Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e politiche ecologiche in Calabria. Una questione assente nei proclami elettorali

21 settembre 2021, 10:40 100inWeb | di Vito Barresi

Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sono da qualche anno a questa parte un capitolo organico dei programmi annuali dei governi nazionali, in quasi ogni stato del mondo. Ciò nonostante essi appaiono piuttosto un’elencazione di desideri che non ancora strumenti operativi corrispondenti alla loro concreta realizzazione. Allineare i sistemi produttivi di impronta industriale e fordista, ora ampiamente modificati dalle innovazioni tecnologiche di tipo informatico e automatico, evidentemente non è facile. Si incontrano resistenze, insormontabili ostacoli frapposti sulla strada della trasformazione produttiva e, quindi, freni e ritardi rispetto all’avvio, il take-off di una nuova epoca di transizione ambientale o addirittura di “riconversione ecologica”.


di Vito Barresi*

Gli Obiettivi di sostenibilità, cioè le azioni che devono contribuire al radicale mutamento delle strutture degli investimenti e della manifattura, in ogni ramo produttivo primario, secondario, terziario e quaternario, richiedono uno sforzo comune di allineamento ai governi e alle imprese, alle istituzioni, alle persone e di conseguenze anche ai territori, alle regioni, ai comuni, alle autonomie locali.

Proviamo ad adattare gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dettati dall’Onu in sede regionale e si avrà la seguente tabella:

Obiettivo 1. Porre fine ad ogni forma di povertà in Calabria; Obiettivo 2. Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile regionale; Obiettivo 3. Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età; Obiettivo 4. Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti;

Obiettivo 5. Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze. Obiettivo 6. Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie; Obiettivo 7. Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni; Obiettivo 8. Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti;

Obiettivo 9. Costruire un'infrastruttura resiliente e promuovere l'innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile; Obiettivo 10. Ridurre l'ineguaglianza all'interno della Regione Calabria e fra i vari territori e province che ne fanno parte; Obiettivo 11. Rendere le città calabresi, piccoli comuni e borghi antichi, e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili;

Obiettivo 12. Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo; Obiettivo 13. Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico; Obiettivo 14. Conservare e utilizzare in modo durevole i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile delle coste e della portualità regionale; Obiettivo 15. Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, delle foreste e dei boschi;

Obiettivo 16. Promuovere comunità e società locali pacifiche e inclusive, solidali e accoglienti i migranti per uno sviluppo sostenibile; Obiettivo 17. Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato comunitario, regionale, nazionale e locale per lo sviluppo sostenibile.

Sulla base di tali priorità è sempre più necessario conoscere i dati reali dell’economia e dell'ambiente regionale calabrese in rapporto al clima, ai programmi che supportano i passaggi formali e materiali che rendono credibili le parole e le politiche di lotta al cambiamento climatico da parte delle nuove amministrazioni regionali e comunali.

In una Regione ad alto rischio ambientale come la Calabria, ma lo stesso vale anche per tante altre regioni del Nord, sono in pochi a sapere se e come in questi ultimi cinque anni sono aumentate o sono diminuite le emissioni di CO2; se e come sono stati sostituiti e in che grado gli imballaggi monouso in plastica; quanta quota dei rifiuti sia stata effettivamente sottoposta alla differenziata e al riciclo; se e come sia diminuita la disparità salariale di genere, il divario uomo donna nella società calabrese e nel mondo del lavoro regionale, in un contesto dove purtroppo è ancora molto alta l'incidenza del “femminicidio”; se e come le piccole e medie imprese e le grandi multinazionali capitalistiche, i vettori e i titolari delle infrastrutture della mobilità e delle reti, siano in linea con le direttive ambientali del proprio settore.

Constatare che in questa fase di confronto elettorale non si registra alcuna attenzione riguardo al tema dello sviluppo sostenibile regionale fa impressione e suscita enorme preoccupazione.

Il ritardo regionale in tema ambientale e di lotta al rischio climatico è pesante, ancor di più se si manifesta la quasi totale analfabetizzazione del ceto politico sulle grandi e piccole questioni ecologiche regionali, provinciali e comunali, a meno che non sia la 'solita' spazzatura, i cassonetti e le discariche che mai devono sostare sotto casa propria.

*referente responsabile Comunità Laudato Sì Crotone