Un ologramma chiamato Crotone. Gaetano Scicchitano sulle incerte vie dell’essere

7 maggio 2021, 16:31 100inWeb | di Vito Barresi

Nel pieno della pandemia, che ha costretto la società italiana alla rinchiusura e al riflusso dai riti e dalla routine della vita quotidiana collettiva, esce il libro di Gaetano Scicchitano, "Le incertezze dell’essere", frutto di anni di riflessione filosofica ed esistenziale, risultato di una accurata disamina metodologica dei punti evolutivi del proprio vissuto dentro il contesto locale, oltre che di appassionata analisi sociologica del suo luogo di formazione e lavoro.


di Vito Barresi

Un saggio ben curato che l’autore ha saputo ordinatamente distinguere in capitoli, si direbbe a piani, prestandosi anche a una singola lettura a stralcio e pause.

Pagine in cui egli ha depositato le sue profonde e acute impressioni sociologiche, strutturandole in un lungo racconto, puntale e articolato, che invita tutti a una attenta riflessione sul pericolo incombente di una forte regressione culturale e morale, che si potrebbe sostanziare nella grave perdita di un notevole capitale sociale, quel valore dell’insieme umano e relazionale di un mondo locale vissuto e costruito con grandi sentimenti di progresso, straordinario impegno e dedizione al proprio miglioramento, alla scolarizzazione, istruzione e formazione delle nuove generazioni, e per questa strada volto alla qualificazione più moderna e giusta della società crotonese.

Gli scenari socio-economici e gli spazi di confronto, conflittuali, contrattuali e consensuali, attraversati e rivisti dal saggista con la lente d’ingrandimento delle categorie sociologiche più classiche, sono descritti da Scicchitano, persino con minuziosa artigianalità, con la stessa cura del disegno tecnico esatto e simmetrico, con cui schematizza tutti i circuiti della vita quotidiana, tipici di un’antica città del Mezzogiorno.

A partire dalla condizione primaria dell’infanzia, la struttura della famiglia e della rete della parentela che da patriarcale divenne rapidamente nucleare, fino alla scoperta della complessità dell’età adulta, in cui si svolge quella commedia dei ruoli sociali (“la città nella quale vivo è stata la mia culla e continua a essere il più tangibile contenitore della mia esistenza.La scoperta di quello che vi è oltre avvenne in maniera graduale nel corso degli anni”), su cui si innestano ibridazioni, classismi, marginalità, ecc.

Una stratificazione sociale quasi perennemente immobile che stronca il passo del cambiamento e che spesso determina spaesamento, distacco e l’alienazione, spinta alla fuga e alla rottura, talvolta senza vera e sostenibile alternativa che non sia l'emigrazione e la rassegnazione, dagli idoli e dalla sovrastrutture 'teologiche' del passato (religiose, sessuali, culturali, mitologiche, ecc.), che solo sporadicamente si tramuta in ribellione, rinnovata forza intellettuale, anelito e impegno a interpretare tutto il proprio mondo di vicinanza e di lontananza geografica e storica, politica e istituzionale, in rapporto e confronto con i tempi e le tambureggianti dinamiche trasformative della società contemporanea italiana ed europea.

Con questo suo saggio di impronta sociologica, ma anche autobiografica, l’autore sa cogliere, nella lettura delle sue varie sfaccettature, nei desideri umani e nei bisogni sociali, la forte domanda di futuro che attraversa e contrassegna la realtà crotonese, sia nel flusso eterogeneo e contraddittorio della crisi strutturale che attanaglia questa realtà dopo la scomparsa della città industriale, sia nel sedimento, sempre affiorante e frenante, delle più ataviche consuetudini comunitarie.