Confessa e sbandiera a malincuore che “non porterà rancore per qualche piccola persona che si è offerta al mercato della politica affaristica per tre soldi. Si passa alla storia per i valori che si posseggono, che non si comprano al mercato, si rimane invece omuncoli se si va con il cappello in mano per salire sul carro del potere per il potere” scrive De Magistris sulla propria pagina social. Ma la ferita è grave, ci sta tutta, come il titolo di un romanzo di Raffaele La Capria. Tanto da non trattenersi nell’esternare l’amarezza per chi ha voluto far fallire miseramente il tanto amato progetto politico dei Dema a Napoli.
di Vito Barresi
E se questo scenario si replicasse anche in Calabria? Se una volta “strumentalizzata” la spider smagliante arancione di Gigino venisse voglia di gettar via l’usato e rientrare nei confortevoli ranghi del Pd di Letta, Graziano, Boccia, Iacucci, Oliverio, Adamo, Bruno Bossio, Magorno alias, Irto, Falcomatà, ecc. ecc.?
Hai voglia a essersi ammazzato di fatica per mettere su vecchio e nuovo ceto politico mattone su mattone, cioè a mixare ad arte e con passione i funzionarietti dell’Arci con i fighetti della borghesia rurale.
Su De Magistris, mai come in queste ore pre-elettorali, pesa l’effetto “Core ’ngrato”, l’incognita di una sempre incombente disgregazione delle truppe che raccoglie.
Le stesse votate al sacrificio di transumare come gregge dall’arruolamento occasionale alla leva obbligatoria del centro sinistra, e per questo inclini allo sbandamento valoriale, ai tradimenti storici dei chierichetti in carriera, un po’ come succede o succederà con quei dirigenti di associazioni ricreative che mettono insieme i cacciatori, i gaypride, gli Lgbt più, la legge Zan, le sale giochi di carte napoletane, i bigliardini e i videogames, e non per ultimo persino i migranti di Rackete da far sbarcare dallo Jonio direttamente al porticciolo di Riace Marina.
Intorno a De Magistris vige l’impressione alla De Filippo del trucco teatrale, del set-studio cinematografico dei film al Vomero e Mergellina, la delusione per quel grande sussulto della politica che si voleva alieno da lotte interne e cordate, transumanze e cambi di casacca.
Tutto finito in solitudine alla “so bambinella ‘e copp ‘e quartiere’, cioè nella frantumazione, con raccolta indifferenziata dei cocci, in una esplosione più che implosione, letteralmente deflagrata come fuochi d’artificio a Piedigrotta alla fine della sindacatura e della sua fuga nella sottostante selva Bruzia.
Stia in guardia il buon Gigino e torni il De Magistris prima di essersi sperduto come Cappuccetto Rosso nella “misteriosa” villa di Montalto Uffugo, per evitare di nuovo di cadere nel tranello di Tansi: no, no bambolina, non quello ben noto del crac di Parmalat ma quello più Rotary chic delle tre Calabrie, l’uomo del facile “cric” al capannone della Protezione Civile sotto il Governatorato di Germaneto.