Scenari di potere in Calabria. Perché Occhiuto il 3 ottobre è in procinto di vincere le elezioni

31 luglio 2021, 12:45 100inWeb | di Vito Barresi

Il sistema di potere imperante in Calabria è incapace di reagire al quadro drammatico emerso con la Pandemia e la confusa campagna governativa vaccinale. Non ha le risorse, né umane, né finanziarie, né progettuali; ha logorato l'immagine della regione, non ha alcuna narrazione convincente da offrire per richiedere aiuto, soccorso e solidarietà al Paese. Ora è costretta a puntare praticamente tutto su una offerta politico-elettorale squilibrata e inquietante, sia nei nomi che nei programmi. Ai blocchi ci sono due uomini e una donna - per dirla un poco alla Aldo, Giovanni e Giacomo - che si giocano la partita con manifeste intenzioni, anche latenti, di volere superare l’uno e l’altro, alcuni con evidenti punti di debolezza, altri invece con sbandierati punti di forza.


di Vito Barresi

A mio avviso, per comprendere come si sta formando la sagoma del consenso, l’orientamento prevalente nelle urne, occorre conoscere in che misura la “partitica regionale” sarà in grado di dare risposte alla richiesta prioritaria del ceto dominante.

La principale domanda avanzata è quella di avere a propria disposizione una nuova classe dirigente regionale, un nuovo presidente della Giunta, in grado di presentarsi a Draghi con una forza di persuasione e un programma convincente, sulla scorta di un’analisi reale dei fabbisogni strutturali e infrastrutturali di breve, medio e lungo periodo (2025-2035-2050), capace di tenere dentro il solco dei benefici europei e del Pnrr una regione in evidente stato di disfacimento e agonia.

Distanziamento sanitario e confinamento sociale hanno ancor di più aggravato le differenze storiche, strutturali, ecologiche ed economiche rispetto al resto d’Italia, segnalando la totale e impressionante solitudine di una Regione abbandonata e incompresa, ormai persino incapace di spiccicare una parola sensata su uno sviluppo negato dallo scellerato scambio di favori tra Roma e la colonia calabrese.

Pronubi i politicanti e non solo, è questo il patto immondo, il contratto tacito e vergognoso che lega insieme interessi fortissimi di un dissennato sfruttamento delle risorse del territorio, che vanno dalle foreste all’acqua, dal mare agli idrocarburi, dalle risorse minerarie alla portualità e persino al flusso migratorio, oltre che al riciclaggio di ingenti accumulazioni di denaro e finanze, che i calabresi pagano con emigrazione, miseria, povertà, degrado ambientale territoriale e degenerazione violenta, criminale, mafiosa e delinquenziale della vita pubblica.

I ceti dominanti della Calabria, cioè il compatto strato del terziario tradizionale e avanzato, composto da alti dirigenti dello Stato centrale nel territorio, che godono di lauti stipendi e innumerevoli benefit, e poi ancora gli apparati di giustizia, sicurezza e repressione, i funzionari delle amministrazioni periferiche e regionali, nonché il circolo ristretto dei pochi industriali e imprenditori sia manifatturieri, appaltatori che sedicenti agricoltori, fino a scendere alle rappresentanze sindacali dei lavoratori dipendenti e persino al “basso clero” diffuso nelle province, hanno davanti a loro la griglia di partenza dei canditati che concorrono a conquistare il primato e la posizione più alta del comando regionale, il ruolo del Presidente della Giunta esecutiva della Regione Calabria.

La classe dirigente politica, burocratica, statale e regionale, gli imprenditori e i sindacati (ma qui va fatta una precisazione visto il recente raduno nazionale di Cgil, Cisl e Uil su questo tema) non ha avuto - per le sue “genetichetare in termini sia di formazione che preparazione - la capacità di reagire pro-attivamente e rapidamente, con una propria proposta autonoma, originale e regionalista alla frustata della crisi pandemica, elaborando una strategia di resilienza e ripresa propria e coerente con la nuova pianificazione europea contenuta prima nel programma Von der Leyen, poi nel Recovery Fund, che ci esorta tutti a metterci al lavoro per rendere la Calabria più verde, più digitale e più resiliente.

Il candidato della coalizione di centro-destra Occhiuto, sulla base del suo profilo, sembra corrispondere ampiamente al requisito di rappresentanza posto dalla maggioranza dei calabresi, sia per il suo attuale ruolo di capogruppo in Parlamento, dunque, per il grado di diretta vicinanza al Governo e a Draghi, che stanno impostando riforme di struttura e avviando il piano finanziario del Pnrr nelle varie regioni del Nord, del Centro e del Sud.

Diverso il posizionamento della coalizione di centro-sinistra, indebolita da lotte di fazione interne, che per dare fiducia all’elettorato che conta, ceto impiegatizio, burocrazia regionale e di stato, sanità, terzo settore, mondo sindacale e patronati, sindaci e amministratori locali, dovrà giustificare l’oggettiva irrilevanza politica della sua candidata civica, il cui peso in termini di autorevolezza, leadership e potenza politica personale è irrisorio, dovendo sottostare a una catena operativa e decisionale, nei termini di passaggi complessi e farraginosi tali da coinvolgere e convincere prima i vertici del Partito nazionale di riferimento, poi i vari snodi coalizionali, dunque costretta a un’interlocuzione non diretta ma interposta, lenta e bizantina, delegata e terza.

Infine, è in corsa con un monoblocco che raccoglie residui dell’ultra-sinistra, mischiati con ceti di nuova e vecchia borghesia rurale, l’ex sindaco di Napoli, che aveva sbagliato clamorosamente la sua prima mossa in terra bruzia, stipulando alleanze in villa privata con ambigui e 'umbratili' comparse della 'sceneggiatura' regionale.

Ora lo stesso, appare sempre più concentrato e proteso a conseguire un suo personale e vistoso risultato, magari un possibile secondo posto al fotofinish con il centrosinistra, piuttosto utile non tanto alla Calabria quanto al progetto soggettivo di costruire una base regionale solida a un effettivo suo obiettivo strategico, ossia la futura candidatura sudista alle prossime elezioni del Parlamento Europeo.

La pausa d’agosto serve, con molta probabilità, a cristallizzare e solidificare quello che presumibilmente dovrà essere il reale scenario di potere in una Calabria ancor di più marginalizzata, in evidente e forte difficoltà, dopo aver subito come un travolgente uragano distruttivo i pesanti lockdown, lungo il terribile e ormai quasi pieno “biennio virale” Covid-19.