Con quali iniziative politiche, scelte programmatiche, progettualità concrete e cronometrate, strutture operative attive e propositive, il nuovo Governatore Occhiuto e la Regione Calabria che è per “legge” una regione “denuclearizzata” dal 1984 (a memoria delle iniziative per la pace volute dall’allora vice presidente Quirino Ledda), oltre che una regione parzialmente “decarbonizzata”, ripensando alle infuocate battaglie 'ecologiste' contro la centrale a carbone Enel di Gioia Tauro e Repower di Saline Joniche, nonostante nel contempo sia venuta la 'conferma' delle autorizzazioni alle trivelle Eni al largo di Crotone (le stesse a cui, in ragione dell’impegno Biden, Von der Leyen e altri 60 Stati di ridurre il gas azzurro almeno del 30% entro il 2030, in quanto causa di un riscaldamento di otto volte superiore a quello della Co2, bisognerebbe revocare immediatamente la concessione), guardano alla Conferenza sul clima organizzata dalle Nazioni Unite, per affrontare le questioni e i grandi rischi posti alla Terra e ai Popoli dagli evidenti cambiamenti climatici in corso, Cop26 che si apre allo 'Scottish Events Campus' di Glasgow in quest’ultima domenica di ottobre?
di Vito Barresi
È nell’intendimento politico-programmatico dell’attuale Presidente Occhiuto aderire alle scelte politiche della transizione ecologica, posizionando la Regione Calabria nel campo della “neutralità climatica”?
Capiremo dal suo programma se questi, preliminarmente e propedeuticamente, intenderà a o meno allinearsi al più presto ai nuovi indirizzi della transizione ecologica, recependo con opportuni atti deliberativi e legislativi quadro i principi del Green New Deal, NextgenerationUE e Recovery Plan, proprio perché la Regione Calabria è anche un ente, almeno “formalmente”, che si è dichiarato sensibile alle indicazioni internazionali in tema di tutela ambientale, a ragione dell’approvazione nel 2010 da parte dell’allora Giunta Chiaravalloti (tra l’altro, in quegli anni, dirigente di primo piano di Italia Nostra) di un Piano energetico ambientale regionale in attuazione al protocollo di Kyoto, un volume di 758 pagine con un rapporto di sintesi di 50 pagine, che comprendeva le linee di indirizzo per la riduzione dei consumi petroliferi, per i quali la Calabria è totalmente importatrice, e di energia elettrica che, invece, registra un esubero rispetto al fabbisogno.
Se alla Cop26 la Regione non ci sarà è bene, comunque, osservare che la Calabria non può che essere molto attenta allo svolgimento di questo importante appuntamento mondiale.
Ciò perché, per quanto piccola territorialmente, essa è tutt’altro che irrilevante nella geografia del “climate change” e per molti aspetti fortemente interessata al primo impatto del peggioramento ambientale planetario e tricontinentale, da fenomeni che vanno dalla desertificazione alle migrazioni di massa, dalla deforestazione al dissesto idrogeologico, dall’erosione costiera alle piogge acide, ecc. ecc.
A Glasgow l’attenzione sarà rivolta alla finestra di tempo necessaria affinché siano rispettate le misure utili a mettere tutti gli stati del mondo sulla carreggiata del cosiddetto “percorso di 1,5 gradi”, con una possibile uscita dal carbone nei paesi industrializzati entro il 2030, consentendo solo auto a emissioni zero a partire dal 2035.
A tal fine la comunità internazionale dovrà mantenere l’impegno a finanziare il clima e metta a disposizione 100 miliardi di dollari l’anno, agendo in modo che venga affrontata la grande questione di giustizia climatica globale che riguarda sia il versante ricco e sviluppato sia la parte del mondo che ancora subisce la povertà e le diseguaglianze del sottosviluppo.
La conferenza britannica mette in fila obiettivi giganteschi quali quelli per raggiungere la neutralità carbonica, promuovere la riduzione del rischio di catastrofi, migliorare lo smaltimento dei rifiuti, risparmiare acqua ed energia, sviluppare energia rinnovabile, garantire spazi verdi all’aperto, preservare le aree costiere, prevenire la deforestazione e ripristinare le foreste, attuare progetti per una piena sostenibilità nei nostri edifici, terreni, veicoli, incoraggiare le comunità ad adottare stili di vita semplici e sostenibili, sforzarsi di allineare gli investimenti finanziari con standard ecologicamente e socialmente responsabili, assicurando maggiore controllo e trasparenza.
Ci si domanda, con molta apprensione e cautela e con un pizzico quanto basta di scetticismo, se la Calabria “made in Occhiuto” riuscirà ad essere davvero all’avanguardia.