No al Ponte sullo Stretto: Legambiente smaschera le tre grandi bugie di un’opera insensata

Basta bugie sullo Stretto di Messina. Dalla Sicilia, Legambiente con un flash mob a Capo Peloro, presso la spiaggia libera accanto al Lido Horcynus Orca, lancia un messaggio forte e chiaro al Governo Draghi ribadendo il proprio no ad un’opera inutile e insensata e su cui in questi mesi è tornata nuovamente l’attenzione della politica. Con il recovery plan e le risorse europee è ripartita, infatti, la retorica sulle grandi opere, con il messaggio che tutto sarebbe diventato possibile, finanziabile e realizzabile. Da qui il rilancio del progetto del Ponte sullo Stretto, con una commissione del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile che ha fatto ripartire gli approfondimenti progettuali e scatenato annunci e promesse.


Su questa insensata opera per Legambiente ruotano tre grandi bugie: la prima è che si possa ripartire proprio da questo progetto, affermazione falsa visto che lo stop avvenne sulla base di valutazioni tecniche ed economiche che portarono il Governo Monti a dichiarare il fallimento del progetto, dopo che il General Contractor Eurolink non era stato in grado di dimostrare la fattibilità e a risolvere i problemi tecnici, geologici e paesaggistici dell’opera.

La seconda bugia è che presto arriverà l’alta velocità da connettere al ponte per rilanciare il Sud. Il recovery plan finanzia con 10 miliardi euro una tratta che non sarà completata prima del 2030 (e che permetterebbe di risparmiare tra 5 e 10 minuti), poi mancherebbero diverse centinaia di chilometri tra le montagne dell’Appennino e non si sa quante risorse da trovare. Ma è evidente che non si possono aspettare venti o trenta anni prima di avere un cambiamento nei collegamenti tra la Sicilia, la Calabria e Roma.

Una terza bugia, denuncia Legambiente, è che le risorse europee potrebbero aiutare la realizzazione del Ponte, ma non è così visto che non è previsto nel Recovery plan e neanche nella programmazione europea 2021-2027, e non rientra nel programma Connecting Europe Facility che fornisce assistenza finanziaria alle reti e alle infrastrutture transeuropee.

Tutte queste bugie servono solo a buttare altri soldi pubblici, dopo il miliardo di Euro che fino ad oggi sono costati studi e consulenze, stipendi della società stretto di Messina. Per questo l’associazione ambientalista lancia oggi un appello al Governo Draghi per chiedere di abbandonare ogni insensata corsa al Ponte sullo stretto e di rilanciare gli investimenti in collegamenti veloci e frequenti tra la Sicilia, la Calabria e il resto della Penisola.

“I cittadini siciliani e calabresi – dichiara Edoardo Zanchini vicepresidente di Legambiente – hanno diritto a proposte credibili di rilancio degli spostamenti attraverso connessioni ferroviarie, navali e aeree più semplici tra le regioni, verso Nord e anche con il resto del Mezzogiorno, non di aspettare altre promesse e rinviare il cambiamento di qualche decennio. Negli ultimi dieci anni i cittadini di queste due regioni hanno visto tagli ai collegamenti sia dei treni nazionali verso nord sia nei collegamenti regionali, che già erano i più vecchi (una media di 19 anni contro 11,7 al Nord) e lenti d’Italia. Attualmente il treno più veloce tra Roma e lo Stretto (Villa San Giovanni) ci mette 5 ore e 8 minuti, quando fino al 2019 c’era un Frecciargento che ci metteva 4 ore e mezza. Eppure in questi anni sono stati realizzati investimenti sulla linea tirrenica che permetterebbero di far viaggiare i treni più sicuri e veloci. Inoltre le Frecce non attraversano lo Stretto, per cui bisogna cambiare treno in Sicilia e prendere un Intercity o un regionale fino a Palermo o Catania”.

