Addio ai Verdi delle origini? Molto probabilmente si, almeno a sfogliare il manifesto elettorale dei Grunen per le elezioni federali tedesche del 26 settembre 2021, un poderoso ‘vaste programme’, un palinsesto in cui ‘tutto è dentro’ come dice il titolo-slogan lanciato dal partito Verde di Germania.
di Vito Barresi
Un programma politico scritto per la candidata alla cancelleria federale Annalena Baerbock con il dichiarato obiettivo di promuovere una radicale svolta climatica, necessaria e urgente per proteggere le basi della vita sul pianeta e per costruire un nuovo modello di sviluppo economico e sociale in una prosperità rispettosa dell'ambiente.
I tedeschi alle urne saranno chiamati a scegliere davanti a grandi sfide da superare: la modernizzazione ecologica dell’economia nazionale ed europea, il rilancio di una giustizia più consona e adeguata alle nuove sensibilità sui diritti personali, umani e ambientali, dunque in senso istituzionale l’introduzione di un vero e proprio principio di 'legalità ecologica’, il riconoscimento di nuovi statuti per i patti sociali e relazionali, puntando su una coesione comunitaria nelle varie regionalità e territorialità di un'Europa più forte.
Proprio perchè "una società decide chi vuole essere" attraverso le elezioni, ciò vale ancora di più per le elezioni federali del 26 settembre, occasione in cui finisce un'era e ne può iniziare una nuova, anche se il futuro non è qualcosa che accade solo per i militanti della svolta ecologica ma sopratutto per gli elettori, cioè quanti dovranno usare il proprio voto per decidere da soli quale direzione prendere.
Per questo, scrivono i Grunen, dopo anni di politica in modalità di crisi permanente, ciò che serve è una politica lungimirante che prevenga le crisi e ci incoraggi ad apportare i cambiamenti necessari. L'obiettivo principale del programma elettorale è quello di creare un benessere e una qualità della vita rispettosa del clima come base per un futuro degno di essere vissuto.
Con il programma di immediata protezione del clima, i Verdi vorrebbero guidare il loro Paese sulla strada di 1,5 gradi, puntando sulla lotta ai bassi salari, utilizzando risorse per l'energia, favorendo una rimodulazione del cosiddetto supplemento EEG (è questo in sigla il sistema tedesco di sostegno alle energie rinnovabili, abbreviato in EEG, ossia la quota di elettricità prodotta da fonti rinnovabili, a metà strada tra la normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato e il finanziamento agli impianti nazionali di produzione di energia) e un bonus climatico, rendendo la protezione del clima socialmente equa, attraverso investimenti annuali di 50 miliardi di euro nella trasformazione socio-ecologica, base e opportunità per creare nuovi posti di lavoro sicuri.
Progetti, azioni, piani operativi che ribaltano il vecchio impianto accusatorio dell’indimenticabile ‘In nome del Popolo Inquinato’, per superarandone le logiche e i meccanismi desueti, passando dalla penalità alla premialità, dall’esemplare quanto sterile condanna dei reati ambientali alla prevenzione premiale che dovrà spingere cittadini, imprenditori, economia, istituzioni e società a puntare direttamente sugli incentivi utili a quanti vogliono una Germania leader mondiale della pace climatica, promuovendo attività industriali tecnologicamente avanzate e innovative, protese a rigenerare e rimodulare l’intera filiera produttiva e manifatturiera in chiave bioecologica e sostenibile.