, nel quadro di una tradizione dinamica e di una più convincente progettualità sociale, politica e relazionale della Chiesa calabrese.
Non c’è alcun dubbio che, dal punto di vista ecclesiale, sarà interessante seguire, con sguardo di speranza, il cammino proteso a quel recupero di sinodalità, quel ritorno al 'pastore che odora di gregge', quell'aprire le porte di una chiesa ’ospedale da campo’, quella 'chiesa in uscita' , che partecipa, oltre la mondanità, al mondo sofferente.
Un'opera che, siamo certissimi, Mons.Morrone saprà realizzare dando corpo, corso e senso a un progetto di coinvolgimento e partecipazione, rigenerazione e rinnovamento della ’coscienza ecclesiale in cui è inserito il credente’, puntando su quel ‘consensum fidelium’, intuito da Newman, quale parte integrante di una Chiesa forte che sappia far brillare, al proprio interno, la presenza essenziale dei fedeli laici.