La parola antropocene è stata coniata alla fine degli anni Settanta del Novecento. Ma che cos’è l’antropocene? In breve è la prima era geologica nella quale i grandi cambiamenti territoriali e climatici dipenderanno dagli esseri umani. Dunque il degrado ecologico del pianeta non è solo il prodotto dell’azione geologica, bensì di quella sociale, economica, produttiva e insediativa. Per cui la domanda è cosa accadrà, per esempio, tra cento anni, in una regione ambientalmente fragile, deturpata, sfruttata come la Calabria? Esisterà ancora? Chi si salverà?
di Vito Barresi
L’era antropocenica sta mettendo le società di ogni parte del mondo davanti a un bivio: salvarsi, oppure illudersi che tutto potrà continuare come prima.
Immaginare una Regione Calabria diversa e nuova, che sia in grado di affrontare, responsabilimente, non solo il breve ma anche il medio e il lungo periodo, è una necessità ineludibile per utilizzare al meglio le risorse del Recovery Fund e Next Generation Ue, incamminarsi nell'epoca del Green New Deal, avviare la transizione ecologica anche nei territori provinciali e comunali.
La transizione ecologica non è un pranzo di gala, e nemmeno una festa d’onomastico per rallegrare qualche personaggio ben in vista e influente che fa parte dell’oligarchia dei vip che comandano in questa Regione, sull’economia, le università, nell’apparato dello stato, nella Giustizia, nella criminalità, nelle istituzioni e nella politica, ma uno scossone che richiede una profonda trasformazione culturale e sociale.
Se non cambia la visione errata di questa ‘attuale’ classe dirigente, in gran parte maschilista e composta da uomini che pensano sopratutto a conquistare solo benessere materiale e non sociale, soldi, potere e influenze, parallelamente aumenterà la catastrofe dell’ecosistema e della biosfera regionale, con un incremento dei danni climatici che saranno ben visibili nel manifestarsi di calamità di vario genere, ripetutamente e periodicamente.
Con il Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza (Pnrr, detto anche Recovery) ci sono soltanto cinque anni per dare basi solide alla riconversione ecologica della Regione Calabria, sviluppando una nuova intelligenza politica collettiva, in grado di affrontare una transizione ecologica che si valuta, sul piano internazionale, dovrà durare per questi e oltre prossimi trent’anni.
Stiamo, quindi, discutendo di cose molto concrete che riguardano nuove infrastrutture, salute, sicurezza, mobilità elettrica, protezione del territorio, acqua, natura, mari, trasformazione radicale delle manifattura e degli apparati produttivi, a cominciare da agricoltura e servizi.
Ecco perchè alla Regione Calabria si dovrebbe cambiare, facendo entrare i nuovi “grunen' calabresi nel Consiglio Regionale, superando le logiche e gli interessi egoistici di un ceto politico obsoleto, spesso inquinato e inquinante.
Istituire un nuovo assessorato regionale per la transizione ecologica, mobilitare i giovani e le donne calabresi, ovunque, essi siano emigrati,è un percorso politicamente urgente, per aprire la porta a una nuova politica dell'ecologia integrale e umana, con un approccio sostenibile ed eco-compatibile, nella convinzione che tutelare i sistemi naturali, difendere saggiamente le risorse fruibili, significa non inquinare questa regione, contribuendo a salvaguardare l'intero pianeta.