Turismo da smart working: un’opzione poco considerata che la Calabria dovrebbe sfruttare meglio

10 maggio 2021, 08:30 Imbichi

In vista della stagione estiva la Regione Calabria, e più in generale i vari comuni calabresi, non stanno neppure tentando di sfruttare la carta dello smart working e del south working. Escludendo poche realtà, ci si è focalizzati sul classico turismo estivo mentre altre mete - sopratutto estere - continuano ad attirare e convincere i lavoratori.


di Francesco Placco

Da oggi la Calabria è zona gialla. Tirano un respiro di sollievo i settori che più hanno risentito delle restrizioni, e si guarda con ottimismo e fiducia alla stagione estiva. Stagione dalla quale ci si aspetta una sorta di rinascita, e che bisognerà vivere senza troppe leggerezze nonostante l’aumento delle vaccinazioni.

Il pericolo non è ancora passato, e non bisogna abbassare la guardia. Almeno, non eccessivamente. Nel frattempo, è tornato in auge il paragone con gli anni ‘20 del secolo scorso, o quantomeno con il loro mito americano: anni di baldoria, di eccessi, nati proprio al termine della lunga pandemia di spagnola. In un certo senso, c’è chi si aspetta proprio questo, da quelli che vengono definiti i nuovi roaring twenties.

Senza entrare nel merito degli stravolgimenti culturali e sociali di quegli anni, possiamo sintetizzare affermando che portarono numerosi cambiamenti anche in Europa. E, volendo mantenere il paragone, anche oggi ci troviamo di fronte a situazioni in un certo senso nuove e con un divenire, come ad esempio lo smart working. Una realtà già consolidata in alcuni settori, che tuttavia è diventata di più ampio respiro coinvolgendo diversi settori, sia nel pubblico che nel privato.

Impossibile dire se e quanto durerà, lo smart working. Fatto sta che ancora oggi, e probabilmente per tutto l’anno in corso, continuerà ad essere un elemento contraddistintivo di questo periodo di emergenza globale.

Un elemento da sfruttare, dato che permette ad un lavoratore di trasferirsi un po’ ovunque a patto di avere una buona connessione ad internet ed un buon computer. Ma che in Calabria pare essere stato snobbato, perdendo così un importante settore che, a ridosso della stagione, sta già mostrando il suo volume d’affari.

Di pochi giorni fa la notizia che nel Lazio, precisamente al Circeo ed a Sabaudia, le “vacanze in smart working” abbiano già fatto registrare un primo tutto esaurito, riducendo le disponibilità di alloggi del 30% (QUI). E non sono gli unici casi in Italia: la Regione Puglia, ad esempio, ha stipulato un apposito accordo con le varie parti sociali per favorire lo smart working sia ai lavoratori locali che ai “nomadi digitali”; allo stesso modo, la Regione Piemonte si aspetta di ottenere da un sistema simile circa 400 mila prenotazioni in più nella prossima estate.

Discorso diverso invece per alcuni stati esteri, che stanno incentivando in tutti i modi i turisti a trascorrere periodi più lunghi a prezzi molto vantaggiosi: il primo in Europa è stato il Portogallo, che ha annunciato la nascita di un enorme “villaggio” per smart workers a Madeira; in Grecia invece è stato approvato un vero e proprio piano per favorire i trasferimenti a lungo termine, con regimi di detassazione per i lavoratori da remoto. Un po’ più lontano, le Maldive propongono soggiorni all inclusive a prezzi estremamente vantaggiosi, dalla durata di almeno un mese.

A queste iniziative istituzionali si sommano poi le iniziative dei privati, che di certo non mancano in Calabria. Tuttavia, il disinteresse istituzionale è forse sintomo di una sottovalutazione del potenziale beneficio che questo territorio potrebbe avere, semplificato nel concetto del south working ripreso in più occasioni ma che pare non essere andato oltre le belle intenzioni.

Di questo passo non solo non attireremo lavoratori “stranieri”, ma non incentiveremo neppure tutti quei calabresi che già lavorano in smart working, e che saranno più tentati dall’andare a farsi qualche settimana all’estero o altrove in Italia. Una pianificazione anche in questo senso sarebbe necessaria, in modo da garantire un ulteriore tentativo per riprendere l'economia regionale dopo la dura battura d'arresto subìta.