Forestali: prima erano troppi, ora non bastano. Non servono campagne mediatiche ma azioni concrete

13 agosto 2021, 10:30 Imbichi

Per anni la retorica dei troppi forestali in Calabria ha trovato terreno fertile. Oggi, di fronte all’emergenza, ci riscopriamo senza personale per fronteggiare i vasti incendi. Ne conseguono ritardi e danni enormi, contro i quali si è sempre preferito speculare.


di Francesco Placco

In Calabria (ed in Sicilia) ci sono troppi forestali. Quante volte l’avete sentito dire? Quante volte, facendo un po’ di zapping serale in tv, vi siete imbattuti in uno di quei talk show incerati ed inutili, dove qualche “esperto” urla ciò che pensa contro un suo “concorrente” in diretta? Una politica degli applausi più che dei contenuti, purtroppo ancora molto frequente.

Non bisogna andare troppo lontano nel tempo, per ricordare quelle trasmissioni (penso all’Arena) dove si partorirono numeri eclatanti: in Calabria avremmo disposto di più ranger rispetto al Canada! Teoria più volte ripetuta e ripresa sopratutto dai media di un certo ambiente (QUI), dove il commento di un utente, datato 2017, può essere considerato profetico: “La soluzione è una sola: quando scoppiano gli incendi in calabria non bisogna intervenire cosi il territorio una che sara andato a fuoco non avra piu bisogno di forestali”.

Detto fatto: la Calabria si è messa in condizione di non riuscire a fronteggiare gli incendi, ed oggi, in una situazione che per quanto sia critica è ciclica al punto da ripetersi ogni anno, è stato necessario chiedere interventi esterni per sottomettere il fuoco. Il personale stanziato in Calabria, compreso quello messo a disposizione delle forze dell’ordine, non è sufficiente.

Il problema dei forestali calabresi, infatti, non era tanto il numero in sé, ma la loro età: molti infatti erano – già al tempo delle polemiche – inabili al lavoro, impossibilitati ad intervenire. Buona parte era “troppo vecchia” per poter agire in sicurezza.

Questo problema non nasce oggi. Nasce dalla massiccia assunzione a cavallo degli anni ‘80, quando la Regione si dotò di oltre 70 mila forestali. Da li, scesero ai proverbiali 10 mila di inizio anni 2000, per poi scendere ulteriormente a poco più di 5 mila. A fronte di un patrimonio naturalistico di circa 700 mila ettari.

C’è dunque la travagliata gestione regionale, che passò dall’Afor a Calabria Verde, ma c’è anche una questione politica. Nel 2004 fù la Lega a bloccare i fondi per i forestali calabresi, provocando mobilitazioni in tutta la Regione (QUI). Dopo diversi giorni si riuscì comunque ad arrivare ad un accordo che stabiliva in 160 milioni il contributo per la forestazione (QUI), a patto di “cedere” ad uno dei primi (e dimenticati) commissariamenti regionali: Roberto Calderoli venne nominato commissario dei forestali calabresi (QUI). L’esponente del carroccio però in Calabria non ci mise mai piede (QUI), ma questa è un’altra storia. Sempre in quegli anni si pensò ad un concorso per ringiovanire il personale, ma anche in quel caso non se ne fece nulla.

Nei fatti, si è continuato a finanziare un sistema obsoleto senza mai agire per migliorarlo o cambiarlo. Si è continuato a versare fondi senza compiere azioni incisive, senza effettuare quel taglio netto di cui un comparto così necessario ed importante ha bisogno.

Abbiamo ceduto tutti alla retorica dei troppi forestali. Il loro reinserimento in altri corpi non è mai stato effettuato, se non in minima parte, e la riforma Madia ha fatto il resto. Oggi, che avremmo bisogno di più uomini e di più mezzi, non ci resta che scoprirci impreparati di fronte ad un’altra emergenza, tuttalto che imprevista.

La prossima parola in questa vicenda spetta però alla Regione: non basterà ricevere l’aiuto dello Stato, bisogna agire ora a tutela del patrimonio ambientale. Non spendere soldi in campagne di sensibilizzazione, ma in azioni sui territori. E laddove necessario, formare una “nuova generazione” di forestali, con sistemi già sperimentati o con nuove vie.

Altrimeni, come ogni anno, ci troveremo punto e a capo.