Riscoperta la Pietra delle Inique Sanzioni sulla porta del Castello chiuso di Crotone

21 maggio 2021, 11:40 100inWeb | di Vito Barresi

Della lapide contro le Inique Sanzioni nessuno si era accorto fino ad ora. Neanche quelle che un tempo facevano sfoggio di facile erudizione storica e culturale con le passeggiate finte apolitiche, ma con l'occhio glauco della dea Atena, solo per conquistarsi un seggio in parlamento. Comunque sia, la pietra semplice e di regime sta lì, silenziosa, appartata, quasi nascosta, quasi coperta dall’accecante luce solare che batte sul portone di un Castello, importante e suggestivo, ma che questa amministrazione comunale, passano i sindaci ma niente cambia, tiene chiuso per strane beghe di potere, senza che la Procura della Repubblica si muova a far qualcosa per tutelare il diritto costituzionale dei cittadini alla fruizione corretta dei beni culturali nazionali.


di Vito Barresi

La pietra è nient’altro che un mattone di tufo su cui, a guardar bene, si scorge una data particolarmente significativa nella storia del regime fascista. Era il 18 novembre 1935, un giorno che fa tornare alla memoria il momento in cui la Società delle Nazioni nel condannare l’aggressione coloniale all’Etiopia da parte di Mussolini, decretava pesanti sanzioni contro l’Italia, stabilendo l’embargo di numerose merci e prodotti di primaria necessità e importanza vitale per la normale vita del Paese.

Sanzioni che si concretizzavano in un blocco commerciale che impediva forniture di armi e munizioni e vietava l'importazione e l'esportazione di merci necessarie al proseguimento dell'azione bellica. Praticamente mezza Italia veniva ridotta in stato di necessità alimentare e non solo, dipendendo completamente dal solo e potente alleato tedesco-giapponese.

Grazie alla segnalazione di una giovane e attenta ricercatrice universitaria, particolarmente sensibile alla tutela dei beni culturali, monumentali e archeologici della Calabria e Crotone, oggi possiamo scrivere con certezza sulla ‘riscoperta’ di un reperto storico di piccolo ma di grande importanza, sia per un'appropriata conoscenza degli usi militari più recenti del Castello di Carlo V, che fu sede del comando ionico calabrese della Regia Marina Militare, fino ad oltre il secondo dopoguerra, sia per quel che concerne la ricostruzione di una più precisa storia nella realtà locale dello Stato Fascista e più in generale del Novecento, in questa piccola città, strategicamente importante per industrie e portualità.

La stessa ricercatrice bolognese è riuscita a ricostruire l’identità del reperto consultando con pazienza molti giornali dell’epoca, tra cui sommamente il Corriere della Sera che nell’edizione del 22 novembre 1935, pagina 2, riportava un trafiletto dal titolo “La pietra delle inique sanzioni sul portale del castello di Crotone”, in cui si legge quanto segue:

"Crotone 21 novembre - A cura del Comando della Marina, sul portale dell’antico castello è stata collocata la pietra che dovrà perpetuamente ricordare l’iniquità delle sanzioni. La cerimonia si è svolta fra vibranti manifestazioni patriottiche dei marinai e del popolo."

La notizia non reca alcuna firma e fu pubblicata nella forma usuale di una velina d’agenzia, all’epoca prima dell’Ansa, la principale fonte d’informazione nazionale era l’Agenzia Stefani, similmente ad altri articoli, seguendo il canovaccio propagandistico degli uffici centrali del Fascio, solerti nel ricordare che dal 18 novembre del 1935 ricorreva la data che aveva segnato per il Popolo Italiano l’inizio dell' ‘assedio economico’ e che dimostrò al mondo come quel Popolo unito sotto il segno del Littorio riuscì a superare ogni ostacolo.

Per ordine del Duce, fondatore dell'Impero, la ricorrenza fu in vigore ogni anno successivo, in segno di Vittoria e perchè il Popolo non la dimenticasse, in ogni comune doveva essere scoperta una lapide, alla presenza del Podestà, del Segretario del Fascio, dei Fascisti in Camicia nera e di tutte le Associazioni con i rispettivi Gagliardetti.

Che non si tratti di un ritrovamento insignificante appare evidente per tanti motivi che si avrà modo di approfondire opportunamente altrove.

Per questo siamo convinti, e lo scriviamo ancora, che occorre un adeguato e atteso intervento della Procura della Repubblica che faccia trasparenza e chiarezza sulla strana 'matassa' dei beni culturali a Crotone (leggi anche Bastione Toledo, scavi archeologici abbandonati, sedi ministeriali inesistenti, biblioteche e archivi storici chiusi, degrado di immobili vari, collezioni d'arte scomparse e non inventariate, ecc. ecc.).

L’amarezza per i crotonesi è enorme a ragione del fatto che il Castello si trova in totale condizione di abbandono e che questo attuale sindaco se la 'spassa' sui social e fa finta di non sentire la 'voce' vera dei cittadini onesti, e che lo stesso, siamo abbastanza desolati nel constatarlo, non farà assolutamente niente per affrontare la problematica della riapertura, a suo modo, risolvibile in poco meno di ventiquattro ore, di un bene pubblico che non ha nulla da invidiare ad altri siti monumentali.

Sorge, infine, il sospetto che l'attuale signor sindaco, probabilmente, aspetta a determinarsi, magari in base alle decisioni personalistiche e carrieristiche di qualche altra personalità illustre della politica crotonese, che nel frattempo ha cambiato 'casacca' parlamentare?

Si faccia presto, prima che, come al solito da queste parte, notte tempo, qualcuno non asporti la targa dal portone e se la metta in qualche villa privata, al mare o in montagna non fa differenza.