Attenersi ai dati per inquadrare gli incendi non solo degli ultimi giorni, ma degli ultimi anni. Individuare la mano criminale alla quale finisce per dare un importante contributo la mancanza di programmazione territoriale, che pur dovrebbe operare a tutela dell'ambiente e del patrimonio boschivo e forestale.
di Francesco Placco
“Se avessi di fronte i candidati alla Regione, farei una sola domanda: qual’è l’obiettivo climatico che proponete per la Calabria?”.
Una domanda che probabilmente ci poniamo in molti, ma che alla politica - soprattutto quella calabrese - viene posta raramente e quasi mai diventa motivo di discussione politica.
Quali sono gli obiettivi climatici ed ambientali di questa Regione, in vista della scadenza del 2035 sul dimezzamento delle emissioni di Co2 e del 2050 sulla neutralità delle emissioni in atmosfera?
Se lo chiede anche Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente, interpellato nei giorni scorsi sugli incendi boschivi che, su questo argomento, esprime un giudizio sull’operato regionale chiaro e netto: “non si sta facendo nulla verso la prospettiva di ridurre l’impatto del cambiamento climatico di cui nemmeno si parla. Non è un argomento di discussione politica nemmeno in campagna elettorale”.
Affermazione che vale non solo in merito alla programmazione ambientale futura della regione ma anche per fronteggiare le emergenze come ci dimostrano i grandi incendi ancora in corso.
“Siamo un paese forestale a nostra insaputa” mi dice sorridendo, perché “non siamo consapevoli del patrimonio naturalistico che abbiamo e non lo gestiamo adeguatamente” in termini ambientali e di gestione forestale sostenibile.
Per quanto riguarda gli incendi, a pesare, oltre alla mano degli incendiari è anche lo stato di abbandono ed il disinteresse verso i nostri boschi.
Il collegamento con la
criminalità organizzata
è “un’evidenza scientifica”
“Ci troviamo di fronte a incendiari, a criminali che operano d’intesa con la criminalità organizzata, con chi ha interessi, e non a casi di piromani cioè persone con patologie che causano incendi perché sono inconsapevoli dei gesti che fanno”, ribadisce ricordando come anche “l’autocombustione non e la causa degli incendi”, e che la totalità degli incendi che vediamo in questi giorni sono di “origine antropica”.
Li causa l’uomo e li alimenta il cambiamento climatico, con la complicità della mancanza di prevenzione e gestione adeguata
Il collegamento con la criminalità organizzata “è quasi un’evidenza scientifica”: le regioni più colpite dai roghi in Italia, ogni anno, sono Sicilia, Calabria, Campania e Puglia, che totalizzano il 60% degli interventi.
Per anni in Calabria la provincia con maggiore incidenza di roghi è stata quella di Cosenza, che forse quest’anno sarà avvicinata o scavalcata da quella di Reggio Calabria.
“Sulla base del report europeo, in Italia dall’inizio dell’anno ad oggi sono stati percorsi dal fuoco 110 mila ettari di territorio. Rispetto ai 62 mila ettari dello scorso anno, abbiamo un +70%”.
Ed i roghi purtroppo non sono ancora finiti. Pesa come un macigno la mancata prevenzione.
“Abbiamo avuto la prova che in Calabria il sistema di prevenzione e gestione degli incendi è inefficace, e la politica ne deve prendere atto per rimediare. Ci si deve fare carico di questa situazione in maniera responsabile”.
Anche perché il quadro d’intervento e le responsabilità contro i roghi rimane complesso:
“nella gestione e prevenzione degli incendi hanno responsabilità le regioni nella programmazione, le attività di spegnimento le fanno i Vigili del Fuoco, mentre i Carabinieri Forestali fanno le indagini sulle aree percorse dal fuoco, infine i Comuni devono realizzare il catasto delle aree bruciate su cui imporre i vincoli previsti dalla legge 353/ 2000”.
“Tante responsabilità che - prosegue Nicoletti - si devono coordinare e dialogare all'unisono, ma con una filiera di responsabilità cosi lunga ci possono essere falle che rendono tutto inefficace”.
