Oltre 20 mila euro al mese in gettoni di presenza per incontri e riunioni che sembrano produrre solo litigi e stoccate. Il costo del Consiglio Comunale pitagorico è nuovamente lievitato, ed al momento tutto ciò sembra andare a beneficio più della politica che della popolazione.
di Francesco Placco
A distanza di poco più di sei mesi dall’insediamento dell’amministrazione Voce, possiamo dire che la maggioranza nata zoppa si è azzoppata del tutto.
Nonostante gli innegabili sforzi portati avanti dalla macchina amministrativa, che si trova a fronteggiare tutte le criticità storiche di una città che non ha mai brillato per efficienza, e che pur ha prodotto alcuni tentativi - non sempre riusciti - di “normalizzare” ed efficientare alcune storture oramai consolidate.
Sulla carta di tempo a disposizione ne troviamo ancora molto, ma come dice un vecchio adagio popolare “i fatti sono i frutti e le parole sono le foglie”.
Ed i fatti non lasciano particolari interpretazioni, specialmente dopo l’ultimo Consiglio comunale di ieri, conclusosi, anche questo, con un litigio.
Una sorte toccata anche a diverse commissioni consiliari, e che oramai sembra proprio una grottesca prassi istituzionalizzata: si entra in Comune - tanto in sala consiliare che in commissione - e si urla, si sbraita, ci si accusa, ci si insulta, poi si continua la pantomima sui social e, per concludere, un bell’articolo da inviare alla stampa locale dove si grida, per l’ultima volta, la propria indignazione.
Un copione visto più volte negli ultimi mesi, e che, per carità, fa parte della vita politica e amministrativa. Ma diventa difficile credere che ogni riunione sia motivo di tali scontri, al punto da dover rimettere in discussione, ogni sacrosanta volta, il “mandato” dei cittadini, il compito affidato, e chissà quale altro concetto.
Il Comune di Crotone sembra quasi un’aula universitaria dove si discute di filosofia, di principi, di etica, di morale, di oratoria… di tutto, fuorché di ciò che si dovrebbe.
Eppure di temi e di istanze popolari ce ne sarebbero a bizzeffe, ma com’è noto entrano raramente a palazzo. Si avvicina la possibilità di tornare in zona gialla, con conseguenti riaperture, ed anche della bella stagione: ci sarebbe di che discutere per programmare al meglio questa delicata fase.
Ma sembra quasi che a decidere i bisogni e le priorità dei crotonesi non siano i cittadini, che sono già arrivati a bollare – a tempo di record – l’attuale amministrazione come “pagata per litigare”.
Un’affermazione che si ascolta sempre più di frequente, e che aldilà del mero populismo o della solita indifferenza alla cosa pubblica, ha un fondo di verità.
Un primo “effetto” dell’amministrazione Voce è stato l’aumento del costo del Consiglio comunale, che in questi primi sei mesi ha raggiunto nuovamente i 20 mila euro (QUI).
Tradotto in altri termini, sono aumentate le riunioni alle quali partecipano i vari consiglieri, alcuni dei quali riescono a raggiungere (e superare) anche i 50 incontri in un mese.
Sia ben chiaro: non è impossibile, anche se sono ancora vividi i ricordi dell’ultima gettonopoli (LEGGI). Tuttavia, resta da capire a cosa servano tutte queste riunioni e soprattutto che cosa producano, aldilà dell’eccessivo carico di bile di cui leggiamo ogni giorno, e del quale, francamente, non abbiamo alcun bisogno.
Per qualcuno su Piazza della Resistenza stanno già volando dei corvi. O degli avvoltoi. Un gioco politico che, in ogni caso, mette in secondo piano proprio la volontà di cambiamento e rinnovazione voluta dagli elettori.