Bianca e nitida nell’inquadratura sotto la luce intensa del sud, con una banda tricolore rosso giallo blu, dal disegno affusolato e performante, ecco un caratteristico esemplare di cantieristica navale militare, a motori spenti nel Porto nuovo di Crotone. Lo vedo di sghembo, in primo piano, passando per caso lungo la disordinata e pericolosa strada comunale che lambisce la banchina d’attracco molto malmessa in gestione all’Autorità Portuale di Gioia Tauro, un ente governativo praticamente inefficiente, situato a duecento chilometri di distanza da qui sul versante opposto del Mar Tirreno.
di Vito Barresi
Navi come questa, la Stefan Cel Mar, MAI 0201, di proprietà della Romanian Border Police, del tipo naval vessels the defenders, costruita nel 2010 che naviga sotto bandiera della Romania, in funzione di unità della polizia di frontiera romena, impiegata in cooperazione con le autorità italiane nell’ambito di una missione Frontex dell’Unione Europea, a rinforzo del dispositivo nazionale di polizia in mare, sono destinate a diventare nei prossimi anni le protagoniste della nuova strategia europea di Difesa Militare nel bacino del Mediterraneo.
Per cui non può che suscitare, comunque, una positiva impressione, e poi anche una suggestione futuristica in rada di portualità locale, contemplare il vascello di striscio, con occhi piuttosto incantati senza alcun pregiudizio “intelligente”, alla stregua di un immagine fuggente da fotografare con il telefonino, rimasta come è stata, ancorata nel porto industriale di Crotone fino al mattino del 2 settembre, quando mollati gli ormeggi e ripreso il largo nelle acque del Mar Jonio, si è imbattuta in una imbarcazione a vela stracolma di 75 migranti a bordo (QUI).
In pratica giusto il tempo per effettuare una segnalazione di routine, più o meno identica a quelle che ogni notte e tutti i giorni vengono registrate dai vari presidi e comandi di costa sul lungo litorale jonico calabrese, fino a che per questa bella nave Patrol Vessel, altro non c’era che immettersi sulle rotte, sempre più affollate e intasate da tante imbarcazioni che solcano il quadrante sud orientale del Mar Mediterraneo tra il Medio Oriente e il Golfo di Taranto.
Ipotesi e profili che potrebbero significare molte cose, anche del tutto inaspettate per la destinazione d’uso di tipo “difesa” in chiave europea, e che dovrebbero frenare i fin troppo facili entusiasmi di chi, molto frettolosamente, vorrebbe fare approvare un Piano Regolatore del Porto di Crotone che non tenga conto di una vocazione strategica più grande, ampia, geopolitica e strutturale nel quadro non solo di una vocazione ma di una collocazione euro-mediterranea del molo pitagorico.
Per cui toccherebbe a un ex ammiraglio, quale il nuovo presidente del Porto della Piana, Andrea Agostinelli, fortemente voluto in carica e appoggiato in operatività dalle due parlamentari del Movimento Cinque Stelle, Elisabetta Barbuto e Margherita Corrado, ben intervenire a tal proposito con iniziative e scelte gestionali atte a dare un profilo coerente alla banchina più lunga del porto jonico, dove solitamente sono destinate alla sosta le unità navali della Marina Militare.
Augurandosi che, alla fine del discorso, anche se siamo molto scettici a tal proposito, sia costui a mettere fine allo stato di confusione e disordine fin qui dovuto all’uso misto e commerciale, industriale, di soccorso ai migranti, attracco passeggero-traghettistico-crocieristico, attesa e servizio alle navi da crociera, alla nautica da diporto, al rimessaggio e deposito di yacht e altri tipi di scafi, alla funzione di pesca, con servizi di gasolio per pescherecci e quant’altro.