Liberare il denaro dal demone della ‘ndrangheta e dell’usura adesso è possibile. Con i prossimi fondi europei e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, solo la buona moneta salverà la Calabria da un ennesimo fallimento, altrimenti prevedibile. La missione di una Banca Grunen in Calabria dovrebbe essere quella di mettere le risorse europee previste per il dopo Covid-19 al servizio del cambiamento sociale, ambientale e culturale positivo.
di Vito Barresi
Debellare la piaga del denaro sporco, eliminare la micro-estorsione di strada, sconfiggere il sistema dell’usura, reprimere il riciclaggio nelle sue varie forme, in una sola parola, sconfiggere veramente la criminalità mafiosa e il predominio territoriale della ‘ndrangheta: questa dovrebbe essere la premessa indispensabile per affrontare sul piano regionale la sfida del PNRR, del Recovery Fund, di Next Generation UE, del Green New Deal e della Transizione ecologica in Calabria.
Ma per fare tutto questo, oltre a un'efficiente burocrazia pubblica e locale, ad amministrazioni pronte, attive e competenti ci vuole anche una grande EcoBanca regionale che dia sicurezza ai risparmiatori, custodendo il medio circolante, fortemente aumentato in questi anni lockdown e di caduta dei consumi, non puntando sulll’avido profitto ma promuovendo la circolarità degli investimenti, la positiva selettività e l'inclusione dei sostegni alle piccole e medie imprese, specie nel settore del turismo, dell’artigianato, dell’agroalimentare, della cultura e dell’impresa relazionale enogastronomica.
Chi sono i possibili banchieri verdi che potrebbero contribuire alla svolta etica della finanza regionale con la fondazione di una EcoBanca di Calabria? Sulle ceneri del credito popolare, riprendendo le suggestioni dello scorso inizio secolo del movimento popolare cattolico che si rifaceva alla predicazione sociale dei sacerdori De Cardona e Nicoletti, oggi sale il vento di una proposta nuova anche nella difficile e martoriata terra di Calabria, dove la criminalità organizzata ha fatto terra bruciata attorno ai pilastri sensibili del credito solidale e della fiducia bancaria.
Il sogno di un istituto di credito calabrese trasparente, quello in cui si potrà controllare la tracciabilità del risparmio e degli investimenti, potrebbe ora tramutarsi in realtà sfruttando l’occasione offerta in primo luogo dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che ha tre punti fondamentali: superare le gravi conseguenze economiche, sanitarie e sociali della crisi pandemica; attrezzare il sistema economico e sociale italiano ad affrontare eventi avversi, con capacità di adattamento alle sfide future; promuovere le riforme urgenti per fare ripartire la crescita, affrontando le criticità strutturali dell’economia e della società italiana, in primo luogo il dualismo territoriale tra il Nord e il Mezzogiorno.
La Grunen Bank che serve alla Calabria potrebbe per questo essere leader e modello nell’intera area del Mediterraneo, al servizio delle piccole e grandi inziative imprenditoriali che ruotano attorno ai tre assi strategici, condivisi a livello europeo (digitalizzazione e innovazione; transizione ecologica; inclusione sociale) e alle relative sei missioni (digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione sociale; salute).
Sono proprio queste le aree di investimento che potrebbero riguardare la futura GrunenBank del Mezzogiorno, a sua volta strutturate in 16 componenti, suddivisi in 48 linee di intervento per progetti omogenei e coerenti, pronte a movimen tarsi con efficienza sulle priorità trasversali alle linee di intervento e alle missioni: parità di genere; giovani; Sud e riequilibrio territoriale.