Gli errori e le incapacità di questo sindaco, Vincenzo Voce, sempre più ondivago e ideologicamente confuso, stanno mettendo a rischio la tenuta civile e democratica di un intero territorio, spingendo la città e l’intera provincia di Crotone verso un vero e proprio collasso di sistema, come dimostra la contemporanea crisi dei rifiuti e degli approvvigionamenti idrici, in piena estate, proprio durante la difficile ripresa del dopo Covid-19.
Di questo e non di altre “tanzanate” dovrebbero discutere i crotonesi tutti, che invece sono quotidianamente distolti da un’abile regia informativa che evita e nasconde la realtà, che si concretizza in un pauroso e impressionante crollo verticale dei servizi essenziali ai cittadini, nella drammatica e improvvisa carenza dell’acqua, nell’irrisolta minaccia della spazzatura, nello sbando in cui versano le partecipate Akrea e Congesi, nell’assenza del sindaco da ogni serio confronto e concertazione con le organizzazioni sindacali e di categoria, nel dilagare dell’illegalità nel territorio urbano, nella mancanza di garanzia e trasparenza negli uffici comunali, dove continuano a dominare assessori impreparati e consiglieri inquisiti, dirigenti e funzionari sotto inchiesta.
Tutto ciò sta creando, e se ne avvedano al più presto in Prefettura e in Procura, una spaventosa miscela esplosiva di rabbia e rancore, che si avverte non solo nel diffuso malcontento quanto in una impressionante caduta di credibilità e di fiducia verso lo Stato e le istituzioni democratiche.
Che l’attuale sindaco Vincenzo Voce sia un buon uomo nessuno lo mette in dubbio ma che allo stesso tempo occorra denunciare alcune sue tare e lacune è altrettanto pacifico.
In questo primo anno egli ha mostrato in pagella di essere carente, non diciamo di tutte, ma di due o tre qualità essenziali per essere un buon amministratore locale, cioè quelle referenze, quelle doti e quei titoli assolutamente necessari e preliminari per potere governare con profitto ed efficienza la città di Crotone.
E lo si comprende non solo dal suo curriculum di ingegnere privato e di docente statale ma anche dal modo in cui ha condotto la sua campagna elettorale senza alcun programma complessivo e integrato, senza un progetto di riordino, rilancio, ripresa e resilienza del nostro comune ma soltanto aizzando la rissa, dileggiando i suoi avversari, con toni di tracotanza spesso urtanti e talvolta con la licenza e il lusso di adoperare verso gli altri che non siano Voce scadenti meccanismi allusivi, parenti stretti della diceria e della contumelia.
Metodi che come sempre accade prima o poi si ritorcono inesorabilmente contro chi li maneggia con disinvoltura e disprezzo.
Perché se c’è una prima accusa da avanzare a Vincenzo Voce non è solo la mancanza di una visione prospettica e futura, non solo la scadentissima amministrazione del giorno per giorno su cui pure mostra enormi lacune, tranne nei continui viaggi di andata e ritorno a Catanzaro, compresi gli appuntamenti del suo nuovo schieramento di centro sinistra a cui ha aderito, ma anche la carenza evidente del dono del dialogo, del confronto e spesso anche quello della tolleranza.
E ce ne dispiacciamo anche a nome e da parte di chi lo ha votato con tanto entusiasmo e convinzione.
Da questa assenza di orizzonti, di capacità strategica camuffata in un costante tatticismo di consumato politicante, cioè di balzellare qua e là tra Iacucci e Vallone, tradendo nello sguardo De Magistris, irretendo e condizionando il suo sodale Tansi (detto anche il giovan ricercatore geologo dell’Eni a San Donato Milanese) fino ad accucciarsi accanto alla neo candidata del Pd Amalia Bruni - figlia storica del Presidente della Giunta berlusconiana e di Centro Destra, Pino Nisticò, e adottiva di tal Graziano e Boccia dei democratici napoletani - cioè effettuare una sfacciata transumanza con ricercata arte trasformistica, che lo ha portato di fatto a “iscriversi” nel Pd, nasce anche la discesa irreversibile della sua amministrazione, che nulla ha saputo fare nella raccolta dei rifiuti urbani, trasformando un problema solubile in una seria minaccia in tempi di pandemia, per la sanità collettiva e per l’igiene pubblica.
Il tutto si aggrava dalla mancanza di acqua potabile nelle case e nelle attività produttive, dunque, nella sua totale e palese inettitudine e incapacità ad affrontare con rapidità le emergenze, a saper condividere i rischi e le scelte con la sua maggioranza, il suo Consiglio comunale, il suo gruppo politico che non ha, in una parola, a essere in grado di esercitare il comando nella città con mano forte e ordinata, a favore di tutti, specialmente delle fasce più deboli e bisognose.
Ora siamo a un anno dall’inizio del suo mandato, talché possiamo dire oggettivamente, e sulla base dei fatti e delle necessarie valutazioni in merito, che è lui, questo sindaco Voce Vincenzo, e non altri, l’unico vero grande problema della città, con il rischio che ne diventi oltre che un macigno sulla via d’uscita dalla crisi, addirittura la pietra tombale del suo possibile nuovo sviluppo.
Il suo confusionario ed errabondo concepire la pubblica amministrazione desta preoccupazione e incertezza, non solo e non più nell’opposizione in Consiglio comunale, ma anche nella parte più avvertita della sua stessa maggioranza che deve essere aiutata a comprendere meglio il pericolo di implosione e dissolvimento di fronte al quale si trova l’intera città di Crotone e la sua democrazia comunale.