Autorità Portuale di Gioia Tauro alla conquista del Porto Vecchio di Crotone. L’ammiraglio Agostinelli nelle sabbie mobili del molo borbonico

31 agosto 2021, 08:30 100inWeb | di Vito Barresi

A leggere la nota con cui la Sovrintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per la provincia di Catanzaro e Crotone nemmeno qualche mese fa ha scritto, dopo aver esaminato gli elaborati presentati dall’Autorità Portuale di Gioia Tauro che comanda sul Porto di Crotone, si capisce che per il vecchio Porto storico della città pitagorica - che fu al servizio del presidio aragonese di stanza nel sovrastante Castello di Carlo V, poi dei vari Re di Napoli della dinastia Borbone, fino alle più recenti umili e dignitose storie di comunità di pescatori che il Ministro Falcone Lucifero, con nostalgia e affetto, raccontava nel suo piccolo capolavoro verista Tonna - il futuro potrebbe essere tutt’altro che prendere il largo sull'onda blu della nuova svolta ecologica europea e governativa come fosse la tavola di un surf.


di Vito Barresi

E lo si intuisce a vista, magari passando con un drone sullo stato reale delle cose e dei fatti in cui si trova similmente ad un affastellato insediamento primitivo, ridotto com’è a un rustico di palafitte dove tutti fanno tutto e il suo contrario cioè il turismo e il diportismo, il servizio d’attracco e d’accoglienza, con tanto di dettagli in report, enormi pese in ferro arrugginite e abbandonate, bocciofila quasi centenaria sventrata, palazzina d’epoca della Compagnia Portuale sfigurata, container navali riutilizzati per club degli amici tra un mareografo tecnologicamente sofisticato costretto in un mini bunker di cemento e graziosi dehor per passare le ore serali in compagnia di qualche sperduto crocierista, rifornimenti di benzina in quantità industriali, praticamente posizionati a bocca di pozzo, ristoranti e bistrot di varie tipologie, piccoli banchi di pesce e ipermercati ittici, che formano alla rinfusa una risacca di pseudo insediamenti produttivi e commerciali, super affollata di barchette da pesca, gommoni, qualche motoscafo, vecchie paranze, ecc. ecc.

Di modo che basterebbe solo appuntare il numero civico delle nefandezze del passato per appurare rapidamente che l’insieme, lassista e sfrenato, ha finito per appiattire un luogo che gli stessi “esperti”, i vari burocrati delle archeologie e dei monumenti, hanno catalogato spazio “significativo e distintivo della città di Crotone”, graziosamente concesso in dono all’Autorità Portuale di Gioia Tauro, ambito urbano di giorno in giorno sempre più devastato, da tempo trasformato dalla Giunta Senatore in un orrendo mega parcheggio disordinato a solo beneficio della movida di fine settimana sul vicino lungomare.

Proprio al centro di questo sconcio infrastrutturale che è diventato il vecchio porto storico di Cotrone, che doveva essere la bomboniera e il salotto marittimo cittadino, ci si ritrova in una landa di risulta priva di qualsiasi connotazione se non quella del degrado, dove si staglia una specie di bizzarro totem su cui campeggia uno slavato cartellone di plastica, in cui si rispecchia il modello operativo di gestione del bene pubblico, dalle stringate e vaghe informazioni tracciate a mano libera tra un logo dell’impresa Sicilsaldo e l’indicazione di un Punto Vendita Carburante ENI PV 8545, sottoposto curiosamente ai sensi del D.lgs 152/06 in quanto impianto di MISE/Bonifica.

Navigando a vista in siffatta bolgia l’ammiraglio Agostinelli, presidente del Porto di Gioia Tauro, in nome e per contro del Governo Draghi, del Ministero dello Sviluppo Economico, del Ministero della Transizione ecologica, cioè dello Stato centrale apparato, dovrebbe realizzare consistenti lavori “(ID_VIP 5295 Porto di Crotone) per l'attenuazione dell'agitazione ondosa all’interno del bacino del cosiddetto ‘Porto Vecchio’ con l'adeguamento dei moli sopraflutto e sottoflutto”.

Ma lungo il corso del procedimento di verifica di assoggettabilità a VIA, nonostante l’Autorità Portuale abbia “rappresentato che l’intervento interessa parte dei moli di nessun pregio storico e non ha alcun impatto sul litorale costiero e in particolare sul fiume Esaro distante circa 2,5 km e che, inoltre, non è intervenuta una dichiarazione di interesse pubblico sull’area con le procedure previste del D. Lgs. n. 42/2004 né un avvio del procedimento in tal senso”, all’ammiraglio della Piana, con nota della Sovrintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per la provincia di Catanzaro e Crotone in data 8/03/2021, acquisita al prot. n. 26772/CTVA del 15/03/2021, è stato opposto un netto rifiuto con richiesta di riapertura istruttoria tecnica, poiché “esaminati gli elaborati proposti si ravvisa nel progetto in questione una molteplicità di impatti che potrebbero essere la causa della completa trasformazione di un tratto significativo e distintivo della città di Crotone”.

Aspettarsi un serio impegno da parte dell’ammiraglio Agostinelli significa auspicare che si svegli anche il Comune di Crotone che silenziosamente slow fa finta che il porto vecchio sia terra di nessuno.

Cosa c’è dietro? A chi conviene la speculazione su quello che si può considerare l’architrave della memoria storica crotonese su cui costruire un futuro per nuove imprese e attività moderne ed ecologicamente sostenibili in linea con i più avanzati obiettivi del PNRR, dei programmi europei sulla decarbonizzazione, nel quadro delle nuove iniziative da intraprendere per rilanciare questa città?