L’appello dei giovani del Friday for Future è più che mai essenziale se valutato oggi in rapporto all’opinione pubblica mondiale. Sia quella della parte ipersviluppata che dal versante più “sfuggente” delle nazioni “sottosviluppate”. Per entrambe il succo e il senso del pensiero ambientalista contemporaneo si condensa nella evidente necessità di agire subito in direzione di un nuovo modello culturale di sviluppo e sostenibilità. Questa “new generation green” si affaccia non già sulle tante scene nazionali ma sul palcoscenico inaspettato e altro della dimensione universale e planetaria della vita umana. Essa deve cercare, con ogni mezzo pacifico e democratico, di mobilitare e coinvolgere i giovani a realizzare l’avvincente progetto di una alleanza tra uomo e ambiente.
di Vito Barresi*
Ecco perché, anche in vista della conferenza mondiale sul clima che si terrà in novembre a Glasgow, a partire dall’incontro di Milano, svoltosi nell’ambito di Youth4Climate, organizzato dall’Italia nel quadro della copresidenza italo-britannica della Cop26, accanto alla necessità di ampliare le fonti dell’informazione tematica, si avverte sempre più il bisogno di dar vita a un gigantesco approfondimento educativo che sappia far comprendere l’importanza strategica e vitale del mutamento, superando il vecchio paradigma dello sviluppo industriale illimitato e senza alcun vincolo ambientale.
L’obiettivo è quello di incamminarsi insieme lungo un difficile e complesso processo di transizione molto simile per tanti aspetti a quello avvenuto nella storia con il passaggio dal feudalesimo al mondo moderno.
Per questo la sempre più ampia percezione generazionale del rischio ecologico deve diventare la cornice generale dentro cui calare i programmi operativi particolari che incidono nei territori, nei paesaggi naturali, nelle biodiversità, nelle nicchie ecologiche che sono quasi ovunque sovrapposte ai grandi bacini energetici nascosti nell’aria, nella terra, nelle acque e nel mare, modificando la grammatica della politica, il vocabolario delle parole pubbliche e dominanti.
Solo allargando l’orizzonte sociale, politico, istituzionale e necessariamente economico in questa visione di svolta climatica si possono mettere in crisi i pregiudizi anti-ambientalistici che si frappongono come veri e propri ostacoli ideologici e materiali alla conoscenza e alla condivisione di una adeguata cultura della responsabilità, accettando tutti e senza contrapposizioni di affrontare consapevolmente l’impegno posto dalla sfida di un diverso e più arduo livello di lotta e conquista climatica, in diretta interconnessione con la crescita e il progresso economico e sociale dell’intera umanità.
Proprio rivolgendosi ai giovani di Friday for Future Papa Francesco ci ha invitato a “fare chiasso”, spronando i ragazzi della “green generation” alla partecipazione perché
“si dice che siete il futuro, ma in queste cose siete il presente, siete quelli che stanno costruendo oggi, nel presente, il futuro. Le soluzioni tecniche e politiche non sono sufficienti se non sono sostenute dalla responsabilità di ogni membro e da un processo educativo che favorisca un modello culturale di sviluppo e di sostenibilità incentrato sulla fraternità e sull’alleanza tra l’essere umano e l’ambiente”.'
Stimolare e coltivare il coraggio e l’entusiasmo dei giovani serve a rispondere alla questione del che fare per incidere sulle politiche globali per il clima cioè incidere concretamente con validi progetti finalizzati alla salvaguardia dell’ambiente.
*Referente responsabile Comunità Laudato Si' - Crotone