In particolare Legambiente indica all’Esecutivo Draghi quelli che dovrebbero essere le quattro azioni su cui concentrarsi:

  • Portare le Frecce nei collegamenti tra Palermo, Catania e Roma, garantendo gli investimenti per il servizio e il nuovo materiale rotabile in modo da utilizzare da subito al meglio la linea tirrenica dopo gli interventi fatti e riducendo i tempi sulla tratta tra Reggio e Roma a massimo 4ore e trenta minuti.
  • Investire sulla linea costiera Reggio Calabria-Salerno per garantire un servizio ad alta velocità. Con un intervento sulla linea tirrenica dalla spesa limitata, se confrontato con l’attuale progetto del Governo, si possono eliminare curve e controcurve riducendo lunghezza del percorso e tempi. In particolare, intervenendo nei tratti costieri più complessi e con soluzioni innovative, come il passaggio sotto l’aeroporto di Lamezia e la creazione di una stazione.
  • Potenziare il trasporto via nave lungo lo Stretto. Per i treni ad alta velocità occorre acquistare moderni traghetti Roll-on/Roll-off lunghi 200 metri, che permettono di far entrare le Frecce senza scomporle e di uscire direttamente nella direzione opposta una volta arrivati a Messina o Villa San Giovanni, dimezzando così i tempi di attraversamento. Attualmente per entrare nelle navi le carrozze dei treni vengono separate con manovre complicate, inoltre le navi, avendo un solo ingresso dei treni, portano a manovre in porto che fanno perdere ulteriore tempo, tanto che si arriva a tempi di circa due ore. Eppure si potrebbe migliorare questa situazione attraverso traghetti Ro-Ro, come si trovano nel Mar Baltico. In questo modo le frecce di Trenitalia o gli Italo potrebbero entrare senza essere smontati direttamente nella nave e direttamente uscire nel porto di sbarco, grazie a un sistema di doppia entrata dei traghetti. Per gli spostamenti passeggeri lungo i porti dello Stretto occorre riqualificare terminali passeggeri e stazioni (oggi in condizione di degrado), migliorare accessibilità e coincidenze con il trasporto pubblico ma anche con percorsi pedonali e ciclabili, rinnovare le navi in circolazione. Tutti interventi urgenti, rinviati perché assurdamente considerati alternativi al ponte, realizzabili in tempi brevi e che potrebbero rendere più attraente per i turisti quest’area della Sicilia e aiutare studenti e pendolari.
  • Rafforzare i collegamenti in treno da Reggio Calabria con Taranto e Bari, sia quelli passeggeri con nuovi collegamenti diretti tramite le Frecce, che quelli merci. Oggi questi collegamenti sono lentissimi e con materiale rotabile inadeguato. Il recovery plan prevede investimenti importanti per l’elettrificazione delle linee al sud e il potenziamento di alcune direttrici che permetteranno di rendere più veloci e sicuri i viaggi. Per le merci quello che serve è garantire che le linee tirrenica, jonica e adriatica al sud possano essere utilizzate da treni lunghi 750 metri, con gli interventi sopra menzionati. Molti interventi sono già in corso e altri saranno completati nel corso dei prossimi anni e a quel punto diventerebbe possibile organizzare dal porto di Gioia Tauro connessioni dirette con gli interporti del nord ma anche con il porto di Bari e di Taranto.

“Una programmazione di questo tipo – spiega Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia – consentirebbe nel giro di pochi mesi di dare un segnale di potenziamento del servizio, portando anche al Sud i treni nuovi, e nel giro di qualche anno di disporre di treni passeggeri che in 6 ore collegano Palermo con Roma e un miglioramento complessivo degli spostamenti per le persone e le merci. È quello di cui abbiamo bisogno per rilanciare le città e i territori del Sud, dimostrando che un futuro diverso è possibile per gli spostamenti tra porti e centri turistici, aeroporti e stazioni, poli produttivi. Ed è coerente con gli impegni sulla riduzione delle emissioni di gas serra prese dal nostro Paese che prevedono una completa decarbonizzazione al 2050”.