Una città come Crotone, affacciata sul mare, dovrebbe avere una certa confidenza con l’acqua. A leggere alcuni avvenimenti recenti e passati, però, qualche dubbio su questa certezza sovviene ad un povero cittadino che qui abita o a chi vi giunga in visita: sarà forse allergia? Chissà!
di Sr* L’Impertinente
È ormai cosa nota: a Crotone anche solo qualche goccia di pioggia basta ad allagare interi quartieri, lungomare in primis.
Gran parte delle colpe, in questi casi, vanno ascritte a tombini e grate perennemente sudici che non lasciano dunque defluire l’acqua piovana, che a quel punto deborda.
Ma se disagi si registrano quando d’acqua ve n’è troppa, nella città dei paradossi i problemi diventano ancor più grandi quando d’acqua ce n’è poca se non per niente (in questo caso anche con una certa assiduità).
Ad esempio come accade in piena estate, quando (e per lo più) delle ormai consuete rotture agli impianti costringono a sospendere il servizio idrico lasciando i malcapitati crotonesi alla mercé del sudore, impossibilitati dunque a prendersi cura della propria igiene personale se non addirittura a dissetarsi.
Così come sono costantemente a chiedere il “prezioso liquido” - ceduto in gestione a società energetiche che spadroneggiano sulla risorsa - gli agricoltori locali, sempre più spesso alle prese con carenze che lasciano in bilico intere produzioni stagionali.
Di recente, poi, altri due episodi legati sempre all’acqua ci danno il senso concreto di come in questo lembo di Calabria, sempre più martoriato, le cose non vadano affatto bene, come qualcuno vorrebbe invece far intendere.
Uno di questi riguarda la recente visita in Comune della delegazione ufficiale del Marocco, ricevuta con tutti gli onori e con l’opportunità di poter avviare anche un eventuale gemellaggio per rinsaldare i rapporti amichevoli tra le rispettive comunità.
La speranza è che questo gemellaggio, però, non faccia la fine di quello con Samo, terra d’origine del tanto decantato Pitagora.
Gemellaggio, quest’ultimo, le cui uniche tracce rimaste qui in terra calabra sono, purtroppo, le spese sostenute dall’assai folta delegazione crotonese approdata a suo tempo in Grecia.
Un altro “inciampo” che potrebbe di fatto confermare quanto Crotone non vada d’accordo con l’acqua, ci pare quello capitato con la piscina olimpionica comunale, da mesi annunciata dall’assessore allo Sport, Luca Bossi, come opera che a breve, anzi a brevissimo, avrebbe dovuto essere restituita alla collettività.
In tal senso mancava un ultimo tassello da completare: l’arrivo ed installazione della copertura pressostatica dell’impianto che ne avrebbe dovuto consentire la fruizione a cittadini e sportivi, che l’attendono ormai da anni.
Peccato però che montata la copertura ci si sia accorti che il relativo impianto elettrico non fosse compatibile con una struttura al cui interno vi fosse, appunto, dell’acqua e nemmeno poca.
Così lo si dovrà rifare e, magari, la riapertura della piscina sarà ancora rimandata: se ne riparlerà forse alle prossime Olimpiadi?
Suvvia! Gli errori sono pur comprensibili, a tutti i livelli, ma ci si consenta di evidenziare che un po’ meno giustificabili lo siano quando avvengano con un frequenza a dir poco imbarazzante e, per giunta, ed come in questo caso, in una città dove il nuoto ha scritto pagine di storia ed impianti ve ne sono stati ed anche di gloriosi.
Uno sport che è così importante che il Comune ha pure intenzione di spendere parte dei 600 mila euro ottenuti per un altro impianto natatorio cittadino, la piscina ex Coni, prevedendone il suo abbattimento.
Insomma, indubbiamente a Crotone problemi con il prezioso liquido esistono ma nessuno ne parla: acqua in bocca, verrebbe da dire. Quando c’è, naturalmente!
*Simbolo dello Stronzio