Scommettiamo che quell’attore navigatissimo di Ninetto Spirlì, oggi interprete straordinario nella parte di presidente della Regione Calabria, conosce a memoria tutte le versioni teatrali dell’opera detta “Convitato di Pietra”? E che della figura del fantasma nascosto in una statua sepolcrale ora, immaginariamente, collocata dalla Dda di Catanzaro proprio nella stanza a vista cielo dove si riunisce la giunta regionale, egli se ne sia fatta una rapida ripassata oltre che nella tartufesca e divertente scrittura del Moliere, anche in quella più sanguigna della commedia in versi El burlador de Sevilla y convidado de piedra (1630), attribuita allo scrittore spagnolo Tirso de Molina?
di Vito Barresi
Perché se c’è un tipico “convitato di pietra” che siede al tavolo della Giunta Spirlì-Talarico, da un po’ di mesi a questa parte, non è l’ultimo capitano ormai disoccupato di covi caldi da scovare, e neanche l’occhio vitreo delle telecamere e dei trojan che aveva promesso la Santelli, ma quella voce della coscienza, invisibile, figura immateriale ma solida, che si chiama il Giudice con la “G” maiuscola Gratteri, che è uno stemma simile a quello della “Z” di Zorro, che segna, sigla come una firma, fino a campeggiare ovunque nelle lande desolate, sia della Giunta che del Consiglio Regionale della Calabria.
È a tale incombente monito morale che Ninetto Spirlì deve dare prova di saper rispondere, non solo in cuor suo alla vicina coscienza interiore, ma nei fatti veri, nelle scelte coraggiose e maschie, revocando immediatamente le deleghe all’assessore inquisito, così facendo, mettendo al riparo la credibilità non tanto sua ma dell’istituto regionale calabrese.
Se è vero, come è vero, che l’opinione pubblica calabrese, attenta ai dettagli della cronaca politica e giudiziaria, sa bene che è un diritto del signor Talarico difendersi dalle accuse di associazione a delinquere semplice, aggravata dalla mafiosità e dal voto di scambio politico-mafioso, a lui imputate nell’inchiesta della Dda di Catanzaro “Basso Profilo” (QUI), occorre dare immediatamente una risposta sia all'urtata sensibilità di tanti cittadini elettori, sia alla buona pratica nella gestione dei pubblici uffici, senza far adombrare sulle istituzioni il velo del dubbio e dell’imbarazzo, quindi, senza ulteriore indugio, chiedendo all’assessore di dimettersi dalla carica che ricopre.
Altrimenti, da buon cattolico come afferma essere lo Spirlì, a che servirebbero quelle sue plateali manifestazioni di fede Mariana, appese alla sue spalle nelle tante fotografie che lo ritraggono, non in chiesa ma nello studio di Presidente della Regione Calabria?