Ormai vicini al traguardo del primo semestre di nuovo mandato amministrativo quale possibile suggerimento si potrebbe dare al sindaco di Crotone Enzo Voce, un personaggio venuto su dall'antipolitica che appare, ogni giorno che passa, sempre di più in affanno e difficoltà, privo di quel carisma e di quella convincente leadership politico-programmatica, necessaria come il pane a una città ormai messa allo stremo dalla pandemia e dalla crisi economica e sociale?
Qualcuno dirà, egli non ha bisogno dei vostri consigli perché sa quello che vuole fare. Certo, potrebbe starci anche questo.
Tuttavia, a noi pare che al Sindaco Voce occorre suggerire qualcosa di essenziale, un ingrediente semplice, che magari di fronte alla mole della documentazione giornaliera che deve leggere, approfondire, prendere visione, valutare, scrivere, deliberare, possa anche umanamente sfuggirgli.
Per questo il nostro umile consiglio è quello di impegnarsi in una rapida formazione sui temi politici generali, quello “skill”, per attitudine, mansione, specializzazione, che forse lui non porta in dote al servizio della città.
Probabilmente in ragione del suo specifico curriculum professionale, dove manca completamente l’impegno certificato al servizio di istituzioni e momenti pubblici (avrebbe solo prestato servizio presso il Ministero della Pubblica Istruzione in qualità di docente e poi come ingegnere, esclusivamente lavorando con privati imprenditori crotonesi e non).
Fatto questo che abbasserebbe enormemente il “rating” della sua valutazione, in quanto a talento innato e abilità formata a gestire un ente pubblico comunale che, per quanto elementare, appare sempre più interno a una rete ampia di complessità, non solo locale, provinciale, regionale e nazionale ma addirittura europea e internazionale.
Ciò è per il Mastino un primo punto da non sottovalutare, vale a dire nei termini di uno spassionato invito a sopperire al suo ormai clamoroso ed evidente “deficit” di vero impegno sia politico che partitico, dato che non sempre e di per sé risulta un bene essere “populisti” o qualunquisti o contro tutti i partiti, di destra, sinistra e centro, pur sia mai per semplice “partito preso” ma di se stesso.
Il secondo punto, invece, si sostanzia in una sollecitazione a riflettere attentamente sui reali e concreti limiti, oltre che sulle debolezze ideali e valoriali, dell'impianto amministrativo che egli ha assemblato, dedicandosi a costruire il suo successo personalistico in questi ultimi dieci anni, con liste d'occasione che si sono sfarinate appena assise sugli scanni del Consiglio.
Cioè analizzare quelle tare e quei difetti d’origine, chiamiamoli di fabbrica, che evidentemente rendono l’amministrazione Vincenzo Voce, ancora più debole, confusa, ondivaga, opportunista e, per certi aspetti persino più dannosa rispetto a quelle del recente passato, che si sintetizzano nella rumorosa e indecorosa inconcludenza che lo costringe, ogni quindici giorni, a chiedere scusa ai cittadini, dopo le sue ormai noiose “sbroccate” contro il suo ex sodale nella campagna di raccolta voti, l'avvocato Fabrizio Meo, oggi sì, anima 'morale' e vero 'leader politico' incontrastato sia della maggioranza che dell'opposizione interna, da lui capitanata, del tutto democraticamente, correttamente e legittimamente, in seno al Consiglio Comunale.
Il fatto vero e indiscutibile è che fin dall’inizio di questi travagliati e sterili 180 giorni di sindacatura, Voce è apparso sotto uno strano pressing da parte di quanti, dopo la sfuriata propagandistica contro il solito Sculco, Sculco, Sculco, Sculco..., e poi basta, intendevano passare immediatamente all’incasso di qualche cambialetta e cambialone, magari frutto di accordi, espressione di simpatia, interessato appoggio e sostegno elettorale.
Tanto che, con il passare delle settimane, appare molto probabile che questa “variante” di condizionamento abbia assunto il carattere persino in una subalternità a un perfido “mobbing amministrativo”, che si palesa in una sempre più forte contestazione all’interno del Consiglio Comunale, dove il Sindaco non è affatto padrone della sua maggioranza.
Tutto questo si chiama instabilità politico-amministrativa, con la responsabilità di esporre pericolosamente, in questa difficilissima fase della vita del Paese, una comunità debole come quella di Crotone come canna al vento, trascinandola a un passaggio che è preludio della confusione amministrativa, del disordine e dell’incertezza in sede parlamentare, comunale, provinciale e regionale.
Perché è chiaro che la sua ingenua preparazione politica lo ha indotto a sottovalutare la non poca differenza che c'è tra vincere una campagna elettorale e costruire una solida maggioranza politica coesa, compatta, unita, salsa e leale in seno al consiglio comunale.
È questo un errore tipico dei dilettanti della politica, come purtroppo sta dimostrando di essere Enzo Voce, di quelli che piuttosto presumono di prendere all’amo con la canna da pesca della domenica, una balena nelle acque del Molo Giunti.
Se ciò fosse vero, questa diviene la principale contraddizione politica che rende molto difficile il percorso amministrativo di Enzo Voce nei prossimi mesi, che dovrebbero essere quelli del rilancio e della ripresa della stessa città.
Se così sarà, il prossimamente è già sugli schermi del vecchio Supercinema, e cioè che la sicumera di Voce potrebbe tra breve anche trasformarsi in una plateale subalternità ad altri poteri forti, rassegnandosi, anzi accettando supinamente che per liberarsi di qualche nodo scorsoio deve aprirsi a nuove forme di alleanze trasversali, una diversa maggioranza rispetto a quella attuale, magari già in fase di allestimento, in vista dell’imminente elezione del Consiglio Regionale.
Ecco perché, stando a qualche si dice in Piazza Resistenza, ma anche a Cosenza e a Catanzaro, pure all’interno della stessa Giunta Municipale, si va facendo più radicata la distanza e la divaricazione tra due componenti, che si guardano con sospetto, e magari per dirla col Mastino, già pure in cagnesco.
Una che punta alla propria carriera politica, cioè alla scalata di posizioni e cariche elettorali comunali e regionali, e l’altra protesa al lavoro di piccola amministrazione, senza cioè grilli per la testa, se non quelli di sistemare qua e là qualcosa e qualcuno nei futuri organigrammi occupazionali comunali.