“Crucifige, crucifige!”. Questo l’incitamento che la folla rivolgeva a Pilato reclamando la crocifissione di Gesù. Ora, senza voler fare impropri paragoni tra personaggi biblici e comuni mortali, induce alla riflessione l’atteggiamento di numerosi frequentatori dei social network, in quei giorni del 2019 divenuti novelli “leoni da tastiera” nei confronti di cinque concittadini di Corigliano Rossano divenuti protagonisti, loro malgrado, di una nota vicenda giudiziaria.
di Fabio Pistoia*
Era il primo settembre di quell’anno allorquando lo scrivente invitava tutti, pur se in punta di piedi, con un articolo pubblicato sul Blog di Corigliano Calabro, ad assumere un atteggiamento di prudenza, improntato al rispetto di Pierluigi Gallo, Sergio Gallo, William Oranges, Gianni Montalto e Salvatore Bruno.
Cinque persone che avevano e hanno una vita familiare e lavorativa, una rete di rapporti affettivi e amichevoli come tutte le altre.
Una quotidianità meritevole, appunto, di doveroso rispetto, sempre e comunque. Rispetto che giammai vuol dire rinunciare alla legittima sete di conoscenza e verità, ma avendo come indispensabile bussola quella della civiltà e della salvaguardia dell’altrui dignità.
Rispetto per tutti, anche per questi cinque concittadini ingiustamente finiti dietro le sbarre alla vigilia di Ferragosto del 2019 (QUI) per poi essere rimessi in libertà dopo appena due settimane.
Ingiustamente, già, perché è notizia delle ultime ore che il Gip presso il Tribunale di Castrovillari ha archiviato il procedimento a loro carico, scagionandoli completamente dalle gravi accuse di estorsione, violenza sessuale e sevizie di gruppo.
Già in sede di discussione delle istanze di riesame, il Tdl di Catanzaro aveva annullato le ordinanze di custodia cautelare (decisione poi confermata anche dalla Corte di Cassazione).
Il provvedimento del Gip, emesso lo scorso 15 marzo, dispone l’archiviazione e la restituzione degli atti al Pubblico Ministero, essendosi nel frattempo registrata «l’evidente contraddizione nella quale è intercorsa la persona offesa, la quale ha radicalmente cambiato versione dei fatti, affermando da ultimo di aver inventato ogni accusa nei confronti degli imputati, in quanto spinta dal marito e da un avvocato».
A supporto anche le dichiarazioni rese dal medico della donna (che riferiva di una patologia quale causa delle lesioni) nonché gli esiti dei tabulati telefonici, che sconfessavano le sue accuse originarie.
Nessuna violenza sessuale di gruppo, nessuna estorsione sotto la minaccia di diffondere dei filmati. Nulla di nulla. Tant’è che la donna, la quale nell’agosto 2021 ha frattanto ritrattato tutto, è stata ritenuta dai giudici «né credibile, né attendibile».
Prosciolti, naturalmente, i cinque - difesi dagli avvocati Giacinto D’Urso, Vincenzo Reda, Francesco Cornicello, Giovanni Antonio Scatozza, Pasquale Madeo, Ivan Iurlo - e caso archiviato.
Un’autentica “bolla di sapone”, dunque, dalle devastanti conseguenze morali e psicologiche per i soggetti coinvolti nell’assurda vicenda.
Un vero calvario che deve indurre tutti alla riflessione, perché con le vite altrui non si scherza. Solidarietà a queste cinque persone e ai rispettivi affetti familiari, vittime della calunnia e della maldicenza.
*Giornalista e Blogger