Pensavate che il “carrozzone clientelare” targato Regione Calabria continuasse ad andare avanti da sé “con le regine, i suoi fanti, i suoi re? Uno alla volta si scende anche noi…sotto a chi tocca... in doppiopetto blu…” perché ora che si devono adeguare le strutture alla riforma della pubblica amministrazione del governo Draghi bisogna farlo non cantando Renato Carosone ma…
di Vito Barresi
Fine della casta burocratica regionale, collocata tra Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria, con uffici di rappresentanza a Roma e Bruxelles? Per molti resterebbe soltanto una chimera se non fosse che arriva l’annuncio di una partenza a razzo.
Un punto questo dello smantellamento della vecchia casta dei burocrati della Regione che il Governatore della Calabria, Roberto Occhiuto, fa bene a mettere da subito nel mirino degli obiettivi propedeutici, attizzando il fuoco spento della speranza, cioè immaginare di ritornare a vivere normalmente anche nell’amministrazione dell’autonomia regionale, sconfiggere la maledetta sorte che ha frenato con i suoi veti, giochi perversi e incrociati tra maggioranze e opposizioni lo sviluppo dei territori, dei comuni e delle province in questi ultimi cinquant’anni.
Così imparando velocemente a salire e scendere le scale della Cittadella il Presidente Occhiuto esordisce col dire che la sua sarà “la prima riorganizzazione dei Dipartimenti della Regione Calabria. Dopodiché proseguirò con una più generale riforma della macchina regionale”. (QUI)
Non sappiamo ancora se lo afferma per salvare le apparenze del nuovo, presentandosi da qui alla Sicilia fino al Piemonte, senza più darsi pensiero di ogni altro passato, comunque, consolidato, esistente, interattivo con questo presente, operosamente costruito anche da una buona, colta e spesso qualificata borghesia impiegatizia regionale.
Comunque sia, sta di fatto che almeno teoricamente Occhiuto intenderebbe smuovere le sedie immobili degli gli uffici pietrificati e misteriosi, colpendo d’impatto l’eccessivo “potere” della burocrazia “catanzarese”, ampiamente “percepita” non solo nelle periferie come una sorta di deviato e anomalo “centralismo regionalista”, con procedure complesse quanto discrete tanto che propositivamente, ammonisce il sindaco della città capoluogo, Sergio Abramo, ora è urgente
“prendere l’impegno affinché la Regione faccia trasparenza: appena c’è una delibera o una determina - lo dico anche al presidente della Regione - dev’essere pubblicata sul sito istituzionale com’è previsto per legge, perché non posso accettare che a distanza di anni delibere e atti dirigenziali non siano pubblicati, non sapete quanti sono stati i finanziamenti erogati da cui la nostra città è stata esclusa. Questo non possiamo più permetterlo”.
La normativa europea impone un cambio all’insegna di due parole trasparenza e semplificazione che poi significa portare dal meccanico per una profonda rettifica la macchina amministrativa regionale, puntando su programmazione territoriale pluriennale, misurazione e monitoraggio dei risultati raggiunti, ascolto aperto e puntuale dei punti di vista delle amministrazioni locali e delle utenze, dalle Pmi al Terzo Settore, alle grandi imprese esterne.
Appare evidente che l’impulso del Governatore richiede parallelamente l’apertura di un confronto serrato con tutti i soggetti della coesione sociale, economica e culturale per condividere un modello di burocrazia regionale più efficace e performante per la realtà calabrese, affrontando il tema della complessità amministrativa, proprio in una fase di grande riordino del sistema terziario e produttivo a livello nazionale e internazionale, sollecitato dagli impatti della pandemia e dalle prime sperimentazione del lavoro in house attraverso le piattaforme dello smart-working.
Disegnare l’architettura burocratica e interattiva di una nuova Regione che dal terziario deve passare in fretta nel mondo del “quaternario” significa elaborare e proporre un’offerta integrata di tutta la Pubblica Amministrazione, centrale, ministeriale, statale, regionale, provinciale e comunale con punti di collegamento unitari, archiviando la frammentarietà con reti di contatto, confronto, consultazioni e collegamenti telematici sia in spazio virtuale che in presenza.