Taranto, pesante sentenza Ilva. Nichi Vendola condannato a tre anni e mezzo per concussione

1 giugno 2021, 12:00 Il Fatto

Cade un mito della sinistra dura, pura, ricca, colta, modaiola, vip, diversa e intelligente? Nichi Vendola idolo indiscusso di una sinistra che si è autoproclamata 'ecologista’, ex presidente della Regione Puglia, alla fine di un difficile processo, denominato “Ambiente Svenduto”, in cui risultava imputato per concussione, è stato condannato a tre anni e mezzo di reclusione, in relazione a fatti riguardanti il pesante inquinamento ambientale causato dall'industria siderurgica Ilva di Taranto. I pubblici ministeri avevano chiesto una condanna a 5 anni.


L'ex leader di Sinistra Ecologia e Libertà, Nichi Vendola, condannato per concussione aggravata in concorso, perchè secondo gli inquirenti, "avrebbe esercitato pressioni sull'allora direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, per far "ammorbidire" la posizione della stessa Agenzia nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall’Ilva.”

A Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell'impianto, è stata inflitta la pena di 22 e 20 anni di reclusione, poichè “rispondono di concorso in associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all'avvelenamento di sostanze alimentari, alla omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro”. Sempre la pubblica accusa aveva chiesto 28 anni per Fabio Riva e 25 anni per Nicola Riva.

Il commento di Legambiente è riportato in una nota del presidente nazionale Stefano Ciafani, del direttore regionale Ruggero Ronzulli e della presidente del circolo tarantino Lunetta Franco, che scrivono a tal proposito che

"Si tratta di una sentenza storica per il popolo inquinato di Taranto che certifica che nel capoluogo ionico c'è stato un disastro ambientale, causato dalla proprietà dell’impianto, che la nostra associazione cominciò a denunciare già negli anni ‘80 quando lo stabilimento era ancora pubblico, e che ha procurato tanti malati e morti tra dipendenti e cittadini. Una sentenza così pesante conferma la solidità, da noi sempre evidenziata, delle perizie epidemiologica e chimica disposte dal gip Todisco. Con questa sentenza di primo grado possiamo dire che eco giustizia è fatta e che mai più si deve barattare la vita delle persone con il profitto ottenuto nel totale disprezzo delle leggi”.

Vendola, che subisce un duro colpo al suo prestigio di 'leader maximo’ e guida morale prima di Rifondazione Comunista e poi di ‘Sinistra italiana', si fa scudo della solidarietà espressa dai suoi compagni di partito, cercado di contenere quelle che ovviamente sone le ‘ricadute’ negative sulla sua immagine politica e personale, provocate da una sentenza che lo colpisce sia in quanto passato amministratore pubblico che come capo di una forza politica che ha fatto del suo stesso volto una bandiera di diversità e orgoglio.

“Nichi Vendola e il prof. Giorgio Assennato hanno passato la vita a difendere il lavoro, la salute e l’ambiente - si legge in un comunicato di Sinistra Italiana - ad aver generato la grande mole di dati necessaria a svelare la verità su quanto si consumava da molti decenni a Taranto. Dati indispensabili persino a imbastire il processo che ha coinvolto Vendola e Assennato, condannati, insieme ai gestori nella sentenza di primo grado. Sta anche in questo paradosso la profonda ingiustizia che si è consumata con l’odierna pronuncia la quale, ne siamo certi, sarà ribaltata nei prossimi gradi di giudizio.”