Uccidere Aldo Moro per distruggere la Democrazia Cristiana? Il disegno terroristico per cancellare il partito dei cattolici dalla politica italiana

9 maggio 2021, 19:30 100inWeb | di Vito Barresi

Ci sono due testi ("Lettera del Santo Padre Paolo VI alle Brigate Rosse", 21 aprile 1978, "La preghiera del Santo Padre Paolo VI per l’On.Aldo Moro", 13 maggio 1978) che la Chiesa conserva e custodisce sulla ‘vicenda Moro’, entrambi scritti e letti da un Papa, Paolo VI, che meritano di essere costantemente ricordati e studiati, quale testimonianza e documentazione di primissimo livello, per analizzare e comprendere lo sfondo ideologico, culturale e anticattolico, in cui trovava radici l’enorme assedio al sentimento cristiano del Paese, l’immensa portata, violenta e distruttiva, di un attacco, prima moralistico e poi armato, finalizzato a demolire, per onde, riverberi, repliche e cerchi, l’intera esperienza nazionale dei cattolici in politica che va da Don Sturzo fino ad Aldo Moro.


di Vito Barresi

L’amicizia tra il Papa e Moro, risaliva ai tempi della loro gioventù, gli anni bellissimi e entusiasmanti della militanza universitaria nella Fuci, ‘amico di studi, fratello di fede al quale ci legava stima particolare per antica amicizia negli anni universitari’. Sono questi sentimenti, frammisti all’angoscia e all’atroce esito del rapimento, che faranno esprimere a Paolo VI questi pensieri:

"Io scrivo a voi, uomini delle Brigate Rosse: restituite alla libertà, alla sua famiglia, alla vita civile l'onorevole Aldo Moro. Io non vi conosco, e non ho modo d'avere alcun contatto con voi. Per questo vi scrivo pubblicamente, profittando del margine di tempo, che rimane alla scadenza della minaccia di morte, che voi avete annunciata contro di lui, Uomo buono ed onesto, che nessuno può incolpare di qualsiasi reato, o accusare di scarso senso sociale e di mancato servizio alla giustizia e alla pacifica convivenza civile. Io non ho alcun mandato nei suoi confronti, né sono legato da alcun interesse privato verso di lui. Ma lo amo come membro della grande famiglia umana, come amico di studi, e a titolo del tutto particolare, come fratello di fede e come figlio della Chiesa di Cristo.”

Amicizia, fratellanza, amore verso un fratello di fede in pericolo, nelle mani di carnefici sconosciuti che lo uccideranno senza alcun rimorso, senza pietà, perchè nei loro cuori in quel momento pulsava il veleno dell’odio e della vendetta, la cieca ossessione della morte e della punizione di un giusto, che già aveva avuto il coraggio politico di reagire al linciaggio di parte avversaria che lo voleva alla sbarra, insieme al Presidente della Repubblica Giovanni Leone, ingiustamente accusato di corruzione e costretto a premature dimissioni, con l’ormai premonitore intervento in Parlamento (Aldo Moro, Discorso alla Camera sullo scandalo Lockheed, 11 marzo 1977):

"Per tutte queste ragioni, onorevoli colleghi che ci avete preannunciato il processo sulle piazze, vi diciamo che noi non ci faremo processare. Se avete un minimo di saggezza, della quale, talvolta, si sarebbe indotti a dubitare, vi diciamo fermamente di non sottovalutare la grande forza dell'opinione pubblica che, da più di tre decenni, trova nella democrazia cristiana la sua espressione e la sua difesa. Rispettando gli altri, desideriamo essere rispettati a nostra volta in qualsiasi momento, ed in particolare quando esprimiamo un voto di coscienza. Chiediamo di essere rispettati non solo per la imponente quantità di consensi che, sostanzialmente inalterata, noi abbiamo alle nostre spalle, ma anche e soprattutto perché, mentre è in atto una corrosione dei valori e delle strutture della società, una corrosione che dovrebbe fare riflettere seriamente quanti vanno al di là dell'immediato e guardano al domani, noi rappresentiamo non solo dei voti, ma idee, attese, speranze, valori, un patrimonio insieme di innovazioni, di ricchezza umana, di stabilità democratica, del quale il paese, secondo la nostra profonda convinzione, non potrebbe fare a meno."

