La sanità Calabrese oltre a essere un buco finanziario senza fondo è prima di tutto un fiume di pianto e di dolore. Per salvarla sarebbe sciocco presumere che basterà miracolisticamente un commissario né tanto meno il codazzo dei soliti consulenti “pret a porter” che certa politica demodé si porta dietro come oggetti per cambiare il proprio guardaroba stagionale.
di Vito Barresi
La pandemia Covid, le vaccinazioni di massa, lo stato di costante, psicologica e intensiva emergenza istituzionale, politica, sociale ed economica, hanno di fatto demolito il vecchio paradigma sanitario industriale, destrutturato e in taluni casi persino concretamente smontati i padiglioni e le filiere produttive di stampo consumistico e massificante, riproponendo una serie di interrogativi sui valori e la qualità dei presidi necessari e propedeutici per trovare un nuovo paradigma della cura e del rispetto della persona umana.
Il governatore Occhiuto, che è il nuovo commissario delegato dal Governo per l’amministrazione della Sanità nella Regione Calabria (QUI), sa molto bene che il suo primo impegno sarà quello di liberarsi dalla stretta di una vera e propria gilda corporativa - per non etichettarla altrimenti - che soffoca la libertà di azione e di lavoro in ogni angolo della vita ospedaliera, medica, infermieristica e paramedica che si svolge nelle principali aziende del territorio, puntando essenzialmente a massimizzare i profitti correnti e le rendite di posizioni consolidate nell'intreccio tra Affari&Politica, tra appalti, posti di lavoro clientelari, accaparramento dei flussi di spesa, benefit e carriere mediche ecc.ecc.
Spezzare interessi consolidati non sarà, dunque, cosa facile anche se Occhiuto può e deve avere dalla sua parte la forza di quanti soffrono la pesante concatenazione, il nesso talvolta criminale, tra ingiustizia sociale e mala sanità, la diseguaglianza e la povertà come esclusione dagli standard persino minimi dei trattamenti, di fronte al bisogno urgente di aiuto e cure necessarie, impegnandosi con tenacia e forza per cancellare quel vero e proprio oltraggio morale che sta dentro la violenza della discriminazione generata dal diritto a guarire garantito per i ricchi, gli agiati e i potenti e dalla rassegnazione per i deboli e gli esclusi.
Perché è di questa “rivoluzione morale ed etica” che ha primariamente bisogno la sanità calabrese per svoltare seriamente e recuperare quel volto di dignità e umanità che sembra aver evidentemente perso nel corso di anni oscuri quelli, è bene ricordarlo, che hanno visto non a caso l’esecuzione spietata di un medico e politico, il locrese Francesco Fortugno, assassinato in qualità di vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria, il non lontano 16 ottobre del 2005.