La cartina elaborata da Arpacal è sintetica ed eloquente. Le previsioni di “suscettività all’innesco ed alla propagazione degli incendi boschivi” sono stimate in rosso come altissime. L’ultima regione d’Italia è una lingua di fuoco che si tuffa nell’azzurro del Mediterraneo. Altro che peperoncino che brucia. Rischio ondate di calore enorme mai come in questo 2021, nonostante siamo ancora in piena allerta Covid-19. La Calabria, più di altre regioni italiane, potrebbe entrare in un “range” metereologico di calore estivo tanto elevato da paventare gravissime conseguenze per le popolazioni locali, l’uomo e la natura, tale da mettere a dura prova i sistemi di sorveglianza, prevenzione e protezione che fanno capo ai servizi pubblici della sanità regionale.
di Vito Barresi
Senza scherzi, naturalmente se questi presidi di tutela nelle comunità rurali, nei piccoli borghi, nelle città metropolitane, nei capoluoghi di provincia fossero già operativi.
Sta di fatto che il deserto prima ancora della calura sta dentro le pubbliche istituzioni ministeriali, regionali, provinciali e comunali. A partire da Germaneto Catanzaro, quartier generale della Regione Calabria, sul cui orizzonte non si vedono segnali di fumo.
Eppure tutto il territorio circostante potrebbe diventare una valle di fuoco se, improvvisamente, nella controra di un pomeriggio meridiano si inverasse soltanto una delle scene tratte dalla fantastica novella di Ray Bradbury, Rumore di tuono, dove un turista del futuro schiacciando una farfalla potrebbe suscitare una reazione devastante per la storia stessa della Calabria.
Ma nell’immenso ranch di Germaneto non vi è sentore alcuno di allerta, apprensione per il problema dell’aumento vertiginoso della temperatura estiva nelle cinque province, attenzione a un tema che più degli altri appare connesso alla crisi climatica di un pianeta che va verso +1,5°C nei prossimi cinque anni, come si apprende da un recente report sul clima dell'Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo).
Secondo il Piano nazionale per la prevenzione degli effetti del caldo sulla salute tocca al Ministero della Salute provvedere a monitorare dati e rischio in base a una rilevazione realizzata nel corso del periodo estivo, attraverso un questionario rivolto ai referenti locali delle Regioni, delle ASL e dei Comuni, raccogliendo informazioni sul flusso informativo locale prodotto dal sistema di allarme, sull’anagrafe dei soggetti suscettibili alle ondate di calore, sui piani di prevenzione locale degli effetti delle ondate di calore sulla salute.
In ogni comune, almeno teoricamente, dovrebbe essere attivo un centro di riferimento locale (Comune, Asl, centro locale della Protezione civile) pronto a interfacciarsi e interagire con i sistemi di allarme, denominati Heat Health Watch Warning Systems (HHWWS) che utilizzando le previsioni meteorologiche sono in grado di prevedere, fino a 72 ore di anticipo, il verificarsi di condizioni climatiche a rischio per la salute della popolazione, in base a 4 livelli di rischio graduato:
Livello 0 - nessun rischio; Livello 1 - rischio basso previsto per le successive 24-72 ore; Livello 2 - rischio elevato previsto per le successive 24-72 ore; Livello 3 - condizioni di rischio elevato (livello 2) persistenti per 3 o più giorni consecutivi per le successive 24-48 ore.
Per quanto ancora, qui in Calabria, il caldo sarà solo bello, turismo, sole, relax a temperatura scottante in riva al mare, dunque, più selvaggiamente “AAA abbronzatissimi sotto i raggi” … che saettano fuoco?
Così va l’ambiente e il turismo in questa regione che di estremo ci mette già tutto di suo. Quasi nessuno presta attenzione alle statistiche climatiche regionali, a quel 2020, uno dei tre anni più caldi di sempre, la temperatura media globale è stata di +1,2 °C sopra la soglia del periodo pre-industriale e che all’incremento delle temperature corrisponde più ghiaccio che si scioglie, livello del mare più alto, più ondate di calore e altri fenomeni meteorologici estremi, con ricadute sulla sicurezza alimentare, la salute, l'ambiente e lo sviluppo sostenibile.