Non può che suscitare preoccupazione e una forte quanto orgogliosa indignazione identitaria; tutte “sensazioni” che metto accanto al ragionato impulso di contrasto, opposizione e resistenza, apprendere che il presidente dell’Autorità Portuale di Gioia Tauro, per la cronaca l’ex ammiraglio Andrea Agostinelli, sia venuto “sciallo sciallo” in rapida trasferta dal Tirreno allo Jonio, per illustrare, “intemerariamente”, la sua personale e opinabile “iniziativa” di “riqualificazione dell’area ex Sensi, a carico dell’Ente che l’ha inserita all’interno del proprio studio di adeguamento tecnico funzionale del piano regolatore portuale, che ha lo scopo di redistribuire funzionalmente le aree portuali e, nel contempo, di assicurare una maggiore interazione tra porto e città”.
di Vito Barresi
Non so da quale “cappello” in mano della politica romana, ministeriale e regionale, sia uscito siffatto nuovo capitano delle politiche portuali calabresi, ma so di certo, in quanto crotonese, che le sue parole, sarà pure un ammiraglio con vascello e corvetta, risultano offensive per accento autodecisionistico, sconcertanti dal punto di vista della democratica autonomia della cittadinanza, persino da farsi intendere come una imprudente e autentica “provocazione”, in quanto trattasi di inammissibile e intollerabile invasione di campo nelle scelte urbaniste della nostra comunità locale.
Tutti sintomi già di per se allarmanti per questo tipo di realtà territoriale se non fosse che esse si aggravano, in seconda lettura, poiché nello specifico altro non fanno che prospettare e alludere ad un “pericoloso sacco” della città, all’uso avulso e persino attualmente “improprio” del suo legittimo retroporto, che va quasi fino alla foce del Neto, compresa Bonifica Eni-Syndial e porticciolo turistico in “impunita” costruzione, cioè un immenso spazio costiero urbano e rurale che - si comincia a sospettare - ben specificati quanto “anonimi” gruppi di speculatori vorrebbero “acquistare” e sfruttare, mettendo in atto un gigantesco e volgare scempio edilizio di un luogo storico e antico che, per la città di Crotone, è rappresentato dai resti ampiamente devastati del Vecchio Porto di Cotrone.
Il suddetto “manager” senza divisa ma in t-shirt, dismessi i gradi militari per abbracciare quelli della carriera burocratica di una autorità portuale, purtroppo molto discussa in sede nazionale e internazionale come è Gioia Tauro, si “vocifica” con il tacito consenso dello stesso sindaco di Crotone, il professore di scuola in aspettativa oggi esclusivamente titolato “ingegnere ambientale” Voce Vincenzo, intenderebbe portare a svelto compimento
“la demolizione degli attuali immobili e la relativa sostituzione con un nuovo manufatto a più piani, a cui dare una diversa destinazione d’uso, che non andrà a diminuire il valore del patrimonio demaniale dello Stato ma che, in un processo di compensazione volumetrica, contribuirà altresì alla sua valorizzazione, adottando In questo percorso di bonifica e di riqualificazione ambientale tecniche ecosostenibili (sic!), con l’obiettivo di dare un chiaro impulso alle operazioni di rivalutazione urbana dell’intera area, a beneficio della comunità.” (LEGGI)
In altre parole: l’Autorità Portuale di Gioia Tauro si farebbe così capofila di una sorta di Ati virtuale, ma non sappiamo quanto poi sarà virtuosa, un’associazione temporanea d’imprese a cui dovrebbe far parte anche questa “scadente” amministrazione comunale Voce-Sorgiovanni, che avrebbe di mira tutto il vasto retroporto crotonese costituito dall’intero “Quartiere Marina”.
Ciò significherebbe attuare e portare a compimento una vera e propria opera di devastazione paesistica e ambientale che cancellerà la memoria storica e architettonica di un parte vitale della città, l’unicum che collega organicamente il centro storico, il Castello di Carlo V con il mare e la costa jonica.
Penso e propongo che bisogna mobilitarsi tutti insieme e battersi in prima fila affinché questo scellerato progetto venga fermato, impedendone la realizzazione con i mezzi della democrazia e della legalità.
Lo scempio, il degrado, l’abbandono, la devastazione, l’utilizzo improprio e illegale del Porto di Crotone deve finire al più presto.
Con coraggio e convinzione dobbiamo contrastare quello che è sotto gli occhi di tutti cioè la privatizzazione e l’uso distorto di un grande bene comune, infrastruttura ecologica, economica e sociale indispensabile per riparare e risanare la nostra città.