A nulla valse l’implorazione del Papa ai criminali coperti dal manto di assurde quanto insensate analisi internazionale sullo Stato Imperialista Mondiale:

"Ed è in questo nome supremo di Cristo, che io mi rivolgo a voi, che certamente non lo ignorate, a voi, ignoti e implacabili avversari di questo uomo degno e innocente; e vi prego in ginocchio, liberate l'onorevole Aldo Moro, semplicemente, senza condizioni, non tanto per motivo della mia umile e affettuosa intercessione, ma in virtù della sua dignità di comune fratello in umanità, e per causa, che io voglio sperare avere forza nella vostra coscienza, d'un vero progresso sociale, che non deve essere macchiato di sangue innocente, né tormentato da superfluo dolore."

Nè valsero gli innumerevoli tentativi per giungere a una trattativa, come ha raccontato Giuseppe Fioroni, presidente dell'ultima Commissione parlamentare d'inchiesta Moro 2, dopo aver esaminato nuove ed ulteriori fonti da cui:

"Emerge un Paolo VI molto attento e impegnato, con una rete di collaboratori, nel tentativo di salvare Moro. Innanzitutto con un'ipotesi di riscatto, 10 miliardi di lire. Più testimoni oculari descrivono i soldi, la coperta sotto cui erano nascosti sul tavolo di Castelgandolo, le fascette, riconducibili ad una banca israeliana e ad un parlamentare magnate israeliano. Abbiamo riscontri anche nei diari di Giulio Andreotti: gli venne fatta una domanda da ambienti vaticani, sull’affidabilità del parlamentare israeliano, che mise a disposizione quella somma".

Poi venne il giorno e l’annuncio che nessuno mai avrebbe voluto ascoltare e vedere, il momento del dolore che spinse alla sincerità commossa della Preghiera e del pianto, racchiusi nel secondo dei documenti papali, quello letto ai funerali di Aldo Moro, nel momento tristissimo del commiato dall’amico amato:

"Ed ora le nostre labbra, chiuse come da un enorme ostacolo, simile alla grossa pietra rotolata all'ingresso del sepolcro di Cristo, vogliono aprirsi per esprimere il «De profundis», il grido cioè ed il pianto dell'ineffabile dolore con cui la tragedia presente soffoca la nostra voce.

Signore, ascoltaci!

E chi può ascoltare il nostro lamento, se non ancora Tu, o Dio della vita e della morte? Tu non hai esaudito la nostra supplica per la incolumità di Aldo Moro, di questo Uomo buono, mite, saggio, innocente ed amico; ma Tu, o Signore, non hai abbandonato il suo spirito immortale, segnato dalla Fede nel Cristo, che è la risurrezione e la vita. Per lui, per lui."

Infine, davanti a una gremita assemblea raccolta in assoluto silenzio, il messaggio a futura memoria, quell’appello, che mai più sarà ripreso dai cattolici in politica, in direzione dell'unità, tra le lacrime nascoste di un Papa profondamente addolorato, colpito, ferito da tanta ferocia, il messaggio della Misericordia e del coraggio che ancora oggi riecheggia nel difficile percorso della vita italiana, tra rimorso e perduta identità:

"E intanto, o Signore, fa' che, placato dalla virtù della tua Croce, il nostro cuore sappia perdonare l'oltraggio ingiusto e mortale inflitto a questo Uomo carissimo e a quelli che hanno subito la medesima sorte crudele; fa' che noi tutti raccogliamo nel puro sudario della sua nobile memoria l'eredità superstite della sua diritta coscienza, del suo esempio umano e cordiale, della sua dedizione alla redenzione civile e spirituale della diletta Nazione italiana!"