La “mancanza
di trasparenza”
sulle spese e
sugli interventi
di Calabria Verde
In Calabria questa condizione già difficile è peggiorata dalla “mancanza di trasparenza” sulle spese e sugli interventi svolti da Calabria Verde.
“Noi sulla spesa regionale sulla forestazione pretendiamo chiarezza perché assorbe 210 milioni di euro all'anno e non dà i risultati che servono. Chiediamo chiarezza anche per gli operai idraulico forestali che rischiano la pelle e sono un facile bersaglio della critica, in realtà oltre a rischiare, perché andare sugli incendi è cosa pericolosa, pagano colpe di chi li gestisce ed è responsabile delle inadempienze di questa Azienda. Bisogna rendere trasparente il sistema Calabria Verde e la politica si deve prendere carico di tutte le inefficienze e risolverle”.
Sulla prevenzione bisogna partire dalla mancata redazione del catasto delle aree percorse dal fuoco, che i Comuni puntualmente disattendono
“Anche sulla gestione forestale e la prevenzione degli incendi boschivi la Calabria deve cambiare passo e guardare ai modelli applicati in altre Regioni. Penso alla Toscana, al Piemonte, alle regioni del nord est che da questo punto di vista sono avanti anni luce”. Non solo prevenzione dunque, ma anche aggiornamento della gestione forestale: bisogna scegliere la gestione attiva e puntare su boschi resilienti e specie più adatte a resistere al cambiamento climatico ed ai disturbi naturali come le patologie e il fuoco”.
“Il Mediterraneo è nel cuore di un cambiamento straordinario, ma non da oggi”, ed il costante aumento della temperatura contribuisce non solo ad alimentare gli incendi ma anche a provocare “le alluvioni, la perdita di specie e di habitat”.
Il tutto, però, parte sempre dalla mano dell’uomo. Anche l’accertamento dei resti di incendio boschivo non è affatto facile da perseguire.
“Nel 2020 su 500 notizie di reato solo 18 sono stati gli arresti” spiega sempre Nicoletti, ricordando che si tratta di “indagini difficili” a meno di non cogliere sul fatto chi appicca i roghi:
“Ma le indagini contro questo reati rischiano di essere messe a repentaglio dalla riforma della giustizia che non ha previsto gli Ecoreati tra quelli su cui i tempi di indagine possono essere più lunghi. Perciò a quelle forze politiche che chiedono l’aggravamento delle pene rispondiamo che sarebbe meglio garantire che le leggi attuali siano applicate e non rese inefficace da riforme sbagliate".
“Chi ha patrimonio forestale
ha il petrolio del XXII secolo”
“In futuro, chi ha patrimonio forestale, ha il petrolio del XXII secolo. Chi possiede boschi ha una banca che assorbe Co2 per ripulire l’atmosfera dall’inquinamento. Perciò dobbiamo valorizzare le nostre foreste e passare dalle chiacchiere a fatti con scelte chiari e anche trasparenti per gare della forestazione un asset di una Calabria moderna e liberata dalla influenza della criminalità e dalla inefficienza di chi gestisce il nostro patrimonio naturalistico e forestale”.
Ma non abbiamo molto tempo per queste scelte: “Davanti a noi c’è una ‘finestra temporale’ di 10 anni per agire sia sulla mitigazione dei rischi che sull’adattamento con pitiche capaci di ridurre l’impatto del clima”.
Come si raggiungono questo obiettivi entro il 2030? “Per esempio incrementando le aree protette e migliorandola tutela della biodiversità, aree tutelate, eliminando i combustibili fossili a favore delle energie rinnovabili. Bisogna intervenire per ridurre gli sprechi di risorse naturali e puntando sulla crescita verde e sostenibile. Greencommunity e comunità energetiche possono essere realizzate anche in Calabria” conclude Nicoletti, che sintetizza il tutto nella sua “domandina iniziate sulle politiche climatiche si intendono portare avanti i candidati alla presidenza. Una domandina che si porta dietro però tante scelte chiare e urgenti”.
Domandina che, ovviamente, non ci resta che girare ai diretti interessati, nel tentativo di portare il tema ambientale e del cambiamento climatico nel dibattito elettorale.