Stop ’Ecocidio’ territoriale in Calabria. Salvare una regione ad alto rischio ecologico con troppi crimini contro l’ambiente

15 luglio 2021, 11:15 100inWeb | di Vito Barresi

Si chiamerà ecocidio. Parola non del tutto nuova nel vocabolario della lingua italiana che potrebbe entrare a far parte di una non lontana nuova legislazione ambientale europea, anche in coerenza con i programmi di rilancio economico e sociale del post pandemia Covid-19. Nel frattempo, ecocidio resta un lemma che ancora poco alberga nel dibattito delle idee, negli interventi degli editorialisti e, last but no least, nelle scelte politiche e di governo quelle che in nome del ‘popolo inquinato’ dovrebbero mettere in pratica, in nome del popolo inquinato, il principio di chi 'inquina paga’, nonostante tante vicende eclatanti che vanno dalla remota diossina di Seveso all’amianto della Thyssenkrupp, dalle Terre dei Fuochi in Campania, fino all’ancora aperto e tragico caso di delitto ambientale perpetrato ai danni di Taranto.


di Vito Barresi

La convinzione di combattere con leggi adeguate e aggiornate, commisurate agli inediti e più ampi livelli di rischio climatico planetario internazionale che minacciano l'umanità, trova sempre di più riscontri in cronache, episodi, denunce, allarmi e mobilitazioni, a tal punto che potrebbe essere introdotto, nella futura legislazione dell’Unione Europea, proprio il reato di ‘ecocidio’, linguisticamente inteso in quanto ‘uccisione dell’ambiente’.

Tanto che tale ‘fattispecie giuridica’ di ecocidio risulta già ‘iscritta a ruolo’ nei lavori del Parlamento europeo, dove già molti parlamentari sono impegnati ad avviare l’iter per il suo riconoscimento, con l'equiparazione al delitto di genocidio, con ammissibilità al giudizio della Corte Penale Internazionale dell’Aia.

Se l’ecocidio diventerà legge penale, le imprese che si macchieranno di gravi misfatti ecologici, potrebbero essere condannate per i danni causati, superando gli ostacoli giurisdizionali di Paesi in cui manca una normativa di tutela ma in cui è avvenuta una qualsiasi catastrofe ecosistemica, tipo la dispersione di petrolio, gli incendi di intere aree della biodiversità, lo scatenarsi di nubi tossiche, l’inquinamento con sostanze chimiche di elevata pericolosità.

Ecocidio, ambiente, qualità della vita sono temi e tracce che devono diventare prioritari per ricostruire il mondo, rigenerare ecologicamente il pianeta dopo una pandemia che tutti sappiamo ha sicuramente genesi ed eziologia proprio nel mancato rispetto degli equilibri ambientali.

Ma se anche fosse che la pandemia sia stata prodotta in laboratorio, vale a dire attraverso una manipolazione biologica del virus Covid-19, diverrebbe ancor più importante dotarsi di una legislazione specifica che sappia tutelare e garantire contro il rischio e il danno di ecocidio.

Per questo, anche in base alle esortazioni contenute nell’enciclica papale di Francesco, Laudato Sì, per difendere il mondo in cui viviamo è prioritario modificare abitudini consolidate, caratteri sociali, modelli economici, cioè immetersi in quel cammino di ‘conversione ecologica’ tanto necessario per acquisire la giusta consapevolezza della reale vulnerabilità ambientale, sociale e sanitaria della Calabria, dove è esplosa la crisi dei rifiuti, persiste il pericolo ambientale ambientale dell’inquinamento causato dalle mancate bonifiche, a tal punto da poter ipotizzare il verificarsi non di uno ma di tanti piccoli ecocidi territoriali.